La mattina seguente mi sono svegliata a causa dei raggi del sole in faccia, alla luce mi guardai le incisioni che mi aveva fatto la notte precedente e notai che erano delle M, l'iniziale del suo nome, come quando un bambino scrive il proprio nome sugli oggetti scolastici per non perderli appena sono nuovi.
I ricordi dell'atto mi avvolsero, mi abbracciai le ginocchia con le braccia e me le strinsi al petto per poi immergervi la faccia in mezzo nel disperato tentativo di soffocarli.
A riscuotermi fu il rumore della gabbia che si apriva e delle mani che mi afferravano per tirarmi fuori, subito dopo mi ritrovai faccia a faccia con lui, mi baciò in modo possessivo stringendomi il sedere nelle sue mani e mi portò nel bagno "è ora della sessione del mattino piccola mia" il respiro mi si mozzò a quellannuncio e iniziai ad ansimare nel panico, di nuovo mi sentivo stordita, consapevole di quello che mi stava accadendo ma non abbastanza da interiorizzarlo.
Siamo rimasti in quella doccia per quaranta minuti visto che non riusciva a staccare quelle mani da vecchio bavoso da me.
Quando siamo usciti ho sperato che fosse finita quella tortura, mi sono ripromessa di non prendermi mai più la colpa per nessuno, non volevo ripassarci attraverso.
Purtroppo, nella doccia lui non si era occupato in alcun modo della sua erezione mattutina.
Appena siamo stati di nuovo in camera sua completamente asciutti lui mi ha messo in ginocchio davanti a lui.
Sentii solo il dolore della mia bocca, mi sembrava che le mie ossa si stessero slogando per lo sforzo che mi stava chiedendo di fare, io non ero certo un serpente in grado di ingoiare una cosa così grossa senza problemi.
Quando finalmente ho ripreso fiato mi ha tirata in grembo "ora ci rivestiamo e tu torni nella tua camera, ricordati che quello che è successo deve rimanere tra di noi altrimenti mi accuseranno di fare dei favoritismi per averti trattata con tanto riguardo rispetto agli altri. Sono stato molto buono con te, ti ho evitato tanto dolore, non avrei mai marchiato nessun altro in tutto il mondo, tu sei lunica, non devi dirlo a nessuno" soppressi a fatica le lacrime che ancora mi rigavano il viso e lo ringraziai tremante "g-grazie M-Maxim" mi baciò dolcemente il collo proprio sopra la sua incisione facendola bruciare "di nulla mia bellissima cucciola" poi mi porse dei vestiti e mi indirizzò verso l'armadio per indossarli con una pacca sul culo "per quanto mi piaccia vederti nuda in camera mia amore devi vestirti, altrimenti non resisterò alla tentazione di un terzo round" sentendo quella minaccia mi rivestii come un razzo.
Quando anche lui fu vestito con un completo nero mi baciò un'ultima volta strizzandomi le chiappe e sussurrandomi "Dio, le tue labbra sono un sogno" poi mi ha riportata nel suo studio e mi ha fatta riportare dalla signora Tatiana nel mio dormitorio, mentre uscivo mi ha fatto un occhiolino.
I vestiti che mi aveva dato erano dei pantaloni lunghi e una maglietta a maniche lunghe con il collo alto, mi sentivo sollevata, nessuno avrebbe potuto vedere i segni che mi aveva lasciato quel verme e io anche potendo farlo non lo avrei detto a nessuno.
Appena sono stata in camera mia da sola sono corsa in bagno e ho aperto l'acqua bollente, mi sono spogliata e mi sono fatta una doccia ustionante lunga quaranta minuti sfregandomi con forza la pelle piangendo per il dolore nel tentativo di togliermi quella sensazione di dosso, la sensazione delle mani di quel mostro sul mio corpo.
Dentro di me pregai qualunque entità superiore ci fosse nell'universo che non capitasse di nuovo, speravo che una volta che avesse soddisfatto la sua curiosità sarebbe tornato da donne della sua età e consenzienti.
Quando rividi i miei compagni erano decisamente sorpresi, non mi avevano frustata, il mio compagno mi ringraziò e mi abbraccio.
Mi chiesero cosa mi fosse stato fatto ma io non dissi nulla, dissi solo che ero stata messa in isolamento.
La signora Tatiana mi prese per le spalle e mi comunicò "sei fortunata, il direttore mi ha vietato di usare le maniere forti con te, da ora in avanti quando combinerai qualcosa verrai messa in isolamento, più sarà grave la colpa commessa più giorni di isolamento ti verranno dati" quelle parole mi fecero capire che non sapeva cosa mi accadesse veramente nell'isolamento.
Col senno di poi avrei preferito che i miei compagni non avessero sentito quelle parole.
Da quel momento qualunque cosa accadesse li dentro era colpa mia, nessuno venne più picchiato perché tutti dicevano che ero stata io e il direttore e la signora Tatiana credevano a tutti senza neanche provare a capire chi fosse il vero responsabile.
Le prime volte cercavo di spiegarmi ma poi ho capito.
Il direttore sapeva benissimo che non ero colpevole e alla sorvegliante non importava.
Dopo una settimana, non provavo neanche a giustificarmi e non avevo più crisi di panico quando tornavo in camera mia, non mi ustionavo più la pelle sbrasandola tutta nel tentativo di togliermi l'ombra di quel tocco di dosso.
L'unica mia speranza era che qualcuno mi adottasse sottraendomi a quell'infausto destino.
Un anno dopo rinunciai anche a quella speranza.
Più di una coppia si era interessata a me essendo una bimba piccola, ma alla fine sceglievano sempre qualcun altro.
La prima volta che è successo è stato un mese dopo il mio arrivo.
La coppia in questione era dolce e gentile.
Quando se ne andarono con un'altra bimba eravamo tutti nell'atrio per salutarli e vidi il direttore guardarmi vittorioso.
Fu allora che capii che non mi avrebbe permesso di andarmene e neanche di chiedere aiuto.
Perché qualcuno avrebbe dovuto aiutarmi?
Ero una totale nullità senza neanche un amico, questo perché avevo iniziato a tenere tutti a distanza spaventata che potessero capire cosa mi accadesse nelle lunghe giornate passate in isolamento.
Ero in totale potere di Maxim ed ero una sua proprietà, non sarebbe servito a nulla sperare e sognare di uscirne.
Quando finalmente iniziai la scuola sono diventata felicissima.
I bambini delle elementari frequentavano scuola li allorfanotrofio mentre per le medie e il liceo c'erano dei posti alle scuole statali.
Mi sono buttata a capofitto sui libri, leggendo e studiando il più possibile per estraniarmi dalla mia realtà.
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SPERDUTA NELLA NEVE
ActionBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...