TISHA

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Durante il pranzo feci del mio meglio per mostrarmi spensierata e allegra ma ancora alcuni dubbi mi riempivano la testa, inoltre mi accorsi che Kevin era pensieroso e non chiacchierava con nessuno.

Quando ci alzammo da tavola mi diressi verso la nostra ala assieme a Vittorio per giocare ai videogiochi "Tisha, devo parlarti un attimo?" mi chiamò zio Pietro "tu Vittorio vai pure avanti, devo parlare con lei da solo" il ragazzo accanto a me annuì "aspetterò te e Kevin, intanto inizio a collegare tutto" gli sorrisi "certo, verrò più tardi" così Vittorio corse via.

Seguii lo zio Pietro in giardino dove ci sedemmo su una collinetta "ho visto che il fatto che io e Tommaso non ti condanniamo per il tuo passato ti ha fatta sentire meglio" annuii "si certo, pensavo che voi avreste giudicato una ragazza, soprattutto per il passato di abusi che ho avuto" lui continuò "eppure sento che ancora non abbiamo risolto tutti i tuoi dubbi, mi sbaglio forse?" lo guardai un attimo negli occhi e compresi una cosa, era impossibile mentirgli, così decisi di dirgli la verità.

Sospirai guardando l'orizzonte "sono preoccupata per come la prenderebbero i miei cugini e le mie cugine, prima o poi lo verranno a sapere, prima o poi tutti sapranno che sono stata io e cosa mi facevano quei vermi" zio Pietro annuì "si è vero, presto tutte le mafie del mondo sapranno cos'hai fatto e cosa ti hanno fatto loro, ma questo non deve per forza essere una male" il suo tono era serio e controllato.

A quelle parole lo guardai stranita "come potrebbe essere un bene? Appena si saprà che non sono più vergine immagino che le possibilità di alleanze sfumeranno in un batter d'occhio" lo zio mi guardò con un sorriso sghembo "questo se diamo per scontato che tu scelga di seguire la strada delle tue cugine, ma se tu decidessi di fare come i tuoi cugini e diventare un soldato?" domandò.

Lo guardai sbalordita per la sciocchezza che aveva appena detto "ma ti ascolti quando parli? Quale soldato rispetterebbe una donna? Quale timore vuoi che incuta ai nemici? Inoltre, so che lo zio Tommaso spera che io segua le mie cugine e non voi due" la mia voce era abbastanza sconsolata "anche se mi ha permesso di scegliere scommetto che mi relegherà alle missioni più banali, andare di pattuglia e tutto il resto" abbassai lo sguardo, avevo capito subito le vere intenzioni di mio zio.

Pietro gettò indietro la testa e rise di gusto "sei furba Tisha, mio fratello non sarebbe contento di saperti in prima linea; tuttavia, rispetterà la parola e non ti tarperà le ali se deciderai di diventare un soldato. Per quanto riguarda il rispetto degli altri soldati, quello che ti è successo in passato incuterà molto rispetto e anche se non lo facesse te lo potrai guadagnare, quello che io e Tommaso abbiamo cercato di fare negli ultimi quattordici anni è proprio questo e adesso non si fa più caso al sesso come prima, se uno si merita il rispetto, uomo o donna che sia, lo avrà" le sue parole erano sincere, potevo percepirlo benissimo.

Continuai a guardare davanti a me "comunque per me è impossibile avere un rapporto con voi, non ho mai avuto una famiglia, non ho idea di come bisogna comportarsi" lui sospirò "io e Tommaso avevamo lo stesso tuo problema, scherzavamo tra di noi ma finché non sono arrivate Lidia e Margharet questa casa era fredda, un deserto di ghiaccio, non è facile imparare a vivere in famiglia, ma tu ce la puoi fare, come abbiamo imparato noi due" immersi il viso nelle mie ginocchia "voi almeno avevate l'un l'altro, io sono stata completamente sola per quasi quindici anni della mia vita" lo zio si girò verso di me.

Le sue mani mi presero il mento e me lo sollevarono finché non incontrai i suoi occhi verdi "anche se diventerai un soldato dentro a queste mura tu non dovrai fingere, puoi essere dolce, allegra, triste, malinconica, tutto quello che vuoi, noi siamo la tua famiglia e nessuno di noi ti giudicherà mai" quello sguardo dava promesse.

Lo percepivo chiaramente, poi sorrise "sono contento che tu abbia fatto amicizia con Kevin, Vittorio e i loro amici, ormai hanno quindici anni e l'anno prossimo partiranno per l'addestramento, come te se deciderai così, dovrebbero uscire dal mondo dei giochi e sono sicuro che se sapessero delle tue abilità ne sarebbero parecchio esaltati" sorrisi a quelle parole.

Lo guardai e per la prima volta nella mia vita sentii che qualcuno poteva davvero capirmi e voleva aiutarmi, senza dire nulla lo abbracciai di slancio "grazie mille zio" gli sussurrai, lui mi abbracciò a sua volta "di nulla Tisha" mi sussurrò a sua volta.

Appena ci staccammo mi fece un occhiolino "ti prego solo di promettermi una cosa" lo guardai curiosa "cosa?" mi sorrise "promettimi che non diventerai mai come le altre ragazze, ne ho già abbastanza di moda, ricevimenti eleganti e inutili e sciocchi sentimentalismi" scoppiai a ridere a mia volta "non preoccuparti, dubito che potrà mai accadere" lo rassicurai, poi decidemmo di rientrare.

Arrivai in camera mia sentendomi davvero leggera, non mi sentivo così dal viaggio verso l'accademia russa, una volta entrata però lo sguardo di mio cugino Kevin mi trafisse "pensavo di essere stato abbastanza chiaro sul fatto che non ti giudico per quello che ti è successo in passato" lo guardai stranita "si certo, ora perché sei di nuovo così serio?" quando mi guardò negli occhi percepii una grande rabbia "voglio che tu mi dica la verità su quello che è successo questa mattina!" esclamò.

Evidentemente non ci aveva creduto "ho provato a chiedere a mio padre ma non ha voluto dirmelo dicendo che non avrei capito! Se vuoi davvero che io, Vittorio e i nostri amici siamo anche amici tuoi devi dirci sempre tutto quello che ti succede! Non ci devono essere segreti!" quelle parole mi ferirono molto, volevo che fossero miei amici ma non potevano davvero capire il mio modo di vivere e le possibilità che mi erano state date da Tommaso.

Per cercare di evitare di dare spiegazioni mi arrabbiai "un vero amico non dovrebbe forzarmi a parlare se non me la sento! Io non ti ho costretto a dirmi nulla sulla tua ex no?" vedevo che le mie parole non gli piacevano.

Si alzò e mi prese per le spalle "capisco che nel tuo passato ci siano cose terribili che noi ragazzi non possiamo ancora capire appieno, ma in fondo un giorno anche noi faremo parte di questa società, voglio sapere quello che ti succede, anche i dettagli peggiori, siamo amici e voglio dimostrartelo" mi sollevò il mento e mi sorrise rassicurante.

Gli feci un piccolo sorriso a mia volta "d'accordo, vi racconterò tutto ma solo a voi ragazzi chiaro? Quello che vi dirò dovrà rimanere tra di noi" lui annuì "certo, te lo prometto e posso garantire anche a nome degli altri" mi giurò lui.

Era rischioso fidarmi dei suoi amici "come fai a sapere che ci si può fidare degli altri?" mi sorrise "i loro genitori sono molto amici dei nostri, sono i soldati più fidati e sono sempre stati fedeli a loro e non a nostro nonno, quindi io e Vittorio siamo cresciuti con quei tre ragazzi, sono ragazzi un po' idioti a volte, ma sono leali e coraggiosi, un giorno faranno tanta strada come uomini d'onore" mi spiegò.

A quel punto feci un piccolo sospiro di sollievo, se davvero li conoscevano da tanto tempo ci si poteva davvero fidare "inoltre metti che ne io ne Vittorio saremo veramente a capo di questa società, non avrebbero motivo di usarci" annuii d'accordo con lui.

Lo guardai negli occhi "a te posso raccontare subito, ma poi dovremo trovare il modo di parlarne a loro quando saremo sicuri che non ci ascolterà nessun altro" annuì "non preoccuparti di nulla, a questo posso pensarci io, tu intanto raccontami, sono davvero curioso" sorrisi, ci feci sedere e gli raccontai tutto di quella mattina, ogni più piccolo dettaglio e lui mi ascoltò fino alla fine senza mai mostrarsi turbato o sconvolto da quello che gli dicevo.

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