TISHA

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Ero davvero stanca di perdere i sensi, mi sedavano fin troppo spesso per i miei gusti.

Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in una nuova cella, anche questa era piena di strumenti arrugginiti e rovinati, ma non erano strumenti BDSM, molti li avevo visti nella stanza di torture che avevamo a casa.

Dedussi che mi avevano riconosciuta.

Il capo era davanti a me con accanto un altro uomo all'incirca della sua stessa età "ben tornata tra noi Tisha, è un vero piacere conoscere finalmente la famosa mocciosa serial killer e torturatrice sadica" mi sbeffeggiò, era molto fastidioso, di solito avrei picchiato chiunque per avermi presa in giro.

Misi su un sorrisino provocatorio "ci hai messo parecchio a capirlo, sono qui da due settimane, capisco che sia difficile avendo un solo neurone, ma sei stato davvero lento" lo presi in giro.

Sorrisi al vedere che diventava rosso per la rabbia "io non farei tanto la sbruffona, vedrai che quando avremo finito con te non riuscirai più nemmeno ad alzarti" mi minacciò.

Sbadigliai annoiata "allora datevi una mossa, in queste due settimane non siete riusciti a combinare molto" lo sbeffeggiai di nuovo.

Mi si avvicinò e mi chiuse un collare di metallo molto spesso attorno alla gola, facevo fatica a respirare con quello addosso, ma riuscivo ancora a parlare senza troppi problemi.

Vidi i due uomini tirarsi su le maniche delle camicie, poi il capo mi chiese "come mai sei qui?" non distolsi lo sguardo dal suo "è stato un periodo pesante, volevo godermi una vacanza in solitudine" mentii, ma lui scosse la testa e mi si avvicinò "devi dire la verità ragazzina, le bambine bugiarde vengono punite" canticchio sadico.

Aveva preso un righello di legno con i quale mi colpì in faccia facendomela scattare di lato "allora? Cosa ci facevi qui?" chiese di nuovo, mentii ancora "te l'ho già detto, ero qui per una vacanza" mi colpì di nuovo ma questa volta mi prese dietro l'orecchio e si sentì il rumore del miniregistratore.

Fece un sorriso come uno stregatto "oh oh, cos'hai dietro all'orecchio mocciosa?" si fece passare un bisturi e mi aprì la pelle, quando l'avevo fatto io avevo anestetizzato la zona, mi morsi forte il labbro per non gridare e non gemere, faceva un male atroce, ma non gli avrei dato la soddisfazione di sentirmi emettere nemmeno un suono.

Infilò le dita nel taglio ed estrasse il pezzo di metallo, me lo mostrò con le dita impregnate di sangue e il sangue che colava lungo il mio collo dal taglio "eri qui per una missione, spiare qualcuno vero?" chiese, rimasi imperturbabile "no, quella era una precauzione nel caso fossi stata in pericolo" ero brava a mentire, ma sembrava che non ci credesse.

Lo sentii sospirare "sembra che tu non sia intenzionata a collaborare, è un peccato, così ci costringi a farti del male" ammise con un tono fintamente triste.

Si avvicinò e iniziò ad usarmi come sacco da boxe, faceva male, soprattutto perché ero già piena di lividi ed ematomi, ma non gridai e non emisi un solo verso di sofferenza.

Dopo un po' smise "passiamo alla prossima domanda, magari sarai più collaborativa, dicci tutto quello che sai sulla mafia italiana, le tecniche e i segreti più nascosti" a quelle parole scoppiai a ridere come una matta "credi davvero che parlerò? Se lo credi sei davvero un ingenuo, preferisco morire piuttosto che tradire la mia famiglia!" gli ringhiai contro.

Si avvicinò a me e mi afferrò il mento "oh non morirai piccola, per nulla, ti assicuro che non morirai, sarebbe troppo facile, ma ti posso assicurare che se non parli le torture del diavolo saranno solo una carezza a confronto di quello che ti faremo" avvicinò la sua bocca alla mia, ma gli sputai in faccia "non parlerò mai fottuto americano! Quando la mia famiglia mi ritroverà ti converrà ucciderti, ti faranno a pezzi!" lo minacciai calma e rilassata, non potevo permettergli di avere alcuna influenza su di me.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora