[1.19]

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[CANDACE]
A TUTTO C'É UN LIMITE... O FORSE NO

Con mia enorme sorpresa, durante il tragitto verso la Royal Academy non mi sembrò di percepire troppa tensione, anzi, i ragazzi parevano essere piuttosto carichi e ottimisti. Inevitabilmente pensai alla prima partita della Raimon, proprio contro la scuola che avremmo dovuto affrontare a breve, e al suo esito disastroso. Alla fine avevamo vinto -solo perché gli avversari si erano ritirati-, ma avevamo comunque subito svariati gol e la Royal aveva dimostrato la sua netta superiorità. Certo, da quel giorno la nostra squadra era migliorata in modo considerevole, eppure non si poteva di certo negare che i pronostici erano tutt'altro che favorevoli.

Silvia, seduta accanto a me, tirò un sospiro di sollievo. «Spero davvero che riescano a vincere il torneo...» disse con un sorriso «Hanno tutti il morale alle stelle!»

Mi voltai a guardarla, annuendo felice. «Già, lo spero anche io» mi accodai a quell'entusiasmo «Non sarà facile, ma se daranno il massimo credo che potrebbero farsi valere»

«Tutto a posto, Can?» domandò Mark, sbucando da sopra il poggiatesta del mio sedile «Non sei anche tu super emozionata? É il nostro sogno di una vita!» esclamò, scompigliandomi i capelli.

«É vero...» confermai «Sai, quando mi dicevi che saresti riuscito a vincere il torneo regionale non ci avrei scommesso nulla, e invece ora siamo qui, ad un passo dalla vittoria!»

«Non perderemo, Can, questa è una promessa!» mi rassicurò «Vinceremo questa partita e ci faremo valere anche alla fase nazionale!»

Gli rivolsi un grande sorriso. É vero, inizialmente tutto questo non aveva nulla a che vedere con il mio sogno (i miei più grandi interessi erano sempre state il disegno e la lettura), ma, con il passare dei giorni, Mark riuscì a trasmettermi la passione per questo sport. Vederlo giocare con tutta quella grinta mi faceva divertire e, ogni volta che vinceva una partita, riusciva sempre a trasmettermi la sua allegria.

Vidi l'espressione di Mark farsi un po' confusa. «Scusate ragazze, ma dov'è Nelly?» ci chiese.

«La signorina Raimon, da nobildonna quale è, detesta il treno» ironizzai «questi mezzi sudici per i poveri non fanno per lei, preferisce la limousine» spiegai, trascinando l'intera squadra in una grossa risata. Alla fine, mantenere alto l'umore dei ragazzi, non era anche quello il compito di noi manager?

«O porca miseria...» disse Nathan, con la faccia appiccicata al finestrino del treno. Immediatamente tutti i ragazzi replicarono il suo gesto, osservando con attenzione qualcosa. E dico qualcosa perché non avevo la benché minima idea di cosa stessero guardando, dal momento che Jack si era piazzato proprio davanti a me, impedendomi di vedere qualsiasi cosa che non fosse il suo fondoschiena.

Gli diedi una leggera spinta, per invitarlo a farsi da parte, ma lui probabilmente manco la sentì, data la sua grande stazza e la mia poca forza. «Dai, Jack, spostati! Voglio vedere anche io!» mi lamentai.

Lui sembrò accorgersi della mia presenza e si spostò, lasciandomi capire che cosa avesse destato la loro improvvisa curiosità. La Royal Academy era proprio davanti ai nostri occhi. Definire scuola quella specie di fortezza era a dir poco riduttivo. Era talmente grande che sembrava essere un castello, era imponente e allo stesso tempo inquietante. Era innegabile, però, che avesse il suo fascino.

«Questa è la Royal Academy? É ancora più incredibile di quanto si dica in giro...» domandò Tod, con un tono tra l'incredulo e il terrorizzato.

«Sì, quella è proprio la Royal Academy» confermò Willy «E quella struttura che spicca nel centro credo proprio che sia lo stadio in cui giocheremo la finale»

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora