KEVIN

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Massimo prese un secchio d'acqua e lo gettò in faccia ad Alessandro per svegliarlo.

Sobbalzò quando si svegliò "dove cazzo sono?" chiese, sembrava davvero incazzato, mio padre lo guardò calmo, era entrato nel ruolo di boss, zio Pietro invece era esaltato dalla situazione "ciao Alessandro, un uccellino ci ha raccontato che tu sei il ragazzo di mia nipote" gli parlò calmo "sì e allora?" affermò senza paura "ecco, io mia nipote non la vedo serena e ho sentito che è stata colpa tua quello che è successo ieri" zio Pietro sorrise sadico "parli tu oppure dobbiamo usare metodi per costringerti?" sogghignò.

Non ebbe problemi a parlare "ho conosciuto Tisha il primo giorno che è venuta a scuola, sapevo che era diversa dalle altre ragazze Moretti e sapevo che ci doveva essere una ragione. Ho fatto ricerche sul suo passato prima di approcciarla e ho capito che voi non sapevate nulla di quello che le era successo prima" Pietro si avvicinò giocando con un coltello "come hai fatto a metterti con lei? Scommetto che lei non ti avrebbe mai considerato" Alessandro non cambiò espressione.

Sapevo che lespressione di mio padre e di mio zio facevano una paura tremenda, qualcun altro si sarebbe pisciato addosso ma si sentiva al sicuro, chissà perché "con le mie ricerche ho scoperto che non era più vergine, l'ho ricattata con questa informazione, le ho detto che nessun altro nella mafia l'avrebbe più voluta sposare visto che non era più vergine, che ero la sua unica possibilità, ed è evidente che è stata d'accordo con me" fece un sorrisino presuntuoso.

Vedevo che tutti facevano fatica a trattenersi e anche io feci molta fatica a trattenermi.

Zio Pietro prese un coltello e lo appoggiò sulla gola di Alessandro "te ne pentirai molto, tuo padre non ti aiuterà, non uscirai vivo da qui" gli ringhiò nell'orecchio.

Tornai in camera da Tisha subito dopo assieme a Pietro e mio padre, quest'ultimo aveva in mano una siringa con dell'eccitante "Kevin, adesso non parlare ok? Mettiti dall'altro lato e stalle vicino ma non spiccicare parola" annuii, mi misi seduto sulla sedia e le presi la mano.

Mio padre le iniettò l'eccitante.

Aprì gli occhi "dove sono?" chiese confusa, zio Pietro le sorrise rassicurante "sei a casa, stai tranquilla e Alessandro non potrà più farti nulla" vidi le sue labbra serrarsi "non mi ha fatto nulla" io le strinsi la mano per rassicurarla e mio zio sospirò "smettila di mentire, ci ha raccontato dei suoi ricatti, tu hai sbagliato a non dirci nulla" la rimproverò ma non severamente.

Vidi la paura impossessarsi di lei "c-cosa vi ha detto dei ricatti?" "ci ha detto che non sei più vergine e che credevi che nessuno ti avrebbe più voluta" la vidi fare un sospiro di sollievo ma il respiro le si mozzò in gola quando mio padre le chiese "Tisha sappiamo che non ci ha detto tutto, non gliel'abbiamo chiesto perché vogliamo saperlo da te, ma ieri sera abbiamo sentito tutto quello che ti ha detto Gary, credo che sia ora di darci delle spiegazioni".

Fece un sospiro "si, credo che ha questo punto sia necessario" la sua maschera perfetta si sciolse prima di iniziare a raccontare.

I suoi occhi si riempirono di lacrime "è vero che i miei genitori mi hanno abbandonata quando avevo tre anni, ma non mi hanno lasciato per strada, mi hanno portata in un orfanotrofio. Era un edificio abbastanza rovinato, dove venivano lasciati i figli di nessuno, le nullità, non rimasi molto triste, anche a casa la mia vita non era certo da sogno, spesso non mi davano da mangiare e ogni volta che ricordavo loro la mia esistenza erano botte, scopavano e facevano le loro fantasie sessuali dimenticandosi della mia presenza. Credevo che in quell'orfanotrofio avrei potuto trovare una nuova famiglia, una vita migliore ma il mio incubo era solo iniziato" iniziò.

Quello che disse dopo mi fece spaventare "persi la verginità a tre anni, il direttore si era preso una fissa per me e da allora ogni cosa che accadeva lì era colpa mia, di norma la punizione erano botte ma non per me. Quando succedeva qualcosa io venivo portata nell'ufficio del preside e passavo ore e giorni in isolamento in una gabbia nella sua camera, con lui che mi abusava ad ogni ora di ogni giorno. Nessuno sapeva cosa succedeva ma gli altri ragazzi non venivano più picchiati e quindi non si facevano domande, vedevano che tornavo solo con qualche livido e li era la normalità. Ogni notte lui veniva da me e si divertiva, cercavo di ribellarmi, di dimostrare che non mi piaceva, ma a lui non importava" nessuno di noi osò parlare interrompendo il suo racconto.

Fece un sospiro e continuò "quando avevo sei anni mi propose un patto, io gli avrei dato quello che voleva e lui mi avrebbe permesso a partecipare ai concorsi per le borse di studio, mi avrebbero consentito un accesso a buone scuole e un futuro lontano dal mio presente. Sapevo di non avere altra scelta così accettai, da quel momento non mi ribellai più e lui se ne approfittò ancora di più" fece un sospiro tremante trattenendo le lacrime ai ricordi dolorosi che le erano tornati in mente.

"Se non te la senti di continuare va bene" cercai di dirle ma lei si asciugò gli occhi "no, grazie Kevin, ho bisogno di finire adesso, altrimenti non avrò più la forza di farlo" mi fece un leggero sorriso prima di proseguire "quando ebbi dieci anni partecipai al concorso per studiare in una scuola prestigiosissima in Russia, la scuola in cui sono morti gli studenti diversi mesi fa, ovviamente non sapevo che si trattasse di un'accademia della mafia russa. Era una scuola segreta che creò il padre di zio Axel diversi decenni fa, frequentata da figli di mafiosi che la pensavano all'antica. Passai il test e mi guadagnai la borsa di studio, non ero mai stata così felice, la speranza che era sopita da tanto si riaccese e per la prima volta in vita mia avevo un futuro vero. Appena arrivai le mie speranze vennero subito deluse, il preside mi offrì un patto: avrei potuto diplomarmi in quella scuola e avere accesso ad un'ottima università, per avere i voti che mi meritavo da professori uomini e maschilisti ovviamente avrei dovuto offrirgli qualcosa in cambio e anche il preside voleva qualcosa da me. Oltre a questo, mi avrebbe usato come premio per incitare gli studenti ad avere ottimi voti, per ogni voto superiore al 4 avrebbero potuto avere un orgasmo con me e ogni studente con la media fissa del 5 avrebbe avuto accesso libero e illimitato a me. La porta della mia camera era apribile solo dall'esterno, aveva un tastierino apribile con il tesserino dei professori, direttore e gli studenti che avevano accesso illimitato. Coloro che avevano ricevuto un voto pari o superiore al quattro invece ricevevano un bigliettino con una password per aprirla che funzionava una volta sola. Se io avessi rifiutato non sarei più andata via dalla merda in cui ero cresciuta, così accettai, ovviamente un solo voto inferiore al 5 da parte mia sarebbe bastato a farmi espellere. Questa situazione si protrasse per quattro anni, i quattro anni più infernali della mia vita, quando non ero a scuola ci pensava il direttore dell'orfanotrofio a prendermi ogni secondo e quando ero a scuola ero continuamente usata come una bambola gonfiabile, nonostante questo mantenni una media del cinque per tutto il tempo che rimasi lì. Qualche mese fa però cambiò tutto. Passando davanti all'ufficio del preside sentii una conversazione tra lui e la mia guardia, sentii che non erano contenti del mio successo, pianificarono di uccidermi una settimana dopo facendomi stuprare a morte da tutta la scuola. Ero furiosa per il fatto che degli uomini d'onore si fossero rimangiati la parola, così decisi di farli fuori io. Pianificai la mia vendetta per tutta la settimana, avvantaggiata dal fatto che mi avevano concesso qualche giorno di pausa da tutto quel sesso. La settimana dopo, quando mi chiamarono in aula magna colpii. Non credo sia necessario spiegarvi come sono morti, Axel potrà dirvelo tranquillamente. Dopo tornai in orfanotrofio, con quella delusione credevo almeno che il direttore mi avesse detto la verità su quello che provava, che magari mi amasse davvero. Quello stesso pomeriggio però scoprii che lui sapeva come mi trattavano quelli, non aveva fatto nulla perché l'avevano minacciato di denunciarlo alla polizia per abuso di minore, non era un mafioso quindi non si sarebbe salvato da una condanna. Loro invece non avrebbero subito conseguenze in nessuno caso. La rabbia che provai in quel momento fu indescrivibile, decisi di vendicarmi anche di lui, ma non lo uccisi, decisi che farlo vivere per tutta la vita in una prigione dove i porci come lui venivano stuprati e picchiati era una punizione ben più crudele. Invece lo evirai, gli tagliai la lingua e mandai le prove dei suoi crimini alla polizia, poi scappai dalla finestra. Una volta nel bosco mi tolsi i vestiti e li sporcai del mio sangue facendo credere a tutti che mi avessero divorata i lupi. Non credo che Alessandro abbia scoperto tutto questo, lui sapeva solo che mi avevano usata come puttana nella scuola russa, credo non credesse nemmeno al mio coinvolgimento nella morte di tutte quelle persone, per lui io mi ero solo approfittata della strage per scappare. Quando mi avete trovata in Siberia stavo scappando ma ho sottovalutato il freddo e la fame e sopravvalutato la mia forza" detto questo tacque.

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