TISHA

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Proprio in quel momento entrò il capo, per la prima volta era scuro in volto "bene, vediamo di concludere qualcosa bellezza, sono tre settimane che ti chiediamo le stesse cose, ma non collabori per niente" non lasciai lo sguardo del mio aguzzino "e non collaborerò mai, la mia intera vita l'ho dedicata alla mia famiglia, non ho intenzione di tradirli!" dissi con enfasi, nonostante la mia voce fosse debole.

Scoppiò a ridere "eppure se loro ti avessero cercato dopo la morte dei loro genitori tu non saresti quello che sei adesso, avresti vissuto una vita felice, da principessa della mafia" sorrisi provocante "hai detto bene, se io non avessi fatto la vita che ho fatto sarei una persona diversa, ma ti sfugge un piccolo dettaglio" vidi il suo sorriso spegnersi e il mio si acuì "io non voglio essere una persona diversa, le sfide che ho dovuto affrontare mi hanno resa più forte, così come questa prigionia, quando tornerò a cercarti sarò molto più forte di come sono ora, ti stai scavando la tua fossa con le tue mani" usai sempre un tono calmo e controllato.

Mi guardò furbamente "credi ancora di uscirne viva? Guardati, non riusciresti nemmeno a strisciare al momento" non abbassai lo sguardo "la mia famiglia mi verrà a salvare!" affermai sicura, ma lui non tentennò "povera mocciosa ingenua, credi davvero che lo faranno? Sei qui da più di un mese, eppure nessuno è ancora arrivato, forse ti hanno mandata in missione per sbarazzarsi di te" mi sussurrò all'orecchio come un serpente.

Non cambiai espressione, così lui continuò "perché dovrebbero venire a salvarti? Sei una puttana, questo è risaputo, sei stata violata, scopata, posseduta da moltissime persone e, per quanto tu continui a dire che non avevi altra scelta non è così. Hai acconsentito a cedere il tuo corpo al direttore per poter studiare in scuole prestigiose. Hai acconsentito a diventare la puttana della scuola in Russia per avere un futuro. Le puttane sono quelle che vendono il proprio corpo per ottenere qualcosa in cambio" mi mise una mano sul seno e lo strinse possessivo "per la malavita le puttane non hanno valore, sono solo oggetti da fottere, su cui sfogarsi. Questo tu sei ora e sarai sempre, un oggetto, che ti usino per scopare o per uccidere conta poco" continuò a parlare mentre mi succhiava il seno.

Mi sforzai di rimanere calma "anche se così fosse non mi importa, hanno bisogno di me, io sono l'unica così, mi verranno a salvare!" mentre la mano continuava a stringermi il seno l'altra mi afferrò il mento, la sua voce si abbassò e avvicinò le sue labbra alle mie "è dolce vedere quanto tu sia ancora ingenua. Anche se non esiste un altro oggetto con la stessa funzione si può sempre ricostruire da capo, scommetto che proprio in questo momento stanno addestrando unaltra mocciosa a prendere il tuo posto e che, quando ti uccideremo ci ringrazieranno per averti tolta dai piedi" poi mi baciò ficcandomi la lingua in gola.

Si allontanò da me "ma ora è il momento di collaborare bambina mia, ti faremo le solite domande, tu vedi di dire la verità e potremmo anche decidere di ucciderti e porre fine alle tue sofferenze se ce lo chiedi gentilmente" si girò verso di me e mi chiese "come mai sei qui?" non risposi per l'ennesima volta, poi mi fece la seconda domanda "dicci tutto quello che sai sulla mafia italiana, le tecniche e i segreti più nascosti" ma io sputai a terra "non ti risponderò, così come non ho mai fatto" dissi gelida.

Si avvicinò sospirando al tavolo e prese una specie di gabbia di metallo.

Me la infilò in testa ficcandomi una specie di pezzo di metallo in bocca.

Strinse anche di più il collare, respiravo ancora ma con più difficoltà "da ora in avanti terrai sempre quello strumento in bocca, percepisce il dolore e all'interno del pezzo che hai in bocca ci sono delle punte affilate come rasoi, più dolore sentirai, più queste diventeranno lunghe, trafiggendoti il palato, inoltre, a meno che non le accorciamo noi, rimarranno di quella lunghezza" mi annunciò.

Prese una siringa "questa è una neurotossina che ti bloccherà i movimenti, non potrai più muovere nessun muscolo del corpo, nemmeno gridare" mi spiegò ancora, sapevo cos'era, l'avevo usata anche io su dei prigionieri.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora