𝟏.𝟏𝟑

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[AUTUMN]HO BISOGNO DI AIUTO

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[AUTUMN]
HO BISOGNO DI AIUTO

Comodamente all'ombra del mio albero preferito, osservavo in silenzio il campo ormai vuoto, mentre il cielo cominciava a tingersi di rosa e arancio con l'approssimarsi del tramonto. L'allenamento della Raimon era finito da un po', ma Axel era ancora lì, seduto sulla panchina con le spalle curve e lo sguardo perso nel vuoto. Qualcosa in lui sembrava spezzato, come se il peso di ciò che aveva visto durante l'allenamento lo avesse schiacciato.

Il suono dei miei passi lo fece alzare appena lo sguardo, ma la sua espressione rimase cupa. Mi avvicinai lentamente, scrutando il suo volto per cercare di capire cosa stesse realmente pensando. «Sei sicuro di sentirti bene?» chiesi con una voce più dolce di quanto mi aspettassi. Non era da lui restare lì, immobile, dopo che tutti gli altri se ne erano andati. Di solito, era sempre tra i primi a lasciare il campo, magari per allenarsi in solitaria o per andare in ospedale a prendersi cura di sua sorella.

Lui fece un verso che non riuscii bene a decifrare, lasciando trapelare una smorfia di disgusto. Alzò gli occhi verso di me, la sua espressione dura e quasi inaccessibile. «Benissimo...» rispose, a denti stretti «C'è solo un imbecille con i capelli rosa che ha copiato la mia tecnica speciale e la esegue pure meglio di me, che vuoi che sia...». Sapevo che si riferiva a Neil Turner della Brainwashing, il ragazzo che aveva calciato quel pallone con una potenza e precisione devastanti, una potenza che persino Axel non era riuscito a replicare.

Mi accucciai davanti a lui, l'erba fresca mi solleticò le gambe. Cercai il suo sguardo, costringendolo a guardarmi negli occhi. «Avanti, Axel. Sei cento volte meglio di quel cyborg! Semplicemente non eri concentrato, e il tiro non è uscito al meglio, tutto qui» le mie parole volevano essere di conforto, ma vedevo che il peso dell'umiliazione lo stava ancora infastidendo. «Sai che ti dico?» esclamai all'improvviso «Discutiamone davanti a un bel piatto caldo di spaghetti!» aggiunsi con un sorriso entusiasta, sperando di distrarlo da quei pensieri cupi.

Axel mi fissò per un istante, poi scosse la testa con una risata sommessa. «Sai, certe volte mi ricordi Mark...» disse, il suo tono si fece più leggero mentre si alzava, pronto a seguirmi. Alzai un sopracciglio, divertita dalla sua osservazione. «E quello sarebbe un complimento?» domandai con una nota di sarcasmo nella voce «Avanti Blaze, impegnati di più! So che puoi fare di meglio...» dissi mentre ci dirigevamo verso il ristorante di Seymour Hillman, un piccolo locale che conoscevo fin troppo bene.

La porta del ristorante si aprì con il solito cigolio, e ci accolse l'inconfondibile aroma di cibo appena cucinato. Il detective Smith e Seymour erano impegnati in una conversazione animata dietro il bancone. Appena ci vide, Hillman alzò gli occhi dalla pentola e mi rivolse un sorriso stanco, ma affettuoso. «Devi smetterla di irrompere nel mio ristorante in questo modo, Autumn. Di questo passo mi sfonderai la porta...» borbottò.

«Buonasera anche a lei, Hillman. Signor Smith...» li salutai con un cenno della testa, mentre Axel mi seguiva senza fare rumore, il suo sguardo curioso che vagava per il locale. Quando mi sedetti al mio tavolo abituale, Axel si avvicinò a me, abbassando il tono di voce per non farsi sentire dai due uomini. «Com'é che tu conosci tutti?» sussurrò, con una certa curiosità.

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora