Appena fui di nuovo da solo composi il numero di mia sorella "ciao fratellone, come stai?" mi chiese allegramente, feci un sospiro e cercai di mantenere il tono calmo "Caterina senti, credo che tu e Xavier dobbiate venire qui immediatamente" sentii la sua allegria spegnersi e venir sostituita dal panico "perché Tom? È successo qualcosa a Tisha?" chiese preoccupata.
Feci un secondo sospiro "venite per favore, vi spiegheremo tutto quando sarete qui, non è sicuro parlarne al telefono" mi rispose immediatamente "saremo li entro domani mattina" promise e riattaccò immediatamente.
Lidia entrò nello studio e non mi disse nulla, mi abbracciò solo e solo Dio sa quanto mi fu di conforto quel contatto, la strinsi a me con forza.
La donna tra le mie braccia era stata la mia ancora di salvezza ventiquttro anni prima e ancora dopo tutto questo tempo l'amavo come il primo giorno.
Mia sorella mantenne la parola e lei e Xavier arrivarono verso le otto di sera.
Non feci in tempo nemmeno ad abbracciarla perché lei mi si fiondò contro "che cazzo è successo a mia figlia Tommaso Moretti?" vedevo che era furiosa, sollevai un sopracciglio "le parole signorina" mi guardò scettica "le parole un cazzo emerito idiota! Non sono più una bambina e questo lo sappiamo tutti quanti! Ora sputa il rospo!" mi gridò contro ancora più forte.
Xavier mi sorrise per scusarsi, prese la mia focosa sorellina per la vita e la strinse a sé "perdonala Tommaso, ma siamo tutti molto in ansia, puoi dirci cos'è successo?" lui fu più cortese e freddo ma vedevo la paura anche nei suoi occhi.
Gli feci cenno di seguirmi e andammo nello studio "Tisha era a New York per una missione, visto che non si faceva sentire da più di due settimane l'abbiamo cercata, abbiamo scoperto che era stata rapita da una banda, ci siamo messi in contatto con Smith che ha accettato di aiutarci a salvarla visto che anche lui ha dei conti da regolare con loro" riassunsi brevemente.
Caterina sbiancò e iniziò a tremare "n-non è possibile! Perché l'hai mandata in missione da sola?" chiese, distolsi gli occhi "è una dei nostri migliori soldati, sapeva cavarsela egregiamente in qualunque situazione, è stato un cecchino ad addormentarla sparandole un sedativo nel braccio" spiegai.
Xavier era di ghiaccio mentre stringeva mia sorella tra le sue braccia nel tentativo di calmarla "perché l'hanno rapita? Sanno chi è?" chiese.
Feci un cenno a mio figlio "al momento del rapimento non sapevano di chi si trattasse, l'abbiamo costretta a modificare il suo aspetto. Almeno per la prima settimana l'hanno usata per dei combattimenti clandestini, ma le hanno dato qualcosa che le ha fatto perdere tutti i combattimenti a cui ha partecipato" spiegò Kevin.
Ripresi la parola "tra due giorni partiremo per New York per lavorare ad un piano per liberarla. La riporteremo a casa, costi quel che costi" promisi a mia sorella.
Xavier mi guardò seriamente "vengo anche io, è mia figlia, devo salvarla" guardandolo negli occhi capii che non si sarebbe lasciato dissuadere "d'accordo, allora sarà meglio che ti riposi e ti prepari al viaggio" l'uomo annuì e se andò con Caterina quasi in lacrime.
Presto si dileguarono tutti.
Volevo parlare con Kevin così andai nell'ala dedicata ai miei figli, vidi la porta della camera di Tisha aperta e lo vidi sdraiato sul suo letto.
Entrai e mi sedetti sul bordo "come stai figliolo?" si alzò a sedere con lo sguardo scuro "male papà, se non avessi litigato con lei la sera prima noi ragazzi saremmo stati li a tenerla d'occhio, avremmo potuto salvarla, non oso immaginare cosa le avranno fatto" stava quasi piangendo.
Prima che arrivasse Tisha a volte lo vedevo scuro in viso, essendo il più piccolo dei miei figli a volte era faticoso per lui reggere il paragone con Massimo e Teo, non che io facessi paragoni, non gli avevo mai messo fretta o pressioni.
Però da quando era arrivata Tisha non era più successo, il fatto che lei fosse più amica sua che loro lo rendeva orgoglioso e lo spingeva a fare del suo meglio.
Vederlo di nuovo così giù di morale non mi piaceva "Tisha è forte, scommetto che si sarà resa così insopportabile che saranno contenti di ridarcela, non dovremo nemmeno combattere" cercai di rallegrarlo, ma non funziono "papà non sono più un bambino, questo genere di battute non mi diverte perché ormai so cosa succede ai prigionieri" mi ricordò.
Provai a cambiare argomento "come mai hai aiutato quelle ragazze a New York?" gli chiesi sperando di distrarlo.
Fece un leggero sorriso "ho ascoltato la storia di una di loro, mi ha ricordato molto Tisha, costretta a dare il suo corpo per avere un futuro, ho pensato che, se non avessi potuto aiutare lei avrei potuto almeno aiutare quelle povere ragazze. In quel bordello orribile non c'era nessuna regola, era disgustoso come venivano trattate" si arrabbiò mentre parlava delle condizioni di quelle ragazze.
Non si era mai arrabbiato per cose che non riguardavano la famiglia, del resto del mondo prima non gli importava nulla.
Sorrisi "perché sorridi papà?" mi chiese confuso, senza abbandonare quel sorriso gli spiegai "fino a quattro anni fa eri diverso, non ti importava nulla delle persone al di fuori della famiglia, anche se erano innocenti e non erano nostri avversari" anche sul suo viso spuntò un sorrisino "è tutto merito di Tisha, prima di conoscerla vivevo ancora nel mio mondo d'infanzia, mi sembrava che i problemi del mondo non mi riguardassero, poi ho conosciuto lei e ascoltato la sua storia, lei mi ha addestrato e si preoccupa sempre per le persone indifese. Quando si tratta di proteggere la famiglia e i nostri affari è sadica e spietata, ma non permetterebbe mai violenza gratuita contro persone innocenti" vedevo che la ammirava molto.
Ero contento, quella ragazza aveva trasformato un ragazzino egoista in un uomo forte ed equo.
Gli lanciai un'ultima occhiata e lo lasciai riposare in pace.
Due giorni dopo partimmo per New York, ma ci vollero quasi due settimane per preparare un piano e prepararsi ad agire.
Il piano era semplice, Smith con metà dei suoi uomini avrebbe attirato fuori il capo usando come scusa degli affari, intanto io, i miei cinque soldati e l'altra metà degli uomini avremmo fatto irruzione nella base, avremmo catturato più soldati possibile e anche i combattenti e avremmo liberato Tisha.
Speravo con tutto il cuore che andasse tutto bene e che non avremmo subito perdite.
STAI LEGGENDO
SPERDUTA NELLA NEVE
ActionBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...