LIDIA

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Volevo portare di persona la colazione a Tisha, magari potevo consolarla un po' o tirarla su di morale.

Le preparai la sua colazione preferita per tirarla su di morale.

Pancake con una montagna di nutella.

Non le piaceva esagerare con gli zuccheri ma non sapeva mai dire di no a quelli.

Entrai dentro sorridente ma il sorriso si spense quando la vidi rannicchiata in un angolo a piangere, nuda, tremante e con la pelle arrossata.

Appoggiai il vassoio sul tavolino e corsi da lei "Tisha, tesoro, cos'è successo?" le chiesi preoccupata.

Sollevò lo sguardo e l'espressione nei suoi occhi mi distrusse, era terrore, puro terrore.

Quando parlò balbettava "s-sento t-tanto m-male z-zia" pianse, controllai meglio la sua pelle "è normale tesoro, ti sei sfregata la pelle troppo forte, ora mettiamo un po' di crema idratante e passa tutto" cercai di rassicurarla ("ma perché lei che sopporta benissimo in dolore piange per un po di bruciore?") mi chiesi.

Ma quello che disse poi mi fece venire quasi paura "m-mi s-sono s-sfregata p-per t-togliere l-la c-candeggina d-dalla m-mia p-pelle, b-bruciava t-tanto, f-faceva m-male" spiegò tremante.

Presi la coperta e gliela misi attorno "non hai usato nessuna candeggina tesoro, era solo un sogno" le dissi dolcemente.

Ma lei scosse la testa, fece un paio di respiri profondi e parlò di nuovo, questa volta balbettando un po meno "è s-successo davvero, l'acqua e il s-sapone non riuscivano a farmi dimenticare il suo tocco e il suo sapore, ho d-dovuto usarla per togliermelo di dosso" mi confesso.

Senza riflettere oltre l'aiutai ad alzarsi e la portai al letto dove la feci sedere. L'abbracciai con delicatezza "chi è lui Tisha? Te la senti di dirmelo?" le chiesi con calma. Il nome che sputò fuori mi fece rabbrividire, era immersa in un ricordo di quando era piccola "M-Max" sussurrò.

Rimasi con lei ma non la toccai.

Capivo che in quel momento era vulnerabile, sarebbe stato un buon punto di partenza per iniziare la sua guarigione, era passato quasi un mese e non c'era stato il minimo miglioramento.

Sentii dei passi nel corridoio e spuntarono tutti gli altri, le presi le mani "non devi più avere paura, ci siamo noi con te" le sussurrai.

Scoppiò in una fragorosa risata "no, non ci siete mai stati, nessuno c'è mai stato, sono sempre stata sola" non c'era rabbia nella sua voce, solo tristezza e rassegnazione.

Mi sentii piangere il cuore a quelle parole, Tommaso venne da me e mi abbracciò forte "sei ingiusta Tisha, ti vogliamo bene e ci siamo presi cura di te da quando ti abbiamo conosciuta" la rimproverò.

La nostra nipotina scoppiò a ridere di nuovo "mi avete tenuta con voi perché ero vostra nipote, ma non mi sono mai sentita veramente parte della famiglia" quando ci guardò negli occhi lessi una sofferenza e una solitudine infinite "vi guardavo con i vostri figli, osservavo il vostro rapporto, vi ho visti curarli quando si facevano male, consolarli quando piangevano, gridargli contro quando ci litigavate per poi abbracciarvi e fare la pace" tremava ancora.

Tirò su le gambe e se le strinse al petto "non vi preoccupavate così tanto di me, io ero quella forte, matura, che era in grado di cavarsela da sola, così mi avete lasciata a cavarmela da sola avendo voi già un numero alto di figli di cui occuparvi. Non ve ne faccio una colpa, ma almeno siate onesti con voi stessi. Nessuno di voi si è mai occupato di me" affermò tristemente.

Caterina si avvicinò alla figlia "Tisha mi dispiace molto, non volevo trascurarti" disse con un filo fi voce.

Quando se la vide davanti il suo sguardo si accese d'ira "trascurarmi Caterina? Trascurarmi? Mi picchiavi, mi gridavi contro, ti imploravo di smettere! Piangevo e supplicavo, ma tu continuavi. Ho dovuto mangiare cose disgustose a volte perché stavo morendo di fame! Vi dimenticavate di darmi da mangiare! Se avessi pianto mi avreste picchiato!" poi il suo sguardo si posò su suo padre "se fossi venuta da te a piangere mi avresti scacciato dicendo che eri troppo stanco e poi ti sbattevi la mamma e a volte altre tre o quattro ragazze e ragazzi contemporaneamente!" gridò.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora