MARCO

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Non ne potevo davvero più di quella situazione.

Mi ero risvegliato già da molte settimane e in quel lasso di tempo avevo visto Tisha solo quando mi ero svegliato e solo di sfuggita perché se ne era andata subito.

Da quello che mi dicevano gli altri si teneva parecchio impegnata tra allenamenti, sua zia Margaret ed intrattenere e accudire i figli di sua cugina mentre questa assisteva la madre.

Quando il medico tornò a visitarmi avevo i miei quattro amici vicino "molto bene Marco, sono guarite molto più velocemente di quanto pensassi, posso levare l'ingessatura e puoi iniziare a muoverti, ma non velocizzare troppo le cose d'accordo?" annuii e mi sentii leggerissimo quando finalmente ebbi gli arti liberi.

Mi sedetti sul letto. Kevin e Vittorio mi sostennero mentre mi alzavo e muovevo qualche piccolo passo. Era faticoso ma non mi facevano più male le ossa.

Quando mi fui seduto di nuovo guardai i miei amici uno ad uno "come mai Tisha non viene a trovarmi da così tanto tempo ed è scappata subito dopo che ho aperto gli occhi?" gli chiesi.

Abbassarono lo sguardo e Kevin si grattò la nuca "ecco..." non voleva rispondermi, ma Andrea vuotò il sacco "probabilmente non voleva che capissi che ti ha vegliato per tutti i quindici giorni in cui sei stato privo di conoscenza" rivelò.

Rimasi basito, Tisha aveva deciso di stare con me? Di accudire me? non ero sicuro se crederci o meno "non si è allontanata nemmeno per i funerali?" scossero la testa "beh in quel periodo non le abbiamo detto del fatto che i suoi genitori erano morti e nemmeno zio Pietro, era così in ansia per te che non si lavava e non dormiva, quando il medico ha detto che stavi migliorando è scoppiata in lacrime come una fontana" mi spiegò Kevin.

Ero ancora più scioccato, questo mi confondeva ancora di più, non mi sembrava una reazione da amica.

Mi afferrai la testa tra le mani "devo riuscire a farmi dire perché l'ha fatto e cosa prova realmente, altrimenti finirò con l'impazzire!" esclamai.

Giacomo mi tirò una pacca sulle spalle, ma a causa degli incubi che avevo fatto mi irrigidii "in bocca al lupo, quella ragazza sarebbe disposta a scappare da una finestra pur di evitare questo argomento" sospirò.

Era vero, fino a quel momento non avevamo mai toccato l'argomento per tacito accordo.

Nelle settimane passate in quel letto mi ero accorto di cosa mi fosse successo, mi ero beccato la malattia più grave di tutte, perché non c'era nessuna cura: mi ero innamorato di quella ragazza testarda e, per me splendida.

All'improvviso Kevin s'illuminò e mi guardò con malizia "so cosa dobbiamo fare, chiederemo aiuto a Massimo, le ordinerà di andare nella panic room a verificare come funziona, tu l'aspetterai lì e sarà costretta ad ascoltarti, volente o nolente" in pratica ci proponeva una chiusa.

Quella stanza era senz'altro il posto migliore visto che aveva scorte di cibo e acqua e nessun'uscita secondaria.

Sorrisi al mio amico "facciamolo Kevin" acconsentii. Solo due giorni dopo mi aiutarono ad entrarci e chiusero la porta.

Con le luci spente attesi pazientemente finché non si chiuse la porta e la luce si accese di nuovo.

Tisha era davanti a me guardandomi sbalordita, indossava dei leggings attillati da ginnastica e un reggiseno sportivo, i capelli erano acconciati in una coda alta.

Dovetti usare tutto il mio autocontrollo per non sbavare.

Mi guardò curiosamente "Massimo ha chiesto anche a te di controllare?" mi chiese, scossi la testa "no, in realtà non sei qui per quello, sei qui perché devo parlarti e se l'avessi fatto in un'altra stanza avresti trovato un modo per evitarmi" spiegai.

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