BLAKE

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Il mio piano aveva dato i suoi frutti, la mocciosa era sempre più stanca, il suo corpo si stava indebolendo sempre di più, ormai era ora di attuare la seconda fase.

Ero contento di questo perché avevo già dovuto sborsare molti soldi alla famiglia mafiosa per i danni arrecati alle loro puttane dai miei combattenti.

Quel business rendeva bene ma comunque non mi andava più di versare soldi a quegli stronzi.

Ripensai ai giorni trascorsi a picchiare la ragazzina per ogni scontro perso, non aveva gridato, per quanto forte l'avessimo frustata, non piangeva, aveva una sopportazione al dolore davvero fuori dal comune.

Avrebbe potuto dipendere dal suo allenamento come combattente, ma non ne ero sicuro, sentivo che mi nascondeva qualcosa e per farglielo sputare fuori dovevo cambiare metodo, le semplici percosse fisiche non avevano effetto su di lei.

Il medico mi aveva confermato che non sarebbe più riuscita a camminare da quel momento in poi.

Era il momento che aspettavo.

Mandai un messaggio a Larry di raggiungermi "dai andiamo, tra non molto potremo divertirci" gli dissi, mi sorrise malizioso "non vedo l'ora capo" rispose.

Uscimmo dallo studio e ci dirigemmo nella cella della ragazzina.

Aprii la porta e la vidi rannicchiata nel dormi veglia sul materasso.

Il mio vice si avvicinò a lei con una siringa e la narcotizzò senza problemi.

Poi chiamai un uomo che se la caricò in spalla e la portò in un'altra cella.

Avevo avuto la sensazione che, se fosse stata in forze avrebbe potuto scappare facilmente, per questo le avevo fatto dare la metà delle razioni normali di cibo e acqua per una persona adulta.

Entrammo in una cella come la prima, solo che era un po' più grande, catene pendevano ovunque, anelli e anche tantissimi strumenti in legno e metallo arrugginito.

Quella stanza era il luogo dove portavo le ragazzine che dovevano essere vendute come puttane, lì venivano aperte completamente e sverginate, se lo erano, poi venivano consegnate all'acquirente con tanto di fiocco e pronte all'uso.

Purtroppo, era tutto arrugginito perché non avevamo più avuto puttane da vendere per due anni.

Tutte le donne che combattevano per me rendevano con i combattimenti quindi non avevo avuto necessità di venderle.

Sapevo che i combattenti amavano usare oggetti danneggiati o non sicuri per la puttana che scopavano.

Amavano sentire urla di dolore e vedere il sangue che scorreva.

Che un oggetto di legno si lasciasse delle schegge dietro per loro era bellissimo.

Feci cenno all'uomo di incatenarla al soffitto e di bendarle gli occhi, una volta che l'ebbe fatto le infilai un dito dentro per verificare, non era vergine, era molto stretta ma non così tanto da essere vergine.

Mi leccai le labbra "sarà divertente piccolina, non per te ovvio, ma per tutti gli altri si" le accarezzai una guancia e feci cenno alla guardia di lasciarmi solo con lei.

Le stracciai la divisa da combattimento che ancora indossava e osservai il suo corpo.

Il seno era grande e pieno, i fianchi larghi, ma la vita era stretta.

Un corpo robusto, ben bilanciato, la pelle color del latte era arrossata solo dalle ferite delle frustate.

Però era evidente che gli ultimi giorni l'avessero indebolita, i muscoli delle braccia e delle gambe erano sfiniti e frustrati dalla cattiva alimentazione e dalle percosse.

Il suo viso era bellissimo, anche se riportava molti tagli, lividi ed ematomi.

Non ero contento però, dopo una settimana simile la maggior parte delle ragazze sarebbe stata ridotta peggio; invece, lei aveva ancora l'aspetto di una ragazza forte, non era traumatizzata e questo non mi piaceva.

Adoravo quando le ragazze tremavano e piangevano spaventate da me, mi faceva sentire molto forte e potente e gonfiava il mio ego.

Per far si che anche quella mocciosa si riducesse in quello stato ci sarebbe voluto di più, molto di più.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora