Ero uscito fuori a fare un giro quando la mia attenzione venne attirata da Tisha seduta su un albero, con una semplice tuta che fissava il cielo, sorrisi ricordando che anche la mia sorellina si rifugiava sempre su quell'albero per guardare le stelle, la sua espressione sembrava stoica ma io più di chiunque altro potevo percepire che era solo una facciata.
Non era triste e nemmeno delusa, era solo consapevole, consapevole di lei e di quello che le sue azioni avrebbero comportato nella sua vita.
Negli ultimi giorni alla villa avevo visto come la mia nipotina fosse felice, sembrava quasi una ragazzina normale, percepivo che non lo era ma per qualche giorno mi sembrava che fosse diventata quasi spensierata.
Ora, dopo aver raccontato a me e a Tommaso la sua storia non era più così e stava iniziando a capire che non poteva scappare dal suo passato, questo non le piaceva, si vedeva a colpo d'occhio.
Rientrai lasciandola li a riflettere e andai nello studio di mio fratello "Tommaso" lui mi guardò "si Pietro? Cosa c'è?" mi sedetti "Tisha è sull'albero di Caterina a guardare le stelle" lui smise di lavorare e mi guardò "quindi?" mi spronò a parlare "credo che stia iniziando a capire che le azioni che ha fatto non sono normali per una ragazzina della sua età, non mi sembrava impanicata ma molto pensierosa" spiegai.
Riflettei su quello che ci aveva raccontato "se non l'avesse fatto lei comunque li avrei sterminati io tutti quei bastardi" la mia voce era gelida e trasudava morte "cosa facciamo con Alessandro?" chiesi a mio fratello maggiore che si limitava a pensare.
Quando finalmente parlò sembrava un normale zio preoccupato per sua nipote "è ancora vivo, vorrei ucciderlo lentamente ma se Tisha lo trova potrebbe decidere di torturarlo e ammazzarlo lei" il silenzio calò tra di noi.
Capii cosa volesse dire "pensi che poi potrebbe pentirsene?" gli chiesi, Tommaso scosse la testa "Tisha è cresciuta diversamente dalle nostre figlie, respira violenza dalla sua nascita, non credo che abbia una coscienza tale da permetterle di pentirsi di aver ammazzato qualcuno che le ha fatto del male, tuttavia vorrei che imparasse a vivere la sua adolescenza, non voglio che cambi se stessa ma preferirei tenerla lontana per un po' dalla nostra società, in modo da permetterle di respirare aria nuova e vivere di semplicità ed innocenza per un po'" cercò di spiegarmi il suo punto di vista.
Scossi la testa "non credo che fingere che il suo passato non sia mai esistito sia la scelta giusta" il Boss sbuffò "allora cosa proponi di fare?" incrociai le braccia e lo guardai negli occhi "dobbiamo farle comprendere che fa parte della nostra società e che per la nostra società è normale, si accetterà anche lei se capirà che non la giudicheremmo mai per quello che ha fatto e che siamo uguali a lei" cercai di convincerlo.
Lui si alzò nervoso, si vedeva che la mia idea non gli piaceva "non mi va di rivedere la sadica assassina dell'altro giorno, vorrei vederla sorridere felice e spensierata, sarei più tranquillo se la sapessi lontana dal nostro mondo come le altre" guardava fuori dalla finestra, la voce era spezzata.
Mi alzai a mia volta e gli misi la mano sulla spalla "lei non sarebbe mai felice vivendo come le altre donne, è troppo battagliera e capace per relegarla al ruolo della donna nella società e anche per trovare un posto per lei nel mondo normale" io più di chiunque altro la capivo.
Mio fratello Tommaso era un assassino freddo e capace ma io, ero assolutamente folle quando volevo torturare qualcuno, avevo visto la stessa mia scintilla negli occhi di Tisha, era proprio come me.
Tommaso sospirò "non intendo comunque introdurla nella nostra società prima dei diciotto anni, voglio che viva almeno il liceo in pace e tranquillità, non sarà destinata come le altre donne, ma voglio che viva almeno un po' di mondo semplice prima di immergersi nell'oscurità" sentenziò, capii che non avrebbe cambiato idea così annuii e me ne andai in camera mia dove abbracciai la mia dolce moglie addormentata e sprofondai in un sonno profondo.
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SPERDUTA NELLA NEVE
AcciónBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...