Strinsi a me il corpo addormentato di Tisha.
In quel mese avevo pensato a lei molte volte e ogni volta che Kevin mi aveva comunicato che non c'erano stati miglioramenti il mio umore sprofondava.
Sapevo che la notte adorava arrampicarsi su un albero oppure sul tetto a guardare le stelle e a riflettere, così appena avevo visto il coltello scintillare alla sua cintura avevo capito tutto.
Decisi di doverle mostrare il mio sostegno un'altra volta perché non sembrava che la sua famiglia fosse in grado di farlo.
Avevano paura di scoprire di essere colpevoli del suo stato e così si limitavano a non guardare, erano quattro anni che lo facevano.
Erano faccende di famiglia quindi non ci avevo mai messo becco prima di allora, tranne se si trattava di fare da mediatore tra lei e Kevin.
Quella volta però feci un'eccezione, altrimenti a rimetterci più di tutti sarebbe stata lei e non potevo permetterlo.
Quando le dissi che non l'avrei fermata dicevo sul serio, dovevo lasciarle la possibilità di scegliere, altrimenti sarebbe suonata come un'altra imposizione e sapevamo tutti che Tisha Plotikov non era affatto il tipo da sopportare imposizioni.
Mentre la stringevo forte mi salirono le lacrime agli occhi, non l'avevo mai vista così fragile e mi spezzava il cuore lo stato in cui verteva.
Era sempre stata quella forte del gruppo, sapevo che nascondeva una parte di sé ma non potevo certo immaginare che quella parte fosse una disperazione tale.
Nessuno aveva detto a Kevin, ai suoi fratelli e ai suoi cugini cosa fosse realmente successo a Tisha durante la prigionia; quindi, ovviamente nemmeno io ne ero a conoscenza, ma era stato qualcosa che l'aveva fatta a pezzi.
Durante l'anno che era passato dalla sua guarigione a quando l'avevo trovata alla casetta l'avevo vista riprendersi, non pensavo che sarebbe mai stata tanto distrutta da ricorrere alla droga.
Non ricorreva mai ad eccessi, non fumava, non beveva alcolici e mangiava in modo perfettamente sano, anche se con una dieta ricca di carboidrati e proteine visti i suoi allenamenti.
Solo adesso capivo perché, quella ragazza si era convinta di avere un valore solo come soldato o come puttana e in entrambi i casi il fisico era molto importante, aveva lavorato allo stesso modo sia alle sue abilità di seduzione che a quelle di combattimento per cinque anni.
Era raro che facesse altro, oltre a studiare e allenarsi, con noi giocava ai videogiochi e ci addestravamo assieme, mangiavamo e a volte condividevamo delle lezioni.
Quando la giornata finiva era sempre esausta e dubitavo che avesse le energie per riflettere sulle implicazioni dovute al suo passato.
Passava pochissimo tempo con le sue cugine e le sue zie perché voleva concentrarsi sull'addestramento.
Vederla dormire beatamente tra le mie braccia mi fece fare un leggero sorriso.
Le accarezzai una guancia, era bellissima, nonostante le moltissime cicatrici era splendida.
I capelli neri ora erano ridotti ad una zazzera cortissima ma le stavano benissimo comunque, inoltre ero sicuro che sarebbero ricresciuti in un attimo.
Le palpebre calate mi impedivano di vedere quegli occhi azzurri come il ghiaccio, nonostante fosse evidente lo scudo emotivo che ci aveva calato sopra non erano mai veramente duri e gelidi, almeno quando stava con noi.
C'era sempre una punta di umorismo e divertimento.
In quel momento mi sentii strano, non sapevo cosa significasse ma mi piaceva che le mie parole avessero quell'effetto su di lei, era come se desse loro più importanza di quanta ne desse a quelle di chiunque altro.
Kevin aveva ragione, sono stato interessato a Tisha dal primo momento in cui l'ho vista perché aveva qualcosa di diverso dalle ochette che mi giravano sempre attorno, però solo come amica.
Solo adesso che mi rendevo conto di quanto fosse fragile in realtà la guardavo con occhi diversi.
In quel momento capii che, anche se avesse passato la vita a fare le stesse identiche cose delle altre ragazze non sarebbe mai stata come loro.
La sua anima era rotta, era stata mangiata, masticata, sputata e poi di nuovo mangiata.
Questa sua capacità di essere empatica senza diventare sdolcinata o eccessivamente appiccicosa era ciò che la rendeva diversa.
Mentre la guardavo le lasciai un piccolo bacio sulla fronte "non vedo l'ora che tu guarisca, voglio davvero conoscere la vera te" le sussurrai.
La tenni stretta per tutta la notte scaldandola con il mio corpo.
Appena i raggi del sole ci illuminarono i suoi occhi si schiusero "ben svegliata dormigliona" la salutai sorridendo, vedevo che era stordita a causa delle emozioni della notte prima così le indicai la mia schiena "sali, ti porto di nuovo in casa" non si oppose, dubito avesse anche solo le forze per parlare, si aggrappò alle mie spalle e ci riportai al sicuro.
Appena fummo lì e io mi stavo dirigendo giù dalle scale mi afferrò il braccio "aspetta Marco" mi voltai verso di lei e la vidi rossa dalla vergogna "ecco potremmo evitare di dire di questa notte alla mia famiglia?" annuii "certo, fingeremo che mi sono intrufolato per vederti e che ti ho parlato nella cella" l'assecondai e lei mi sorrise riconoscente prima di scendere le scale.
Quando arrivammo l'accompagnai dentro alla stanza "se vuoi rimango con te" le offrii "posso starti vicino quando parlerai con i tuoi genitori e i tuoi zii" ma lei scosse la testa "no grazie Marco, devo affrontare questa cosa da sola e poi devi per forza tornare nella camera che avresti dovuto occupare questa notte, preferisco che non sappiano che ci siamo visti, in fondo dovevo rimanere isolata" annuii di nuovo "d'accordo, mi raccomando, fatti coraggio, vedrai che andrà tutto bene" la rassicurai.
Salii di corsa su per le scale e tornai nella camera degli ospiti che mi avevano assegnato.
Mi levai i vestiti e mi misi a letto, però non presi sonno, mi rigirai nel letto per ore ripensando a Tisha, a quello che mi aveva raccontato e alla sensazione di stringerla mentre dormiva.
Qualche ora dopo rientrai a casa mia e mia madre mi sorrise "ciao, com'è andata la festa ieri sera?" mi chiese sorridente, non riuscii a fingere che fosse andata bene, ormai stare con i miei amici senza Tisha era strano per tutti visto che era sempre con noi lo "sai, senza Tisha non è così divertente" risposi mesto.
Mia madre aveva una sensibilità unica, sapeva sempre quando c'era qualcosa che non andava, mi fece segno di sedermi accanto a lei "Marco, ho sempre avuto la sensazione che tu tenessi molto a Tisha, sei sempre stato un ragazzo gentile con tutti ma lei è l'unica ragazza con cui tu abbia mai fatto davvero amicizia, sai che non devi trattenerti con me, non mi scandalizzo certo" il suo tono era dolce, come quando da bambino mi convinceva a parlarle degli incubi che facevo.
Sospirai, era impossibile nasconderle le cose "da quando è tornata a casa la notte faccio spesso incubi e ancora di più dopo che l'ho trovata un mese fa in fin di vita. Ieri sera l'ho vista sul tetto e le ho parlato, mentre la facevo sfogare e dormiva tra le mie braccia mi sentivo strano" le confessai.
Mia madre sorrise ancora di più "sai, credo che tuo padre potrebbe darti ottimi consigli quando tornerà a casa, se vuoi sapere la mia mi piace Tisha, ma ho percepito subito un fondo di tristezza dentro di lei quando l'ho conosciuta. Ti posso dire solo una cosa: fai attenzione, se deciderai di fare in modo che conti su di te poi non potrai più tornare indietro. Quella povera ragazza è stata abbandonata praticamente da tutti, lasciata a sé stessa, se deciderai di diventare qualcosa di più di un amico poi non potrai più abbandonarla perché le spezzeresti il cuore. Inoltre, non potrai perdere la pazienza con lei, né essere brusco. In questo momento è fragile e se tu dovessi fare qualcosa di sbagliato potresti romperla del tutto, a quel punto per lei sarebbe davvero finita" mi mise in guardia.
Lo sapevo, l'avevo percepito anche io tutto quello che diceva lei, scrollai la testa "adesso non è il caso di pensarci, prima dovrà guarire e riuscire a trovare una nuova ragione di vita da sola, poi si vedrà" non poteva interfacciarsi con noi altri se ancora non riusciva a sopportare sé stessa, sarebbe stato un processo lento e difficile, per adesso gli sarei stato vicino come amico, avrei avuto tempo per capire cosa fosse quella strana sensazione che provavo con lei.
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SPERDUTA NELLA NEVE
AksiBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...