✧ primo volume di ʟᴇɢᴇɴᴅ ᴇʟᴇᴠᴇɴ ✧
Quando un gruppo di giovani calciatori inesperti e sognatori si riunisce sotto il nome di squadra di calcio della Raimon Jr. High, nessuno avrebbe mai potuto immaginare che sarebbero diventati i protagonisti di una...
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[CECILIA] SUZETTE, QUESTA ME LA PAGHERAI
«Sono fatti che risalgono a tempi molto lontani...» esordì Nelly, guadagnandosi l'attenzione di tutti i presenti «Si dice che sull'isola di Liocott convivessero il regno di Celestia e quello di Notturnia. I due popoli, contrapposti sotto tutti i punti di vista, cominciarono una guerra per il dominio dell'isola, che durò diverso tempo. Per porre fine a questo conflitto, le due fazioni decisero di utilizzare un metodo proprio degli umani: si sfidarono a calcio»
«Beh, allora non è solo Mark che pensa di risolvere tutti i diverbi con una partita...» commentò Autumn, beccandosi un'occhiataccia dalla manager «Ok, ho capito, sto zitta...» si scusò, alzando le mani in segno di resa, concedendo a Nelly di continuare con il suo racconto.
La ragazza si schiarì la gola, per poi proseguire. «Il risultato fu la vittoria di Celestia e il re di Notturnia finì per essere segregato. Da quel momento la guerra ebbe fine ed i due popoli poterono finalmente vivere in pace» concluse.
«Tutto molto poetico...» commentai, sorpresa dall'estrema conoscenza della ragazza «ma questi che c'entrano?» domandai, agitando il polso dove c'era ancora il bracciale, per nulla intenzionato a separarsi da me. Era solo una leggenda, ma il fatto che i bracciali non si togliessero di certo non era un buon segno.
Lei fece spallucce, come ad indicare che non era in grado di fornire una risposta precisa. «Si pensa che sia il popolo di Celestia che quello di Notturnia li usassero per delle cerimonie, ma non è ben chiara la loro specifica funzionalità» ci disse.
Suzette mi mise un braccio intorno alle spalle, come a volermi rincuorare. «Avanti, Cecilia, di cosa ti preoccupi?» mi chiese «É solo una leggenda, non saranno così pericolosi! E poi ci sarà sicuramente un modo per toglierlo, no?»
«E se non doveste riuscirci?» la interrogò Jude, con il suo solito fare scettico e razionale.
«Beh, in quel caso rimane un bracciale molto carino!» rispose prontamente la ragazza con un gran sorriso sulle labbra «D'ogni modo è ora di allenarsi! Non vorrete perdere la prossima partita, vero?» ci minacciò.
Archiviammo momentaneamente la questione "bracciali inquietanti che non si tolgono" per tornare a giocare sul campo. Tentai di non badare troppo a quello strano aggeggio che seguiva il mio braccio in qualsiasi movimento, ondeggiando da una parte all'altra, provando a rimanere concentrata su quello che stavo facendo.
La consapevolezza della qualificazione ci aveva dato una nuova carica ed avevo come l'impressione che fossimo tutti molto più consapevoli delle nostre capacità. Mark, in particolare, sembrava far faville. Si era racchiuso in una sessione di allenamento speciale, continuando a invitare Shawn e Axel a sfoggiare i loro tiri più potenti.
Un urlo estasiato da parte di Suzette, ci fece voltare tutti verso l'ingresso del campo di allenamento, dove Paolo Bianchi ci stava guardando con un sorriso. «Che ci fa qui?» domandò prontamente mio fratello «É venuto a controllarci?». Scossi la testa rassegnata, lui e la sua strana abitudine di vedere sempre un secondo fine nelle azioni degli altri.