[2.15]

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[AUTUMN]
LA SFIGA CI PERSEGUITA

Alcune esplosioni ci fecero urlare dallo spavento. Tutto cominciò a tremare e, con l'aiuto del detective Smith e dei suoi uomini, riuscimmo ad abbandonare il sottomarino sani e salvi. Al molo erano già arrivate diverse ambulanze e macchine della polizia, da quello che avevo capito non erano riusciti ad acciuffare Dark nemmeno questa volta.

«Mi dispiace, Jude...» disse David con un sussurro, mentre veniva caricato su una barella «noi un tempo eravamo amici»

Il ragazzo scosse la testa, prendendogli la mano. «Siamo ancora amici, David» lo corresse «lo saremo per sempre»

«Abbiamo fatto una cosa sbagliata, ma adesso sono felice» aggiunse Joe con un piccolo sorriso «Felice di aver capisco cosa significa giocare a calcio come te. Sei il migliore capitano che abbiamo mai avuto, Jude»

«Magari...» continuò l'attaccante «quando starò meglio, forse giocheremo ancora insieme»

Jude chiuse gli occhi, sospirando. «Certo, con molto piacere» rispose, poi il suo sguardo si spostò sulla terza barella. Cecilia non aveva ancora ripreso conoscenza e suo fratello, dopo averla portata fuori dalla sede dell'Alius Academy, si era dileguato nel nulla.

Guardando le ambulanze andarsene a sirene spiegate e Silvia piangere sulla spalla di Erik, mi sembrò di essere tornata indietro nel tempo, a quando la Alius Academy aveva distrutto la mia scuola. Mi guardai la caviglia, che era stata opportunamente fasciata da Candace. Il dolore si era leggermente alleviato, ma tremavo ancora leggermente. Una coperta finì sulle mie spalle e Mark si sedette accanto a me. «Non credi di star esagerando? Non siamo più in Hokkaido» lo presi in giro.

Lui non sembrò apprezzare la mia battuta. «Dovresti andare in ospedale anche tu, non hai una bella cera» mi consigliò con serietà.

«Mark, ho appena fermato una tecnica proibita, è normale» tentai di spiegargli.

«Mark ha ragione, devi fare una visita di controllo prima di ripartire. E ovviamente se verrai con noi o no dipenderà dall'esito degli esami» ci interruppe l'allenatrice.

A quelle parole sussultai. «Vuole dire che caccerà anche lei dalla squadra?» chiese Nathan.

La signorina Schiller alzò le spalle, incurante del dissenso che si era diffuso tra i miei compagni. «Sì, se sarà necessario» sentenziò «Una giocatrice che non può giocare è inutile. Ho chiamato Lucy, ti sta venendo a prendere per portarti all'ospedale»

Annuii, era la cosa migliore da fare per il bene della squadra. Di certo non avevano bisogno di una zavorra da portarsi dietro e avrei accettato di starmene a casa, sebbene con un enorme rammarico. Scossi il capo, riacquisendo lucidità: era inutile fasciarsi la testa già in partenza.

Dopo una decina di minuti vidi una macchina arrivare, era proprio Lucy. Le andai incontro e aprii la portiera. «Avvisaci subito appena sai qualcosa» mi richiamò Nelly.

Le rivolsi un occhiolino complice. «Non si preoccupi, signorina Raimon, sono una roccia!» mi congedai, con tanto di saluto militare rivolto alla ragazza. Salii in macchina, salutando Lucy con un bacio sulla guancia. «Come stai?» le chiesi con un sorriso, ma lei non mi rispose.

«Vuoi spiegarmi per quale motivo io debba portarti in ospedale?» domandò, lanciandomi un'occhiataccia di sbieco «Che cosa hai combinato questa volta?». Non ci voleva di certo un genio per capire che fosse parecchio arrabbiata.

«Un piccolo incidente durante una partita... cose che capitano» minimizzai.

Lei sembrò non apprezzare, cominciando a rimproverarmi. «Cose che capitano?! Ma mi stai prendendo in giro?!» strillò «Mentre arrivavo ho incrociato tre ambulanze... TRE! Non è una cosa che "capita"» mi fece notare «Cosa è successo? È per... quella cosa?» disse a bassa voce, come se avesse paura che qualcuno ci potesse sentire. Il che era abbastanza ironico, dal momento che in macchina c'eravamo solo noi due.

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora