TISHA

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Ero piegata a novanta gradi sulla scrivania di Alessandro, il suo cazzo si muoveva dentro di me, una sua mano mi stringeva il culo mentre l'altra mi tirava i capelli "cazzo, sono mesi che ti scopo eppure è sempre ugualmente bello, sarai perfetta come moglie" poi mi tirò contro il suo petto stringendomi un seno fino a farmi male.

Ogni colpo mi faceva sempre più male, non riuscivo a spiccicare parola mentre mi scopava, mi uscivano solo gemiti, all'improvviso mi fece ricadere sulla scrivania, uscì da me e mi venne sulla schiena "cazzo, solo tu mi fai sborrare così bene" grugnì soddisfatto, ero ricaduta nel solito incubo, a farmi usare da qualcuno che odiavo per non perdere qualcosa o qualcuno a cui tenevo.

Mi portò sul letto e mi fece sdraiare "ora devo studiare, vedi di fare la brava o dopo dovrò punirti" tirò fuori delle manette e le usò per legarmi sia mani che piedi ai pilastri del letto a baldacchino.

Tirò fuori altri due pezzi di cuoio con qualcosa attaccato "non voglio sentire neanche un gemito da parte tua" mi legò la prima attorno alla testa, aveva una pallina che mi finì in bocca soffocando ogni mio gemito, poi mi legò una specie di mutandina di cuoio con un pezzo di metallo attorno alla vita, il pezzo di metallo finiva proprio sopra il mio clitoride.

Prese una specie di telecomando, si mise le cuffie e attivò la musica, la sentivo fuoriuscire leggermente, si sedette alla scrivania, mi mostrò il telecomando mentre premeva un bottone e il pezzo di metallo sopra al mio clitoride iniziò a vibrare sempre più forte, sentivo l'eccitazione crescere sempre di più ma non potevo superare il limite visto che il vibratore non era sufficientemente potente.

Mi lasciò in quella condizione per ore, sentivo le lenzuola bagnarsi e mi contorcevo nel tentativo di alleviare la tensione, Alessandro non avrebbe potuto sentirmi comunque a causa della musica.

Era ormai sera quando Alessandro finì di studiare "molto bene, ho finito, tu come sei messa qui?" mi palpò il davanti delle mutandine e osservò il mio viso arrossato e sudato, mi tolse il cinturino dal viso liberandomi la bocca, non lo supplicai e mi morsi il labbro, non gli avrei dato quella soddisfazione.

Sogghignò al vedere la mia resistenza "sei stata brava" si complimentò, mi liberò le gambe e mi strappò via le mutande di pelle, poi si issò le mie gambe sulle spalle e spinse dentro di me con forza "porca puttana piccola, sei fradicia" strinse le mani attorno ai miei seni e iniziò a scoparmi.

Dopo qualche colpo mi slegò le mani, mi girò sulla schiena e legò nuovamente le mie mani, mi infilò una mano dentro alla figa, usando i miei liquidi per bagnarla "ora ci divertiamo bellezza" avvolse i miei fianchi con una mano e mi penetrò davanti "non ho ancora finito con te" poi ficcò la mano bagnata dei miei liquidi nel culo, non gridai, non ne avevo motivo perché non era la prima volta che mi penetrava lì.

Mi scopava con tutta la cattiveria di cui era capace, la sua bocca mi lasciava succhiotti ovunque, tolse il cazzo da dentro di me solo per infilarmelo nel culo e vermi li dentro, in contemporanea venni anche io con un grosso schizzo, il suo sperma colò sulle cosce tanto ne aveva scaricato dentro di me "sei stata brava, ti sei meritata l'orgasmo" libera dalle catene mi sedetti "certo, come vuoi tu, è quasi ora di cena, è meglio se mi do una ripulita" ma ovviamente non mi lasciò andare in doccia da sola.

Quaranta minuti e quattro orgasmi dopo da parte di Alessandro finalmente scendemmo a cena, come ogni volta che eravamo in pubblico mi aveva obbligato a mettere un vibratore dentro le mutande, trovava divertente attivarlo durante la cena e vedermi fingere indifferenza per poi fottermi come una bestia ovunque ci fosse un posto dove appoggiarmi, biblioteca compresa.

Una volta aveva rischiato grosso facendolo davanti ai miei cugini ma ero riuscita ad allontanarmi fingendomi infastidita dalla loro possessività.

Non ne potevo più di quella vita, riuscivo comunque ad avere voti alti ma volevo tornare ad essere libera, volevo tornare a scherzare tutto il giorno con i miei amici; invece, adesso potevo stare con loro solo quando Alessandro doveva studiare.

SPERDUTA NELLA NEVEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora