35. Hero

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Arrivati quasi davanti alla farmacia, dico a Jo che forse è meglio se entriamo separatamente, qualcuno potrebbe conoscerci.
Mentre lei va in farmacia, io mi fermo a comprare un pacchetto di sigarette lì vicino. Non fumo molto, ma mi è sempre piaciuto farlo.
«Salve» dico entrando. Prendo un pacchetto delle solite che fumo e pago. «Arrivederci.»
Uscendo dalla porta trovo Jessica, è tutta in tiro. Dove starà andando? Ha le spalle scoperte, indossa un vestito giallo attillato con lo scollo a cuore e scarpe alte nere, più una borsa di Michael Kors.
«Ciao! Che ci fai qui?» esclama venendomi ad abbracciare.
«Niente, sono con Josephine, ci servivano cose in farmacia e la sto aspettando» le spiego.
«Ah, capito. Be', io ho bisogno di sigarette» ridacchia quando mi vede infilare il mio pacchetto in tasca ed entra nel piccolo market che le vende.
«Eccomi!» esclama Jo con la busta della farmacia in mano, si alza in punta di piedi e mi da un bacio veloce con disinvoltura. «Puoi andare, ti aspetto qua.»
Una volta in farmacia, aspetto il mio turno.
«Salve, come posso aiutarla?» chiede il farmacista.
«Si, ehm, dove sono i contraccettivi?» mi guardo intorno e il farmacista mi indica dove si trovano con un cenno della mano.
Ce ne sono di tutti i tipi, ma a me servono i preservativi.
Una volta presi, vado alla cassa con tre pacchi XL da 12 ognuno. Ho fatto la scorta.
Il farmacista mi informa del prezzo con un tono palesemente effemminato e quando vede la misura mostra un certo interesse nei miei confronti. Okay, o è gay o entrambe le cose. Mi è già capitata una cosa del genere e mi viene da ridere a pensarci. Una volta un tizio ci provava con me ed io continuavo a parlargli di quanto erano belle le ragazze della festa, mentre lui non riusciva a staccarmi gli occhi di dosso. Lo capisco, so di avere un certo fascino, ma tesoro, il cazzo non mi piace. Ridacchio tra me e me mentre esco dalla farmacia.
Non ci credo... Jo che parla con Jessica? Impossibile.
«Amore!» mi tira a se dalla maglietta e mi bacia.
«Andiamo a casa? Dobbiamo fare quella cosa...»
Ha capito cosa intendo, sorride.
Annuisce. «Ciao Jessica, è stato un piacere» e le rivolge il sorriso più falso che le abbia mai visto in faccia.
Lei la saluta con la mano.
Si odiano, lo intuisco.
«Ma di che avete parlato?» chiedo confuso mentre ci incamminiamo verso casa.
«Oh, niente, roba tra donne» ridacchia prendendomi il braccio e appoggiandolo sul suo collo.
«Okay...»
Qualcosa non quadra...
È meglio se non si sono dette niente che potrebbe sconvolgerla, dobbiamo cercare di andare d'accordo il più possibile. Però è strana, non so, qualcosa me lo fa intuire. Non sopporto quando non riesco a capire cosa pensa, divento pazzo.
Durante il nostro ritorno ci siamo fermati in alcuni negozi e si è fatta ora di pranzo.
A Jo squilla il telefono mentre si guarda allo specchio con un bel vestito addosso.
«Pronto?» risponde, non riesco a sentire chi sia. «Mhm... si, va bene, veniamo volentieri» mi guarda.
Ho già capito, siamo invitati a pranzo da Anna. Bene. Alzo gli occhi al cielo. «Per forza?» sussurro.
Annuisce ed io sbuffo.
Fanculo, volevo andare a casa per fare quello che le avevo giurato.
«Okay, ciao» e chiude la telefonata.
Torna in camerino e inizia a rimettersi i suoi vestiti.
«Questo lo prendi quindi?»
«Si, mi piace un sacco.»
È un vestito di Burberry che costa sui 650 dollari... cazzo, però è un Burberry, glielo concedo. D'altronde per il compleanno le avevo preso letteralmente una stupidaggine.
Usciamo dal negozio, Jo è soddisfatta. «Grazie» dice baciandomi la guancia.
«Questo è il tuo regalo di compleanno "mancato"» ridiamo insieme. «Andiamo subito da Anna?»
«Eh si, è già tardi.»
«Va bene, ma quando torniamo lo sai cosa ci aspetta.»
Annuisce mordendosi il labbro, senza guardarmi.

«Ragazzi! Mi mancavate insieme!» Anna ci abbraccia quando apre la porta di casa.
«Ciao, come state?» c'è anche Jordan oggi, avrà il giorno libero.
«Bene.»
«Wow, e questo?» Anna dice a Jo sorpresa, indicando la busta che tiene in mano.
«Lui» mi sorride.
«Be', premuroso il ragazzo» ride.
«Dopo te lo faccio vedere.»
Anna sorride contenta.
Ci accomodiamo a tavola e iniziamo a mangiare un buon pranzo mentre parliamo del più e del meno.

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