[2.30]

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[CECILIA]
PREPARATE I POPCORN

Arricciai il naso quando percepii un raggio di sole arrivarmi dritto in faccia. Mi rigirai nel letto, dando le spalle alla finestra. «Caleb, porca puttana, ti ho detto mille volte di non tirare quella tenda!» sbottai. Non ricevendo la minima risposta, voltai la testa, aprendo leggermente gli occhi. «Tu non sei Caleb...» constatai, notando un mantello che svolazzava per il leggero venticello che proveniva dalla finestra.

«No, non sono tuo fratello» esordì Jude, voltandosi per guardarmi.

Mi massaggiai gli occhi, per essere certa di non star sognando. «E tu che ci fai qui?» domandai.

Lui fece spallucce, prendendo una sedia. «Diciamo che in ospedale c'è molta gente che conosco, ormai» mi spiegò.

Abbassai lo sguardo. Essere ricoverati era un vero schifo. Non sapevo quanto tempo ancora sarei dovuta rimanere lì, ma pregavo di uscire al più presto. Il cibo faceva veramente schifo e il tempo sembrava non scorrere mai, per questo passavo le mie intere giornate a dormire come un ghiro. «Capisco...» commentai, mettendomi seduta sul letto.

«Perché lo hai fatto?» mi chiese, non appena il suo sguardo si posò sulle stampelle che erano appoggiate accanto al letto «Perché lo hai fatto, Cecilia?» ripeté.

Chiusi un attimo gli occhi, prendendo un grande respiro. «Non capiresti» risposi brevemente.

«Io credevo di potermi fidare di te, invece tu mi hai ingannato!» mi accusò con rabbia «Ti sei presa gioco di me, schierandoti dalla parte di Ray Dark!». Il tono che stava usando non mi piaceva, per niente.

«Io dovevo aiutare mio fratello!» sbottai, alzando anche io la voce «Dovresti capirlo, dal momento che per anni hai seguito gli ordini di quell'uomo a bacchetta solo per riavere Celia con te!»

Jude montò su tutte le furie, scattando in piedi. «Io al momento giusto ho saputo da che parte schierarmi!» mi rimproverò «Non ho fatto finire nessuno in ospedale! Sappi che, se David non potrà più giocare a calcio, me la pagherai cara!». Quando sentii quella velata minaccia, non feci altro che irritarmi maggiormente.

«David è stato dimesso più di due settimane fa» lo guardai con gli occhi ricolmi d'odio «Joe è fuori dall'ospedale da un mese ed è già tornato a giocare come portiere della Royal Academy. Anche per David sembra essere tutto a posto, è in via di guarigione»

Lui sembrò perplesso da questa confessione, poiché rimase per alcuni istanti in silenzio. «E tu questo come lo sai?» mi interrogò.

«Al contrario di quello che pensi tu, Sharp, io non sono una menefreghista» specificai, calmando i toni «Mi sto tenendo informata su quello che accade fuori da qui. Mi importava di sapere quali fossero le condizioni dei tuoi amici»

«Forse avresti dovuto pensarci prima...» ribatté acido.

«Non ho capito, sei venuto qui per puntarmi il dito contro?!» dissi, spazientita da tutte quelle accuse.

Jude si risedette, prendendosi la testa tra le mani. «Io non ti capisco, Cecilia» sospirò «Credevo che fossimo amici, o qualcosa del genere...»

Rimasi un attimo interdetta a quelle parole. Non avevo la minima idea che anche per lui i nostri pochi incontri avessero avuto una tale importanza. «Lo siamo» confermai «Te l'ho già detto, non potevo lasciare mio fratello da solo»

Proprio in quell'istante la porta della mia stanza di spalancò, rivelando la figura di mio fratello con mazzo di fiori -erano mesi che stava tentando di farsi perdonare per avermi trascinato nella storia di Ray Dark e la Absolute Royal Academy-. Non facevo altro che ripetermi che era un illuso se pensava di rabbonirmi con un paio di fiorellini, ma lui non sembrava intenzionato a demordere. «Buongiorno!» esclamò, piuttosto indaffarato «Ti ho portato del cioccolato di nascos-» esordì, ma poi notò la presenza di Jude «Tu che diavolo ci fai qui?!»

𝐄𝐍𝐄𝐌𝐈𝐄𝐒 [𝐈𝐄] || ᴠᴏʟᴜᴍᴇ 1Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora