55. Hero

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Amo quando è così sfrenata, per niente innocente, sicura di se. Amo quando è così mia. Lei riesce a darmi qualsiasi tipo di piacere, da quello sessuale — che, oddio, basta una carezza nel punto giusto — a quello emotivo. Quando sono con lei mi sento meglio con me stesso, il calore del suo corpo e del suo respiro che si fonde al mio mi fanno sentire vivo.
La amo più di quanto lei saprà mai.
«A che cosa stai pensando?» mi mette una mano dietro la nuca e preme il suo corpo formoso contro il mio sotto il getto d'acqua calda.
«Mi stavo solo rilassando—» i miei occhi si spalancano e il mio petto si gonfia quando prendo un respiro improvviso. «Cazzo...» gemo.
Le sue dita snelle e sottili mi sfiorano tutto l'addome mentre la sua lingua riempie la mia bocca. Cosa vuole fare?
«Che...?» ansimo. Sto già ansimando e mi ha solo sfiorato, e la mia erezione pulsa e preme contro di lei.
«Shh» inizia ad abbassarsi e mi bacia ovunque, i suoi polpastrelli stuzzicano la punta del mio cazzo.
Così vengo subito, no. «Jo, no» le prendo il polso e la fermo.
Lei mi guarda confusa inginocchiata davanti a me, come se avesse sbagliato qualcosa. «Cosa vuoi allora?»
«Te. Voglio te. Ma non una piccola parte, o tutta, o niente. Decidi.»
Fa un sussulto quasi impercettibile quando quelle parole arrivano al suo orecchio, poi apre la bocca e mi prende tra quelle labbra carnose.
Metto una mano tra i suoi capelli per guidarla un po'. È solo la seconda volta nella sua vita che fa un pompino ed è già così brava.
«Oh mio Dio. Le tue labbra sono così strette attorno a me, piccola...» le dico gemendo, non curandomi di quanto forte.
So che le piacciono queste parole sporche, e so anche che le piace sentirmi gemere e ansimare.
Accelera un po' il ritmo e quando la sua lingua mi stuzzica la punta sento di stare per raggiungere il culmine.
«Jo, ci sono quasi...» la informo.
Qualche secondo dopo raggiungo il picco del piacere e le vengo in bocca. Lei deglutisce il mio orgasmo come se nulla fosse e poi si lecca le labbra.
«Cazzo, sei un'esperta ormai. Non sai quante sensazioni riesci a farmi sentire in pochi minuti o addirittura secondi. Sei incredibile.»
«Buono a sapersi, inizia a piacermi questo giochetto, sai?» piega la testa da un lato e sorride.
Le faccio un sorrisetto e poi dico: «Baciami.»
Prendo delicatamente il suo collo e avvicino il suo viso al mio. La bacio e succhio il suo labbro inferiore, quello più carnoso, mentre lo mordo un po'. Poi la mia lingua riempie la sua bocca e ne assapora ogni centimetro.
Anche la volta scorsa non mi ha baciato dopo avermi fatto un pompino.
«Sai che puoi baciarmi dopo di questo, vero?» dico sulle sue labbra.
«Si...»
«Perché non lo fai allora?»
Distoglie lo sguardo dai miei occhi e lo abbassa. «Ehm... io... non lo so.»
Metto due dita sotto il suo mento e la costringo a guardarmi. «Ti capisco, ma ricordati che puoi baciarmi, non mi da fastidio. Non potrebbe mai» la bacio sulla fronte mentre lei annuisce. «Ti amo.»
Mi sorride e poi mi dice che dobbiamo sbrigarci a lavarci perché è stanca e l'acqua scorre da troppo tempo.
Ci insaponiamo e ci sciacquiamo velocemente. Jo si asciuga i capelli col phon, nonostante l'orario, non ha alternativa a meno che non voglia prendersi una cervicale. Io li asciugo un po' con un'asciugamano e li lascio un po' umidi.
Mi butto sul letto fresco e perfettamente fatto, con le lenzuola pulite e profumate.
«Vieni qui» le faccio cenno di venire a letto spalancando le braccia.
Lentamente, si infila sotto le coperte e si accoccola a me. È un po' infreddolita.
«Tutto okay?» le chiedo spostando una ciocca dei suoi capelli morbidi dietro un orecchio.
Annuisce.
«Hai freddo?»
«Un po', è stato lo sbalzo di temperatura credo» e tira su con il naso. Si prenderà un raffreddore. «Eccì
Ecco, appunto.
«Tieni un fazzoletto» allungo un braccio verso il mio comodino e gliene porgo uno.
«Grazie... eccì! Oddio.»
Ha il naso e le guance un po' rosse. Le tocco la fronte. Accidenti, è calda.
«Ehi, come ti senti? Secondo me ti sta salendo la febbre...»
Tossisce, una di quelle tossi secche che portano mal di gola. «Si, lo penso anch'io. Sento freddo e... caldo allo stesso tempo. È influenza dici?» tira su col naso e poi se lo soffia.
«Eh si, credo proprio di si. Dobbiamo misurare la temperatura...»
È evidente che sta male, ma dobbiamo capire fino a che punto.
Aggrotta la fronte. «Ma noi non abbiamo un termometro. Forse la signora Wilson, non staranno già dormendo, vai a chiedere?»
Mi alzo di scatto e infilo una canottiera. Esco velocemente dall'appartamento e lascio la porta aperta mentre busso alla vicina.
«Ehi» suo figlio apre la porta.
«Ehm, ciao... Leon?» non ricordo come si chiama.
«Liam, si. Cosa ti serve?» chiede distaccato.
«Hai un termometro? Josephine ha la febbre probabilmente.»
Torna dentro senza dire una parola e ritorna dopo un minuto con un termometro digitale in mano. «Vuoi che venga con te o...»
«Vieni con me, non so come si usa questa roba.»
Con un cenno del capo, prende le chiavi di casa, si chiude la porta alle spalle e mi segue fino in camera da letto, dove Jo è già accerchiata da almeno venti fazzoletti sporchi.
Rimane sorpresa quando vede Liam con me.
«Liam» dice e poi tossisce. Lei se lo ricorda il suo nome, certo, come dimenticare il nome di un ragazzo così bello?
«Stai bene?»
Che idiota, non lo vedi che non sta bene? Pff.
«Decisamente no» gli risponde lei. Appunto.
Lui abbassa lo sguardo.
Ma che fa? Vuole restare tutto il tempo a fissarla?
«Dai, le misuri la temperatura o no?» sbotto.
Liam mi guarda male. «Va bene, ma sta' calmo, amico.»
Alzo gli occhi al cielo e vado a sedermi dalla mia parte del letto.
Lui si avvicina lentamente a Jo e si siede accanto a lei, che ha le coperte fino al collo.
«Okay, quindi. Accendiamo questo coso... Fatto, ora alza un po' il braccio.»
Jo gli obbedisce immediatamente.
«Posso?» le chiede.
«Si» gli risponde sottovoce.
Non so dire che faccia fa, sto fissando il vuoto. Ma quando Jo rabbrividisce, faccio immediatamente ritorno dal mio pianeta personale e vedo che Liam le sta mettendo il termometro sotto l'ascella.
La guarda negli occhi intensamente e lo sguardo di Jo si posa per un attimo sulle labbra carnose di lui...
Il mio cuore va in frantumi, ma non lo darò a vedere. Non è successo nulla di che, ma sapere che ha solo pensato di baciarlo mi distrugge.
Quando il termometro emette un suono che ci avvisa che ha finito di misurare la temperatura, lo strappo dalle mani di Liam.
38,5 gradi...
«Quant'è?» chiede Jo.
«Alta» le risponde Liam immediatamente.
Jo sospira abbattuta.
«Hai qualcosa a casa per la febbre?» gli chiedo, lui è l'unica risorsa in questo momento.
«Si, una Tachipirina. Arrivo» e sgattaiola via in un attimo.
Prendo il viso bollente della mia povera ragazza tra le mani, che mi guarda stanca e disperata. «Domani starai meglio, promesso» e le bacio la fronte.
Liam è tornato con una bustina di medicinale in mano, ha preso un bicchiere, l'ha riempito d'acqua e l'ha miscelato con una polverina.
«Bevi, dovrebbe sapere di arancia» le ordina.
Jo, riluttante perché l'odore è vomitevole, lo beve tutto d'un fiato tappandosi il naso con una mano. «Che schifo!»
«Già, ma funziona, fidati» la assicura Liam.
Io gli rivolgo un sorriso falso per ringraziarlo e gli do una pacca sulla spalla.
«Adesso vado» e fa per uscire dalla stanza.
Jo lo segue con lo sguardo sorridendo mente va via. Che problema ha, seriamente?
Quando io e quel ragazzo bello quasi quanto me siamo soli all'entrata, gli dico: «Ascolta, grazie, ma lei è mia. So che è bella, bellissima cazzo, ma hai visto che dorme con me e credo che tu abbia anche avuto modo di sentire quanto la faccio stare bene, non è vero?»
Deglutisce guardandomi fisso negli occhi. «Si, è vero. Ma chi ti ha detto che starà per sempre con te?» e poi si chiude la porta alle spalle.
Quello che mi ha appena spiattellato in faccia è ciò che temo di più...

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