[3.9]

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[CANDACE]
SHERLOCK HOLMES CI FA UN BAFFO

«Travis... Travis... Travis...» continuava a ripetere Celia come un mantra, con le dita che viaggiavano velocemente sulla tastiera del suo portatile.

Allungai la testa verso di lei, sbirciando sul display mentre la squadra si preparava per l'allenamento. «Si può sapere che stai facendo?» le domandai «É da prima a colazione che non fai altro che guardare quel computer...»

I suoi occhi non si staccarono dallo schermo, mentre dalla sua bocca uscì un verso strozzato. «A dir la verità è da tutta la notte che continuo a fare ricerche...» puntualizzò, con una nota di superbia.

Non ebbi il tempo di indagare ulteriormente perché la mia attenzione venne attirata da Autumn che, con un passo da morto vivente, si dirigeva al centro del campo. «Spiegatemi perché gli allenamenti debbano iniziare così presto!» esclamò, lasciandosi scappare un sbadiglio che quasi mi lasciò intravedere la sua trachea.

«Siamo la nazionale giovanile giapponese, se vuoi giocare alla bella addormentata sei pregata di farlo da un'altra parte» rispose prontamente Caleb, con la sua solita simpatia. Nonostante il nostro pareva essere un gruppo piuttosto compatto, sia lui che Archer sembrava che non avessero ancora trovato il modo per integrarsi.

La ragazza gli lanciò un'occhiata di fuoco. «Fammi capire una cosa, qualcuno ti ha interpellato?» chiese, abbozzando un sorriso falso «A me non sembra...». Non riuscii a trattenere una risata: la mattina Autumn era talmente intrattabile da essere esilarante -se non eri tu la sua vittima del giorno, chiaramente-.

«Il mio era solo un consiglio» ribatté l'altro, alzando le spalle.

Austin varcò il cancello di corsa, con il borsone che ciondolava da un lato all'altro. Era in ritardo già il primo giorno e non era nemmeno in tenuta da allenamento. Si lasciò cadere sulla panchina, appoggiando le mani sulle ginocchia per regolarizzare il respiro. «Scusate il ritardo ragazzi, non ho sentito la sveglia, mi dispiace. Ho corso più che ho potuto, ho fatto il possibile» disse con il fiato corto.

«Perché non resti a dormire qui come facciamo tutti?» domandò Jordan, impegnato a fare stretching insieme a Xavier «Così non dovresti fare avanti e indietro da casa»

Vidi il ragazzino stringere nervosamente la bretella del borsone. «Beh... ecco...» balbettò e le punte delle sue orecchie si arrossarono dalla vergogna «In verità non riesco a dormire se non sono a casa nel mio letto...»

«Hai bisogno della mammina che ti canta la ninnananna prima di andare a dormire?» lo derise Caleb «Davvero patetico»

La sberla che gli arrivò sul coppino fu talmente forte che la sua testa si piegò in avanti. «Ti credi divertente?!» domandò adirata Autumn, guardandolo in cagnesco.

«La simpatia è una delle mie tante qualità» rispose l'altro, con il suo solito sorriso malizioso.

«Non preoccuparti, fratello» disse Hurley, rassicurando immediatamente Austin «Caleb parla solo per dare aria alla bocca. Fregatene di quello che dice»

Xavier annuì con convinzione. «Personalmente trovo che il fatto che tu non riesca a dormire se non sei a casa tua sia davvero dolce» aggiunse, facendo assumere al ragazzo la stessa colorazione di un peperone maturo.

«Xavier!» lo rimproverò Autumn e l'attaccante sgranò gli occhi spaventato «Così peggiori solo le cose!»

L'allenatore Travis raggiunse il bordo del campo, con Cammy al seguito, facendo calare un silenzio tombale tra la squadra. Presentò nuovamente sua figlia che, senza dilungarsi troppo, si accomodò immediatamente in panchina accanto a noi. La guardai di sottecchi, chiedendomi come facesse a non ricordarsi di me e Mark. Erano passati tanti anni, ma avevamo comunque passato moltissimo tempo a giocare insieme ed eravamo parecchio amici. Insomma, era davvero strano.

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora