Nelle settimane che passarono senza mio padre non ebbi un minuto per respirare, questo perché il mio adoratissimo fratello Massimo mi affidò una marea di compiti da svolgere, probabilmente per tenermi occupato e non farmi pensare a quello che stesse succedendo oltre l'oceano.
Ma ogni notte andavo in camera di Tisha e dormivo lì, questo perché in camera mia non riuscivo a dormire.
Le lenzuola del suo letto avevano ancora il suo profumo e quello mi aiutava a credere che fosse ancora lì con noi.
Come se dovesse entrare da un momento all'altro dalla porta e buttarmi fuori a calci dalla sua camera per essere entrato senza che lei fosse presente.
La casa senza di lei suonava vuota, giocare ai videogiochi senza che lei ci rompesse le scatole con un nuovo allenamento ogni due ore divenne noioso.
Persino mangiare era orribile senza di lei che prendeva in giro i miei genitori e i miei zii mettendoli in imbarazzo per essere arrivati a pranzo scompigliati da un'ora di sesso selvaggio.
Allenarsi poi era insopportabile, non avevo fatto nemmeno un allenamento nella mia vita senza che lei mi battesse ogni singola volta.
In famiglia ovviamente nessuno di noi era religioso, ma per la prima volta mi misi a pregare che fosse ancora viva, che tornasse presto a casa, come aveva promesso quando era partita.
Ora, a tre ore dal suo ritorno aspettavamo tutti in ansia nel salotto che il medico venisse a darci notizie.
Purtroppo per quella notte non venne da noi, arrivò solo alle sette del mattino, dopo dodici ore.
Aveva il viso con le occhiaie e stravolto e non sembrava molto soddisfatto.
Immediatamente mia madre gli porse una tazza di caffè "la ringrazio signora" sorrise tirato lui prendendola e bevendone un sorso.
Poi si sedette sul divano e sospirò "ha molte infezioni e una febbre alta, le ho somministrato antidolorifici e antibiotici fortissimi ma necessari per farle superare le infezioni. Sono riuscito ad ingessare i suoi arti, ma non è ancora fuori pericolo, dipende da quanto ci metterà a combattere le infezioni. Ho dovuto estrarle delle lame di rasoio dal sedere e dei pezzi di vetro dai piedi, inoltre le ho messo la flebo e sto cercando di risolvere il problema della disidratazione, per ora l'alimentazione in vena l'aiuterà a sopravvivere, ma per risolvere definitivamente il problema della malnutrizione sarà necessario aspettare che guarisca. Le ho somministrato l'antidoto al siero che impediva alle ferite di guarire, ma..." si interruppe mordendosi il labbro inferiore.
Mio zio lo spronò "per favore continui" fece un respiro profondo "le ossa rotte hanno provocato gravi lesioni alle braccia e alle gambe, per capire quanto sia grande l'entità del danno dovremo attendere" mio padre annuì e sorrise al medico "grazie mille dottore, cosa possiamo fare per lei?" l'uomo scosse la testa "non potete fare nulla, potete solo assisterla sempre e comunque, potrebbe essere che spesso sia in stato di semicoscienza, se non dovesse svegliarsi entro due settimane passerò comunque per controllare le ferite e togliere i punti" si raccomandò.
Mia madre annuì "certo, io e Margareth ci daremo il cambio nell'assisterla" il medico sorrise rassicurante "fatevi forza, è una ragazza forte, con un pizzico di coraggio e di fortuna ne uscirà" poi se ne andò.
Anche se non dormivamo bene da un mese nessuno di noi aveva sonno.
Mia madre si alzò per prima "vado da lei, farò il primo turno, Margareth, che ne dici se facessimo i turni mattina, pomeriggio e notte con lei?" ma zia Caterina si fece avanti "finché dorme voglio farlo anche io, è mia figlia, voglio poterla assistere" mia madre annuì "va benissimo, allora io farò la mattina, Margareth il pomeriggio e tu la notte Caterina va bene?" lei annuì e tutti se ne andarono in camera.
Io però no, seguii mia madre "mamma, vengo con te, voglio vederla" mi accarezzò la guancia "grazie tesoro, sarà più facile per me vederla con te accanto" uscimmo assieme.
Quando entrammo nella camera da letto allestita per lei sbiancammo.
Era immobile nel letto, aveva una marea di aghi infilati nella pelle, gambe e braccia pesantemente ingessate e il viso coperto da un livido viola e giallognolo con anche diversi tagli.
Era davvero uno spettacolo disgustoso.
I suoi capelli erano di nuovo neri ma erano ridotti ad una matassa informe, sporca e rovinata.
Aveva la pelle quasi trasparente e le guance pesantemente arrossate dalla febbre. Il suo respiro era affannato, veloce e dalla sua bocca aperta si potevano vedere divere ferite chiuse da punti.
Non l'avevo mai vista conciata così male, né quando era arrivata e nemmeno dopo la storia di Alessandro.
Mia madre accanto a lei le accarezzò i capelli "povero tesoro, quel mostro ti ha davvero conciato per le feste, non preoccuparti, ora ci siamo noi" sussurrò con un leggero sorriso.
Non ce la facevo a vederla conciata in quel modo.
Corsi fuori da quella casetta, con le lacrime agli occhi ma non le lasciai uscire finché non fui in palestra da solo.
Non mi preoccupai nemmeno di mettermi i guantoni prima di prendere d'assalto il sacco.
Lo presi a pungi con tutte le mie forse immaginando che fosse la mia faccia "brutto idiota possessivo! Come cazzo ho potuto!?" gridavo tra le lacrime.
Ad un certo punto sentii una mano delicata sulla spalla e mi voltai, zia Caterina mi sorrise tristemente "Kevin, non dovresti fare così, finirai per farti del male" parlò con voce debole.
Guardai le mie mani e vidi che avevo le nocche spellate e piene di sangue.
La zia mi prese per mano, mi portò alla panca, recuperò il kit di pronto soccorso e iniziò a mediarmele "non dovresti farti del male così, non aiuterà Tisha a guarire" mi sussurrò dolce.
Non riuscivo a guardarla, era uguale a lei, spiccicata, sentii gli occhi riempirmisi di lacrime di nuovo "è solo colpa mia zia, se è ridotta così" le confessai con un filo di voce "come mai lo pensi?" mi chiese stranita.
Non ero sicuro di come avrebbe reagito, ma decisi che, se Tisha stava combattendo tra la vita e la morte io potevo sopportare di essere menato da mia zia.
Feci un respiro profondo "la notte prima che partisse abbiamo litigato, le ho detto delle cose orribili, lo zio all'inizio aveva concesso a me e agli altri di seguirla da lontano per assicurarci che stesse bene, ma a seguito della mia sfuriata contro di lei ritirò quel permesso, se non le avessi detto cose così orribili avremmo potuto accorgerci immediatamente di tutto e avremmo potuto salvarla" spiegai tra i singhiozzi.
La zia mi accarezzò il braccio "mi vergogno nel dire che tu conosci mia figlia meglio di me, ricordo solo com'era allora, prima che noi decidemmo di mandarla in orfanotrofio, ma so che non te ne farebbe una colpa. Non so cosa le sia successo prima di arrivare qui da voi, Axel e tuo padre non hanno voluto dirmelo. So solo che ha sofferto molto, spesso e volentieri mi sento in colpa anche io. Ma questi sentimenti non la faranno guarire, non la faranno tornare quella che era una volta. Possiamo solo fare ammenda dei nostri errori e aiutarla a superare tutto quello che le capita" vidi che stava piangendo anche lei.
Poi mi sorrise "che ne dici di riunire tutti i tuoi amici, fratelli e cugini nel vostro salone? Possiamo parlare un po', potete chiedermi tutto quello che volete su di lei o sui vostri genitori quando erano più piccoli" annuii "si, sarebbe divertente" sussurrai.
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SPERDUTA NELLA NEVE
ActionBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...