Ero nel mio beato oblio, interrotto solo di tanto in tanto da ricordi del passato.
Ricordi bui e dolorosi, non sapevo quanto tempo fosse passato ma il mio cervello non pensava e io non sentivo nulla, era una pace bellissima.
Lentamente però tornai a recepire il mondo attorno a me, non potevo ancora svegliarmi ma fui di nuovo consapevole del mio corpo, non avevo più la febbre, ero ancora sfinita e intorpidita ma non sentivo più tutto il dolore di prima.
Non volevo che succedesse, non volevo svegliarmi o sopravvivere, non sarei riuscita a sopportare altro dolore.
Lentamente e inesorabilmente qualcuno mi stava strappando a quella dolce oscurità, i pensieri tornarono nella mia testa, i ricordi delle parole e di quello che avevo appreso sulla mia famiglia ricominciarono a soffocarmi.
Ero sicura che non fossero venuti loro a salvarmi, probabilmente non mi avevano nemmeno cercata.
Purtroppo, ad un certo punto fui costretta ad aprire gli occhi.
Il primo viso che vidi fu quello di Nicolò "Tisha! Finalmente ti sei svegliata!" mi guardai attorno confusa con la vista un po' sfocata "d-dove sono?" chiesi con la gola che doleva per la mancanza di uso "da quanto sono qui?" chiesi di nuovo.
Mio cugino si sedette accanto a me "sei qui da un mese, finalmente ti è passata da febbre, tra poco posso toglierti gli ultimi punti" mi spiegò.
Cercai di ricordare cos'era successo un mese prima "quindi siete venuti voi a salvarmi?" mi guardò male "certo! Credevi che non saremmo venuti?" mi chiese offeso, ma io non accettai il suo tono "dopo un mese e mezzo avevo smesso di credere che sareste riusciti a salvarmi" ebbe almeno il buon gusto di arrossire.
Si grattò la nuca "ci dispiace di aver fatto così tardi. Ora devi riposare, quando ti sarai ripresa un pochino gli altri potranno venire a trovarti" disse dolcemente, ma io scossi debolmente la testa "vorrei vedere subito Kevin, per favore" sussurrai.
Nicolò sospirò "d'accordo, ma potrà stare poco chiaro? Non devi stancarti" annuii e mandò un messaggio.
Dopo meno di dieci minuti Kevin entrò nella stanza.
Appena mi vide si fiondò su di me e mi abbracciò forte "Tisha, per fortuna ti sei svegliata" vidi che stava piangendo "perché piangi?" gli chiesi piano.
Si asciugò le lacrime "mi dispiace per quello che ti ho detto prima della tua partenza! Non lo pensavo davvero, ero solo frustrato e ubriaco, mi dispiace moltissimo!" si scusò, non sapevo cosa pensare, per settimane le sue parole mi erano rimaste nella testa distruggendomi a poco a poco.
Distolsi lo sguardo "no, avevi ragione, sono stata stupida e irresponsabile, non avrei dovuto farlo" sussurrai, vidi uno sguardo stranito nei suoi occhi ma Nicolò gli fece cenno di non iniziare una discussione, così mi accarezzò i capelli "va tutto bene Tisha, ora sei a casa al sicuro" non riuscivo a guardarlo negli occhi.
Non riuscivo perché avevo capito di essermi davvero comportata come una puttana ed era doloroso fare i conti con il senso di colpa, non mi ero mai sentita così.
Quando avevo ucciso quelle persone pensavo sinceramente che se lo fossero meritato così non mi ero mai sentita in colpa.
Iniziò a parlare di cos'era successo mentre ero incosciente e mentre ero via ma non lo ascoltavo davvero, rimuginavo sul fatto che fossero venuti a salvarmi, sul perché fossero venuti, il fatto che fossero venuti voleva dire che quello che aveva detto l'uomo non era vero? Perché erano venuti? Perché quello si era impegnato così tanto a distruggermi? Non capivo più nulla, ero confusa.
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SPERDUTA NELLA NEVE
ActionBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...