Arrivò il giorno della partenza mia, di Laura e di Nadia, sarebbe stato per poche settimane, quindi non eravamo tristi, mi dispiaceva un po' che i miei amici non sarebbero venuti, però capivo la necessità di farli rimanere li.
Quello stesso giorno nel pomeriggio sarebbero arrivati alla villa i miei genitori, avevano deciso di allungare la vacanza da qualche giorno a qualche settimana, ormai Massimo e Teo erano in grado di gestire tutto da soli.
Mi sedetti sul jet, e partimmo, Nadia mi si avvicinò "sei nervosa Tisha? in fondo non hai mai incontrato dal vivo nessuno e sono quasi undici anni che non metti più piede in Russia" annuii "si, insomma, mi ricordo bene il russo per fortuna, è pur sempre la mia lingua madre, però la prospettiva di incontrare di nuovo le stesse persone che mi hanno fatto del male da ragazzina non è certo la più piacevole" confessai.
Laura mi mise un braccio attorno alle spalle "vedrai, andrà tutto bene, lo farai e poi ci godremo il resto del soggiorno, sarai libera dai doveri di soldato e poi papà ha detto che tuo zio ha organizzato ricevimenti e feste per tutta la durata della nostra permanenza a cui ha invitato persone provenienti da tutte le mafie dell'Asia, conosceremo tantissime persone nuove!" era emozionatissima.
Laura era così a suo agio nell'ambiente mondano della mafia, anche Nadia lo era, io invece mi sentivo un po' a disagio in mezzo alle altre donne.
I ragazzi della scuola li avrei incontrati ai ricevimenti e anche all'addestramento, ma avevo deciso di andare in prigione dove stava Max, il direttore dell'orfanotrofio la settimana dopo il mio arrivo, sarei andata da sola.
Il viaggio era abbastanza breve così quattro ore dopo ci ritrovammo all'aeroporto di Mosca, appena scendemmo dall'aereo vedemmo che c'era una macchina nera della Mercedes ad aspettarci li sotto, assieme ad altre due macchine.
Un uomo vestito di nero ci aprì la portiera e altre due caricarono le nostre valige nel bagagliaio "buongiorno signorine, benvenute a Mosca, prego salite" salimmo nella macchina al centro, capii che le altre due erano piene di bodyguard "non mi aspettavo un'accoglienza simile" dissi rossa in viso, quando eravamo andate in America non erano venuti così tanti a prenderci e io non ero mai andata in visita a casa di un'altra famiglia.
Laura mi mise una mano sulla spalla "non preoccuparti, è normale e poi tu sei una parente diretta, è normale che ti riservino un'accoglienza simile" mi spiegò.
Mentre attraversavamo la città Nadia guardava tutto con gli occhi luminosi "wow, dovrai mostrarci proprio tutto Tisha!" feci spallucce "mi dispiace ma nemmeno io sono mai venuta a Mosca, ti ricordi che sono cresciuta in una casa famiglia al nord e poi sono andata in una scuola sempre più a nord?" si batté una mano sulla fronte "si è vero, me ne ero dimenticata" sospirai per la sua sbadataggine.
Appena arrivammo davanti alla villa rimasi sorpresa, era davvero enorme, grande quanto, se non di più, della nostra casa in Italia.
La porta era aperta e fuori c'era lo zio Axel con la moglie e i figli, il più grande sembrava poco più piccolo di me. Uscimmo dalla macchina e andai dallo zio, gentilmente parlò inglese per le mie cugine, avevo insegnato loro un po' di russo, ma non lo conoscevano ancora abbastanza da poterlo parlare fluentemente "benvenute ragazze, Tisha, è un vero piacere vederti finalmente dal vivo, sei ancora più bella, ti presento mia moglie Alexandra e i nostri figli: Sergei e Dimitri e poi le nostre figlie Irina e Dascia" sorrisi ai miei cugini più giovani "e io vi presento le mie cugine: Laura e Nadia "risposi a mia volta.
Ci stringemmo tutti le mani a vicenda e poi ci invitarono ad entrare "prego accomodatevi, sarete stanche dal viaggio" entrammo e mio zio disse ai ragazzi "prendete le valige alle vostre cugine e mostrate loro le stanze" annuirono, i due ragazzi presero le valige delle mie cugine ma io scossi la testa quando fecero per prendere la mia "grazie, ma alla mia valigia posso pensarci da me" fecero spallucce e ci dirigemmo alle camere.
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SPERDUTA NELLA NEVE
ActionBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...