LIRA

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Non potevo credere che questa fosse una famiglia mafiosa, mi avevano salvata dai miei rapitori, dagli assassini dei miei genitori.

Quando quei vermi avevano iniziato a toccarmi mi era salito il terrore dentro, volevo conservarmi per il mio vero amore, ero già rassegnata alla perdita di una cosa così cara per me dato che ero legata e quindi impossibilitata a reagire.

Poi, al momento giusto, era entrato un ragazzo bello come il sole che li aveva ammazzati a sangue freddo e poi mi aveva soccorsa senza far vagare nemmeno uno sguardo al mio corpo nudo.

Era stato gentile, dolce e protettivo.

Ovviamente pensai subito che si trattasse di un poliziotto, non potevo certo immaginare che fosse il figlio di un boss mafioso.

Appena lo vidi in viso per bene però lo riconobbi: era Kevin Moretti, il figlio più piccolo del boss Tommaso Moretti. Si parlava di loro come degli imprenditori miliardari, ma giravano molte voci sul loro coinvolgimento con la mafia. Non ci avevo mai creduto più di tanto, ma adesso ne avevo la certezza.

Eppure, quando mi aveva condotta fuori mettendo una mano sulla mia schiena non avevo provato alcuna paura, lo sguardo preoccupato con cui mi guardava non mi faceva pensare ad un principe della mafia.

La stessa cosa valeva per gli altri, sua cugina guardava la neonata con un amore pazzesco e scherzava con lui come se fossero stati due cugini normali.

Suo cugino Nicolò era stato molto delicato e gentile nel medicarmi e visitarmi.

Anche sua madre mi aveva accolto a braccia aperte e mi aveva trascinata in una camera degli ospiti nell'ala che, a quanto avevo capito, era dedicata ai ragazzi.

Mi portarono in una camera già arredata "Tisha, prendi i tuoi vestiti, puoi prestarglieli" le chiese.

La ragazza annuì sorridente, consegnò la neonata tra le braccia dell'altra donna e andò all'armadio.

Avevo sentito parlare di quella ragazza: Tisha Plotnikov, la sua famiglia era una delle più influenti della Russia ma aveva vissuto con gli zii per buona parte della sua vita.

Era bellissima, i capelli lunghissimi tinti di viola, la pelle bianchissima e priva di imperfezioni tranne le cicatrici e il tatuaggio della sua famiglia, il corpo snello e muscoloso ma morbido e tutto curve.

Anche le altre donne erano molto belle, la signora Lidia Moretti non possedeva molti muscoli ma aveva anche lei un fisico a clessidra molto seducente.

L'altra signora invece era molto minuta e magra.

Mi sentii un po' in imbarazzo con i vestiti che avevamo trovato, sporca e piena di bende com'ero, non credevo nemmeno di essere particolarmente carina.

La ragazza tornò da noi con un paio di jeans corti, una cintura e un top "puoi usare il mio bagno per lavarti, poi puoi indossare questi, per me sono troppo piccoli" mi comunicò.

Li presi e andai in bagno.

Mentre mi lavavo la mia testa vagava.

Cos'avrei fatto adesso? Come avrei fatto a cavarmela? Poi in un lampo mi tornarono in mente le immagini dei miei genitori uccisi e fatti a pezzi davanti ai miei occhi.

Lacrime iniziarono a bagnarmi il viso già zuppo di acqua e non potei evitare di iniziare a singhiozzare nella doccia con tutte le mie forse.

La porta del bagno si aprì e qualcuno mi circondò con le braccia "Lira, cosè successo?" chiese la voce della signora Lidia "i-i miei genitori, li hanno u-uccisi, davanti a me" confessai.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora