TISHA

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Mi rigiravo nel letto di continuo, era strano dormire di nuovo nella mia stanza, non proprio dormire, visto che ero a letto da ore e non ero ancora riuscita a prendere sonno.

La mia testa era stanca ma il mio corpo no, così pensai di andare in palestra, allenarmi un po' non poteva farmi male.

Mi cambiai con pantaloncini, reggiseno sportivo e scarpe da ginnastica e andai giu.

Raggiunsi il sacco da pugilato e iniziai ad allenarmi, come sempre era una fantastica valvola di sfogo, dopo mezz'ora buona però il mio sguardo venne attratto dalle postazioni di allenamento per il tiro al bersaglio, mi sentii come se una calamita mi stesse attirando in quel punto, così mi levai in fretta i guantoni e afferrai i coltelli fatti apposta per me.

Non potevo crederci che fossero ancora lì, dopo quattro anni.

Comunque li afferrai e colpii i bersagli al centro quasi senza guardarli, mi stupii di esserci riuscita, quattro anni quindi non mi avevano fatto dimenticare proprio nulla, ripresi i coltelli finché non sentii un applauso.

Mi voltai e vidi zio Pietro "nipotina, sembra che sia ancora un'abitudine per te fare così, mi sbaglio?" mi chiese, io sorrisi furbamente "e tu hai preso l'abitudine di spiarmi zio, non ci siamo già passati diversi anni fa da questa scena?" scoppiò a ridere di gusto.

Mio zio ormai aveva più di cinquant'anni, ma rimaneva un uomo bellissimo, così come zio Tommaso, non potevo certo biasimare le mie zie.

Appena smise di ridere mi guardò sorridendo "ho visto quanto fossi sorpresa, ma questo è come andare in bicicletta, una volta che hai imparato non dimentichi più, sono contento di vedere che non hai dimenticato le tue capacità. In ogni caso cosa ci fai qui?" chiese.

Distolsi lo sguardo da lui "non riuscivo a dormire, ho pensato che un po' di allenamento mi avrebbe fatto bene, stavo allenandomi con il sacco quando ho visto questo e non sono riuscita a trattenermi, è come se una calamita mi avesse costretto a venire qui" spiegai con lo sguardo perso nel vuoto.

Zio Pietro mi fece cenno di seguirlo e si posizionò sul ring "fammi vedere se sei ancora capace Tisha" era serissimo, la giocosità era sparita dal suo sguardo, non si sarebbe risparmiato anche se si trattava solo di un allenamento.

Misi i guantoni e iniziammo a combattere, ero leggermente arrugginita ma riuscivo ancora a tenergli testa senza troppi problemi.

Andammo avanti per un'ora prima che il combattimento finisse con noi due a parimerito.

Bevemmo dell'acqua dalle bottigliette e mi guardò negli occhi "Tisha, da domani pomeriggio voglio che torni ad allenarti, sei ancora bravissima, ma io sono ormai vecchio, riprenderai gli allenamenti con i tuoi amici" rimasi basita "i-in realtà io non ho ancora deciso cosa farò" cercai di fermarlo, mi guardò come se fossi pazza "guardami negli occhi e dimmi che riusciresti a rinunciare al tuo ruolo di soldato" disse fissandomi, feci incrociare i nostri occhi ma non ressi molto "si, hai ragione, non ce la farei" ammisi.

Lo vidi molto compiaciuto di aver avuto ragione e se ne andò "ti aspetto alle quattro qui domani, ora fila a letto!" ordinò.

Mi feci una doccia e intanto pensai a quello che era successo.

Non era cambiato nulla in quei quattro anni? Davvero combattere era l'unica cosa che poteva farmi felice? Subito prima di addormentarmi un viso balzò in avanti, ero così stanca che quasi non me ne accorsi nemmeno.

Il pomeriggio seguente mi trovavo di nuovo in palestra con tutti i miei amici e zio Pietro "bene ragazzi, oggi pomeriggio voglio che mi rimettiate in forma Tisha, in quattro anni senza poter affrontare nessuno mi ha perso un po' di smalto" gli ordinò.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora