66. Hero

194 10 0
                                    

È passato ormai qualche giorno dalla sua partenza e già mi manca. Mi manca così tanto. Ci sentiamo spesso durante la giornata, ma non è abbastanza. Come se potrà mai essere abbastanza.
Jo è come una droga; ogni volta che prendo il più piccolo pezzetto di lei, ne voglio sempre di più. Consuma i miei pensieri ed invade i miei sogni.
Ora che è lontana, mi rendo conto di quanto lei sia importante per me. Ci si rende conto di essere fortunati a vivere con l'altra metà della tua anima quando solo lontani, dicevano, ed è proprio vero.
Non credo di potercela fare fino a capodanno. È troppo. Troppo tempo senza vederla, annusarle i biondi capelli morbidi, toccare la sua pelle liscia e perfetta, perdermi nei suoi occhi azzurri e un po' grigi. Ho notato subito quanto i suoi occhi fossero particolari. Ogni volta che li guardo mi sento come se mi stessi tuffando dall'alto in un oceano dall'acqua cristallina e pura. Sono bellissimi. E lei lo sa. Amo il fatto che si senta bene con se stessa. È una ragazza, o forse dovrei dire donna, molto forte, sicura di sé la maggior parte delle volte e sa quello che vuole dalla vita. Un giorno mi ritroverò a pregare Dio di farmi andare in paradiso con lei. Mi merito l'inferno, gli appartengo da sempre, ma non voglio separarmi da lei mai. Voglio vivere con lei fin quando le nostre anime non lasceranno i nostri corpi, anche quando saremo fantasmi, voglio tenerle la mano, e non lasciarla mai.

Sono le nove di mattina quando il mio telefono squilla. È mia madre.
«Mamma» rispondo assente.
«Oh, tesoro. Va tutto bene?» sento la preoccupazione nella sua voce.
No. «Si, sto bene.»
Sospira. «Ti manca, vero?»
Si vede che è mia madre? Mi conosce così bene. «Si.» Non dico altro, penso che potrei scoppiare a piangere.
«Amore, so che è difficile, ma ce la farai. Ce la farete.» La sua voce è così rassicurante che mi viene da sorridere. «So per certo che anche tu le manchi tantissimo, lo sai anche tu.»
«Si, ma non come lei manca a me» la mia voce si rompe sulle ultime parole.
Le manco, questo è ovvio, ma a me manca di più. Lei è con la sua famiglia, in compagnia, ha qualcuno che le fa dimenticare di me in un certo senso. Io sono qui da solo, a pensare costantemente a lei, a cosa sta facendo, a cosa pensa quando è sola nella sua stanza.
«Non dire sciocchezze. È solo che lei adesso è a casa sua, c'è sua sorella con lei, la sua famiglia. Si starà divertendo per non deprimersi pensando a te come fai tu. Esci e divertiti, figliolo.»
Sembra facile a dirsi, a farsi un po' meno. «Non ho nessun amico qui, con chi dovrei uscire?» sbuffo.
«Com'è possibile? Tu sei fantastico, è impossibile che non abbia conosciuto nessuno in tutti questi mesi» dice incredula.
«In realtà c'era qualcuno. La vicina di casa ha un figlio, ma è saltato fuori che è un grandissimo stronzo. Ha fatto un casino con la sua ragazza.»
«Si? Come si chiama?» è interessata al discorso.
«Lui Liam, lei è Jessica. Ricordi Jessica Watson?»
«Certo che si!» esclama. «Non è la ragazza con cui sei stato al liceo?»
"Stato" è esagerato, non eravamo esclusivi, vedevamo anche altra gente nel frattempo.
«Si, è lei» dico comunque. Mia madre non sa certe cose di me, e non voglio che le sappia.
«Che hanno fatto?»
Le racconto in breve la storia, tralasciando dettagli troppo importanti o piccanti, perché non è il caso. La mia cara mamma non quel tipo di mamma con cui parlare di sesso, sensazioni fisiche troppo esplicite e cose di questo genere, quello è mio padre. Merda, con lui posso portare a galla qualsiasi argomento. Mi manca sinceramente.
«Oh... Che razza di persone fanno una cosa del genere?» commenta.
«Lo chiedi a me?» ridacchio.
Con questa discussione la mancanza di Jo si è alleviata leggermente, ma solo un pochino.
«Ad ogni modo, lei ti ama. Ti guardava come se tu fossi tutto il suo mondo. Fidati della tua mamma, tesoro.»
«Davvero?» sento di essere in qualche modo arrossito, sento una vampata di colore su tutto il viso.
«Eh già. Questa è la verità: è follemente innamorata di mio figlio. Ma non le do torto, quando vuoi sai essere dolce e romantico.»
Amo mia madre. La amo.
Ridacchio. «Ah, grazie mamma, davvero» dico ironicamente.
«Sai che ti voglio bene— Comunque... ti avevo chiamato per dirti qualcosa, ma non ricordo» ride.
«Sei pazza, mamma!» la prendo in giro.
Parlo un po' anche con Mercy e mio fratello, che è tornato a casa da pochi giorni. Dopo almeno un'altra mezz'oretta di chiacchiere, stacco la chiamata.
Voglio chiamare Jo. Sono le cinque di pomeriggio del giorno dopo a Perth quindi è perfetto. La chiamo su FaceTime.
«Ehi!» esclama appena risponde. Ha il telefono poggiato da qualche parte. Io lo tengo in mano mentre sono sdraiato su un fianco.
«Ciao, piccola.»
Mi scruta dall'altra parte dello schermo, aggrotta la fronte. «Ti sei svegliato ora?»
«No. Ho parlato con mia madre qualche minuto fa. Tu cosa stavi facendo?»
Sento un suono di piano forte. «Stavo facendo questo» e suona la scala di DO per quello che capisco.
«Sai suonare il piano?» Non lo sapevo, non me l'ha mai detto.
«Me la cavicchio, vuoi sentire qualcosa?» chiede, e gli occhi le brillano.
«Sentiamo.» Sono molto curioso di sentirla suonare.
Inizia a toccare i tasti del pianoforte. Non riesco a vedere le sue mani per bene, ma capisco dal suono che emette lo strumento che sta suonando con una delicatezza bellissima.
Non ho idea di che canzone sia, e poi inizia a canticchiare. Perfect di Ed Sheeran... io amo questa canzone, Dio, la voglio al mio matrimonio un giorno.
La sua voce è magnifica, non me lo sarei mai aspettato. Sembra quella di un angelo, mi ipnotizza e mi rasserena.
«Wow...» sussurro. Sono senza parole.
Ridacchia mentre canta. È bellissima.
Chi se lo aspettava che Josephine Langford fosse la donna più ricca di talenti del mondo? Veramente. Sa recitare, sa suonare, sa cantare, sa ascoltare, rassicurare, amare...
«Allora? Che ne pensi?» dice sorridendo, quando finisce con le ultime note.
«Stupendo. Non me lo aspettavo» dico sinceramente, ancora sorpreso.
Ride. Si fa seria: «Mi manchi tanto, sai?»
«Lo so, anche tu, da morire cazzo.»
Si guarda attorno preoccupata. «Shh!»
«Che succede?» mi viene da ridere.
«Non dire parolacce, i miei sono a casa e noi siamo in videochiamata, se te lo fossi dimenticato» mi rimprovera.
«Okay, mi scusi, signorina Langford.»
«Quando vai a Londra quindi?» domanda.
Non ci ho ancora pensato, non mi è passato nemmeno per la testa.
«Devo ancora decidere, ma forse due o tre giorni prima di Natale» mento, perché non ho la minima idea di quando ci andrò, una bugia del genere non farà male a nessuno dei due.
«Ah, va bene.»
Si sente Kathrine che la chiama da lontano.
«È tua sorella?» le chiedo, come se non lo sapessi.
Sbuffa. «Si, sta strillando dal piano di sopra. Non so cosa voglia.»
Kath continua a strillare.
«Oddio. Si, arrivo!» le dice Jo urlando a sua volta per farsi sentire. «Ti dispiace se ci sentiamo più tardi?»
Si. «No, a dopo» arriccio le labbra e le mando un bacio, poi lei stacca la chiamata.
Avrei voluto parlarle di più. Odio il fuso orario tra LA e Perth, sono tante ore.
Mi è venuto di nuovo sonno. Stanotte ho dormito poco, avevo sete in continuazione quindi penso proprio che tornerò a dormire. Ad ogni modo, mi sento più tranquillo ora che l'ho vista. Il suo sorriso ha già resa la mia giornata migliore.

Behind - Dietro Tutto l'AmoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora