KEVIN

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Mentre ero accasciato a terra con labbro e naso sanguinanti lei se ne andò arrabbiata, le gridai dietro "la verità fa male vero puttana?!".

Non capivo per cosa dovesse essere arrabbiata, avevo sempre accettato tutte le cose che faceva, mi ero fatto andare bene che ballasse o limonasse dei ragazzi davanti a me, dove potevo controllarla, ma non poteva andare a fare sesso con gli sconosciuti!

Era pericoloso per lei e nella nostra società non era permesso a nessuna donna di fare sesso così liberamente e non avrebbe dovuto essere permesso nemmeno a lei! In quel momento mi sembrava davvero che si fosse comportata come una puttana, si era fatta scopare dal primo estraneo che le aveva chiesto di ballare!

Però sembravo l'unico a pensarla così perché attorno a me tutti mi guardavano male.

Mia madre mi guardò furiosa prima di seguire Tisha, mio padre mi fulminò con lo sguardo "è tardi, ti conviene andare a letto Kevin, ma stai pur certo che domani ne riparleremo" il tono era calmo e basso ma nel mio stato di ubriachezza non ci badai, sbuffai a me ne andai in camera mia arrabbiato nero.

Perché avrebbero dovuto essere arrabbiati con me? Io cercavo solo di proteggere quell'ingrata! Sbattei la porta della mia camera, camminavo in cerchio senza riuscire a mettermi a letto, il litigio mi aveva fatto tornare completamente lucido.

Non riuscivo a dormire così mi cambiai e andai nella palestra della villa.

Una volta lì iniziai ad allenarmi come un matto cercando di sbollire la rabbia che ancora mi pervadeva.

Dopo cinque ore, tornai in camera mia e ci trovai mio padre seduto sul mio letto.

Guardai l'orologio e vidi che erano le sette del mattino "cosa ci fai qui così presto papà?" chiesi, sollevò un sopracciglio nella mia direzione e io decisi saggiamente di chiudere la bocca.

Quando ti guardava in modo calmo era terrificante per davvero "secondo te cosa ci faccio qui?" distolsi lo sguardo dal suo "se è per quello che ho detto a Tisha sappi che avevo tutte le ragioni per essere infuriato con lei" sollevò di nuovo un sopracciglio "spiegati" ordinò.

Mentre parlavo ero davvero scocciato "mi ha dato il nervoso vedere che spariva con un emerito sconosciuto per tre ore! Avrebbe potuto succederle di tutto! Inoltre, mi dà il nervoso che vada a letto con qualcuno che non conosce!" mio padre mi guardò storto "e tu mentre lei stava con quel ragazzo che non conosceva che stavi facendo?" mi chiese.

Lo guardai dritto negli occhi "mi sono fatto dieci ragazze diverse, perché?" sbuffò spazientito "e tu conoscevi tutte quelle ragazze?" arrossii "no, certo che no, sai come funziona, andiamo in un locale e ci saltano addosso, è normale" incrociò le braccia "non ti sembra ipocrita insultare tua cugina quando tu hai fatto di peggio?" scossi la testa "non è la stessa cosa, io sono un uomo, per noi è normale, lei invece è una donna!" l'uomo davanti a me scosse la testa "il motivo per cui le tue cugine e sorelle devono stare attente è che devono rimanere vergini, Tisha purtroppo non lo è più" quelle parole mi fecero arrabbiare "non vuol dire che sia autorizzata a farsi scopare da chiunque!" lo sguardo del boss era sempre più calmo e serio.

Stare sotto a quello sguardo mi innervosì "il ragazzo con cui ha fatto sesso era uno dei nostri?" domandò, scossi la testa "no, era uno al di fuori" "allora che diritto hai di trattare tua cugina come se avesse fatto la puttana quando ha solo fatto sesso consenziente per la prima volta nella sua vita? Dopo il modo in cui è stata trattata in passato sei stato un vero stronzo a parlarle così! Hai fatto ancora peggio a tirare in ballo il suo passato!" quelle parole mi colpirono "ma anche tu le hai detto quattro anni fa di non fare sesso con chiunque" cercai di giustificarmi, mio padre sbuffo "certo che si, ma lei non l'ha fatto con chiunque, una volta con una persona prima di una missione importante e pericolosa non è chissà che cosa, magari aveva solo bisogno di rilassarsi" smontò la mia scusa in un attimo.

Abbassai lo sguardo "sono preoccupato per lei, dalla storia con Alessandro non riesco a non farlo" ammisi con voce triste.

Mio padre mi mise una mano sulla spalla "Kevin, anche io sono preoccupato per lei, non sai quanto, ma questa è la vita che ha scelto ed è pericolosa, molto pericolosa. Tisha è un'eccezione ad una regola e molti la sottovaluteranno, la tratteranno come una nullità, ha bisogno del nostro sostegno. Devi fidarti di lei come lei si fida di te, siete in sei, spesso e volentieri non sarete mandati in missione tutti assieme" spiegò conciliante "nemmeno per me è stato facile vedere voi, i miei figli, entrare nel mondo da cui vi avrei volentieri tenuto lontani se avessi potuto, ma mi fido di voi" il suo sorriso era paterno come era quando ero bambino.

Sospirai "lo so papà, mi dispiace di averle parlato così" mi scusai, era difficile per me ammettere di aver sbagliato, come per tutti gli uomini della mia famiglia.

Mio padre lo sapeva quindi non insistette "vai a parlarle prima che parta tra due ore, non può essere nervosa durante questa missione" mi raccomandò prima di lasciarmi solo.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora