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[CANDACE]
OGNUNO PER LA SUA STRADA

Durante il viaggio di ritorno verso casa, il signor Veteran inchiodò bruscamente. Mark, seduto accanto a me, sbatté la testa contro il sedile davanti. «Ma che diamine è successo?» chiese, massaggiandosi la fronte dolorante.

Il signor Veteran, seguito dall'allenatore Hillman, scese dall'autobus, per accertarsi che tutta la situazione fosse sotto controllo. Quando vidi del fumo uscire dal cofano della vettura, capii che forse il guasto doveva essere più grave del previsto. «Non c'è niente da fare, ragazzi» ci avvisò il mister «Il motore è rotto, dovremo stare qui ancora per un po'»

Uno ad uno abbandonammo i nostri posti, ritrovandoci a contemplare le enormi distese verdi che avevamo davanti. «Quindi... ora che abbiamo battuto l'Alius Academy immagino che dovremo salutarci...» disse ad un tratto Silvia.

Sbattei le palpebre più volte: non avevo ancora considerato questo aspetto. Avevamo costruito la squadra più forte del Giappone per affrontare l'Alius Academy e, ora che i nemici erano stati sconfitti, la nostra impresa si era conclusa. Questa squadra delle meraviglie sarebbe stata sciolta e ognuno sarebbe tornato alla sua vita di tutti i giorni.

«Hai ragione, abbiamo tutti una casa a cui fare ritorno» sussurrò Celia a testa bassa «Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma questo non lo rende di certo più semplice»

Victoria si portò le mani dietro la testa, con fare pensieroso. «Ragazzi voi cosa farete una volta tornati a casa?» chiese.

La prima a prendere la parola fu Suzette, come se avesse già programmato la sua intera esistenza. «Io e il mio tesorino metteremo su famiglia e gli cucinerò tante cose buone» rispose gettando le braccia al collo di Erik, sebbene il ragazzo non sembrava essere troppo convinto.

«A dire il vero io-» tentò di dire la sua opinione, ma la ragazza lo strinse maggiormente a sé, facendogli mancare il respiro.

«Darren, tu cosa farai?» gli domandò Mark.

Il portiere mosse nervosamente le dita. «Ho già deciso, tornerò alla Fauxshore Junior High» rispose «Non vedo l'ora di raccontare a tutti questa fantastica esperienza con la squadra della Raimon!»

«Bravo fratello, anche io tornerò a casa. Mi manca l'odore dell'oceano!» si accodò Hurley.

«Io invece tornerò all'Alpine, là mi staranno tutti aspettando con ansia» si aggiunse Shawn, lanciandomi una rapida occhiata «Ma questo non vuol dire che non ci rivedremo». Mi sentii come se fossi stata avvolta da un velo di tristezza improvvisa. Ero abituata a vedere quel ragazzo tutti i giorni per ventiquattro ore al giorno, mentre domani mi sarei risvegliata nel mio letto e di Shawn non ci sarebbe stata la minima traccia. Io vivevo a Tokyo e lui in Hokkaido, separati da tantissimi chilometri.

Gli angoli della bocca di Jack si piegarono verso il basso. «Se ne vanno davvero tutti... che tristezza...» piagnucolò.

«Beh... non so... non era poi così malaccio stare con voi...» mugugnò ad un tratto Scott.

Celia si avvicinò pericolosamente, con gli occhi che brillavano dall'entusiasmo. «Cosa hai detto, Scott?» chiese speranzosa. Aveva fatto letteralmente di tutto per far sentire quel ragazzo a proprio agio e per fare in modo che si fidasse delle persone, ora sapeva che tutti i suoi sforzi non erano stati vani.

«I-Io non ho detto nulla!» esclamò il pestifero, muovendo vigorosamente le mani davanti a sé.

«Guardate, il piccolo Scott è arrossito!» lo derise Jack, indicandolo «Il rosso ti dona!»

«Chiudi il becco, Wallside, sciocco scimmione!» Scott fece per prenderlo a sberle, ma Celia lo afferrò per un orecchio, invitandolo a starsene buono.

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora