TOMMASO

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Guardai mio fratello "mi sembra strano che non sia ancora riuscita ad introdursi li" dissi, Pietro annuì "hai ragione, se entro due giorni non ci contatterà dovremmo prendere in considerazione l'idea di andare a controllare".

Dopo che il tentativo di contattarla fallì e mio figlio fu uscito sospirai tirando la testa indietro "dovrò inventarmi una scusa per la famiglia Smith, non possono sapere che l'obbiettivo era quello di spiarli" Pietro fece spallucce "perché non gli dici semplicemente che la ragazza voleva fare qualche giorno di vacanza a New York? È una meta molto diffusa per le vacanze" annuii, forse era la scelta migliore, tanto le ragazze non venivano mandate in missione di solito, così non si sarebbe insospettito per nulla.

Presi il telefono e digitai il numero di telefono, purtroppo non ricevetti risposta, lasciai un messaggio in segreteria in cui gli chiedevo di contattarmi quanto prima perché dovevo chiedergli una cosa urgente.

Mio fratello mi mise una mano sulla spalla e mi sorrise "vedrai che andrà tutto bene, Tisha è forte e saprà cavarsela" mi rassicurò.

Nei giorni successivi vedevo Kevin diventare sempre più nervoso, rischiava di fare cazzate anche con i compiti più semplici, così l'avevo esonerato per un po'.

Finalmente dopo tre giorni riuscii a contattare Smith "Moretti, è un piacere sentirti, ho sentito i tuoi messaggi, non sono proprio riuscito a contattarti prima, di che cos'hai bisogno?" mi chiese, non gli credevo per nulla ma dovetti trattenermi "volevo avvisarti che una delle figlie dei miei sottocapi è partita per New York tre settimane fa, da allora non ci ha più contattati, ho intenzione di mandare lì cinque dei miei soldati per cercarla" dissi freddo.

Il suo fratello minore Erik aveva sposato Erika ed era davvero un bravo ragazzo, ma il fratello maggiore e capo della famiglia non era qualcuno con cui avrei mai abbassato la guardia.

Dopo qualche secondo, mi chiese "come mai è venuta nel mio territorio?" gli risposi tranquillamente "per una vacanza, voleva stare lì per un mesetto per visitare la grande mela, sai come sono le ragazze, amano fare shopping" sghignazzai.

Lui ridacchiò "io non ho problemi ad avere cinque dei tuoi soldati nella mia città, basta che non combinino casini" con le parole successive feci partire una velata minaccia "sono contento di sentirlo, inutile dire che se scoprissi che l'avete presa voi le conseguenze sarebbero gravi" sentii il suo tono irrigidirsi, ma percepii onesta nelle sue parole "onestamente non vedo motivi di far partire una guerra per la figlia di un sottoposto, in generale non mi va di iniziare ostilità senza una valida ragione e non c'è una valida ragione, d'altronde c'è un oceano a separarci e poi il mio fratellino ha sposato tua nipote, questo fa di noi degli alleati" feci un sospiro di sollievo, probabilmente la soffiata che avevamo ricevuto era errata.

Ci scambiammo qualche altro convenevole e poi chiusi la telefonata.

Andai immediatamente in salotto dove c'erano Kevin, Vittorio e i loro amici "ragazzi, preparatevi, ho ricevuto l'ok, partite tra poche ore, non portatevi cose pesanti, userete un aereo normale per non dare nell'occhio, non portatevi molto, starete via pochi giorni" annunciai.

Essendo soldati addestrati scattarono subito ai loro posti a fare le valigie.

Qualche ora dopo una macchina li portò all'aeroporto.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora