Mi alzai dal tavolo "scusatemi un attimo per favore" e uscii dalla stanza.Composi il numero di Massimo "ehi Massimo, sono Tisha, Kevin mi ha mandato un messaggio di SOS" sentii la voce preoccupata di mio cugino rispondere "anche a te? Credo che dovresti tornare, subito, ma non portare le altre, non sappiamo quanto sia pericoloso, li saranno al sicuro" mi dissi d'accordo e tornai in sala da pranzo.
Mi rivolsi immediatamente allo zio "perdonami zio, ma c'è stata un'emergenza a casa e mio cugino Massimo mi ha chiesto di rientrare immediatamente, mi presteresti il jet per tornare?" chiesi, si alzò immediatamente e annuì "certo, lo faccio preparare intanto che vai" si attaccò subito al telefono per dare l'ordine.
Laura e Nadia si alzarono "andiamo a fare i bagagli!" si dissero correndo, ma io le fermai "voi non potete venire, ordini di Massimo" mi guardarono malissimo "ma cosa dici? Se c'è un'emergenza" Incrociai le braccia "non abbiamo idea di che emergenza si tratti e quanto sia pericoloso, qui sarete al sicuro, li non lo sareste. Discorso chiuso, non venite" dissi duramente, mi dispiaceva esserlo ma dovevo farlo per forza, altrimenti non mi avrebbero ascoltata.
Meno di un'ora dopo ero già sul jet.
Era piccolo e veloce, tanto che invece delle quattro ore dell'andata ce ne misi solo due.
Quando atterrai all'aeroporto vidi Massimo e Nicolò che mi aspettavano.
Li raggiunsi e li abbracciai "ciao ragazzi, dobbiamo muoverci, non credete?" chiesi annuirono e Massimo mi informò "prenderete l'elicottero più grande che abbiamo, Nicolò verrà con te per controllare la parte medica e fare le prime cure annuii" e salimmo sull'elicottero enorme che ci stava aspettando li sulla pista.
Per tutto il viaggio mi chiesi cosa potesse essere successo "non può essere che li hanno attaccati vero?" chiese Nicolò.
Scossi la testa, no, quella valle era troppo ben nascosta, non era possibile trovarla.
Quando finalmente arrivammo in vista delle montagne che la circondavano mi venne un colpo al cuore, un lato della barricata di roccia era completamente distrutto, tanto che si sarebbe potuti entrare anche da terra.
Atterrammo e mi si parò davanti una scena orrenda.
La casa era stata completamente distrutta dalle rocce.
Poco lontano, in una zona sgombra si trovava un tendone grande, sotto di esso, su dei tavoli di legno ammorbiditi da cuscini e coperte erano adagiati i miei genitori, zio Pietro e zio Tommaso pieni di sangue e ferite.
Appena vidi Kevin e gli altri corsi da loro "dateci una mano, abbiamo portato tutto quello che può servire per medicarli!" insieme scaricammo barelle, la valigia con il necessario per le visite e tutta l'attrezzatura di emergenza che avevamo portato.
Quando finimmo mi avvicinai ai miei genitori "mamma! Papà! Dai svegliatevi!" ma non si mossero.
Girandomi verso i ragazzi notai una cosa "d-dovè Marco?" chiesi, mi indicarono un tavolo che non avevo ancora notato e corsi lì, proprio lui giaceva incosciente su di esso.
Come gli altri era ricoperto di ferite, le ossa gli sporgevano dalla pelle degli arti.
Gli presi il viso tra le mani e non potei esimermi dal cominciare a piangere "Marco! Svegliati! Non fare scherzi o giuro che ti uccido!" ma non reagì minimamente.
Nicolò ci mise un po a sistemarli e lo aiutavamo dove potevamo.
Dopo diverse ore, finalmente riuscimmo a completare le cure e a metterci in viaggio per tornare indietro.
Né io né Nicolò chiedemmo informazioni su cosa fosse successo, eravamo tutti troppo in ansia.
Rimasi accanto a Marco per tutto il tragitto tenendogli la testa appoggiata sulle mie gambe per farlo stare più comodo.
Durante il volo sentii Andrea borbottare "fortunato Marco, la prossima volta vorrei rimanere ferito io" quelle parole mi fecero infuriare.
Misi la mia felpa sotto la testa del ragazzo e mi alzai dirigendomi verso Andrea, gli mollai un ceffone in pieno viso "ma che cazzo ti passa per la testa? Ti sembra il momento di scherzare questo? Se vuoi davvero rimanere ferito ti accontento subito ma sappi che non ti aiuterò a guarire!" gli gridai in faccia prima di tornare da Marco.
Ero abituata alle loro battutine, ma quello non era davvero il momento giusto per farle.
Appena arrivammo a casa sistemammo i feriti in delle camere a seconda delle condizioni fisiche.
Zio Tommaso e Marco ebbero una camera ciascuno visto che avevano situazioni differenti.
Invece i miei genitori e zio Pietro stavano assieme, la loro situazione era simile.
Mentre il medico e Nicolò visitavano i feriti noi aspettavamo nell'anticamera.
Massimo si avvicinò a Kevin "ma cosè successo laggiù?" fece la domanda che ancora nessuno aveva avuto la testa per fare.
A sguardo basso Kevin rispose "in questi giorni su ha piovuto parecchio e ci sono state molti temporali. Più di una volta hanno preso un punto della roccia, ma ieri, di prima mattina, devono aver preso un punto particolarmente eroso. Si sa, le rocce degli appennini non sono come quelle delle alpi, più friabili e meno resistenti. La parete è crollata e rocce sono cadute ovunque, un masso ha colpito la parte di baita dove si trovavano zio Xavier, zio Pietro e nostro padre. Appena Marco ha visto quella roccia pronta a colpire la casa è corso dentro. Ha fatto in tempo a trovare zia Caterina ma non a trascinarla fuori. Sono rimasti entrambi coinvolti, ma zia Caterina in modo più grave" spiegò.
Non potei fare a meno di versare una lacrima, Marco si era ridotto in quello stato per salvare la vita a mia madre.
Dovette passare tutta la notte e tutto un altro giorno prima che il medico tornasse da noi "la situazione dei signori Plotnikov e di Pietro Moretti è quasi disperata. Li ho operati, ma non sono molte le probabilità che si salvino. Per quanto riguarda il signor Tommaso Moretti, è messo leggermente meglio degli altri, ha più probabilità di salvarsi ma è praticamente impossibile che possa tornare a camminare; quindi, se sopravviverà ci saranno novantanove probabilità su cento che rimarrà paralizzato dalla vita in giù. Infine, per quanto riguarda il ragazzo invece, ha tutte le ossa delle gambe e delle braccia rotte, per ora le ho ingessate, purtroppo sono in corso diverse infezioni e ha la temperatura corporea molto alta. Ho dovuto somministrargli degli antidolorifici molto forti e non posso iniettargli anche l'antibiotico. Quindi bisogna sperare che la febbre passi da sola e che il suo corpo regga fino a quel momento" ci spiegò.
Avevo il cuore in gola per la paura e vedevo che anche gli altri non erano contenti della notizia.
Mi avvicinai al medico "se mettete Marco nella stessa stanza dei miei genitori mi occuperò io di loro, così voi due potrete dedicarvi solo a zio Pietro e zio Tommaso" ma il dottore scosse la testa "mi dispiace Tisha, posso affidarti Marco tranquillamente, ma i tuoi genitori no, sono troppo gravi. Tu pensa solo a far sopravvivere il tuo amico , lascia i tuoi genitori e zii a me e Nicolò" fu categorico.
A malincuore mi diressi nella camera di Marco
Mi sedetti nella poltrona accanto al suo letto, presi uno degli stracci, lo immersi nellacqua ghiacciata e glielo misi sulla fronte.
Non potevo credere che avesse corso un tale rischio per me.
Guardai il suo volto arrossato dalla febbre altissima, mentre respirava in maniera affannosa e il sudore gli imperlava la fronte.
Era diventato proprio un bel ragazzo, questo era certo, eppure da quando ero tornata dal college non avevamo più parlato da soli a cuore aperto, era come se ci fosse una strana tensione che ce lo impediva.
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SPERDUTA NELLA NEVE
БоевикBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...