Avevo ascoltato la storia dei miei genitori, anche se non riuscivo a giustificarli in alcun modo non volevo che nella mia nuova vita ci fosse spazio per rancori o dolore.
Quando finimmo di parlare nessuno di noi sapeva cosa dire.
Zio Tommaso entrò nella stanza "Tisha, ho bisogno di parlarti nel mio ufficio" annuii e lo seguii fino a quella stanza.
Appena ci fummo accomodati lui si schiarì la gola "allora, hai detto di voler guarire e io voglio aiutarti. Per farti guarire credo che sia un bene per te affrontare una nuova sfida, una sfida che ti permetta di concentrarti su qualcosa e di vivere una vita normale per un po'" iniziò a parlare, non sapevo dove volesse andare a parare il suo discorso.
Lo lasciai continuare senza interromperlo "mi ricordo che ti piaceva parecchio studiare, così ho pensato che tua cugina Erika che vive in America, vicino alla Preston University, con suo marito e i suoi figli, potrebbe ospitarti" mi raccontò.
Ricordavo la mia cugina più grande, anche se ci avevo passato poco tempo, si era sposata due anni dopo il mio arrivo con il fratello più giovane del boss che li aveva aiutati a salvarmi dalla mia prigionia.
Non sapevo come vivevano e l'avevo vista molto poco in quei tre anni che erano trascorsi.
Mio zio mi guardò esitante "non lo dico perché voglio mandarti via sia chiaro, ma qui sei troppo vicina a tutto il nostro mondo, andando lì potrai laurearti in pace, passare del tempo con tua cugina per conoscerla un pochino meglio e vivere per un po' come una diciannovenne qualunque" si avvicinò a me e mi mise le mani sulle spalle "prenditi questi quattro anni per vivere libera come non hai mai potuto fare, quando ti sarai laureata potrai tornare qui e decidere con calma del tuo futuro, tua cugina e suo marito sanno che esci da un periodo complicato e ti aiuteranno ad uscirne e poi noi ci sentiremo in videochiamata tutte le sere. Ti prometto che non sarai sola" era serio e potevo vedere la sincerità nei suoi occhi.
Vedevo che era difficile per lui lasciarmi andare così lontano, ma in fondo laurearmi era sempre stato il mio sogno e quella era una delle università più prestigiose al mondo.
Avrei potuto trovare la mia strada e vivere spensierata per un po' guarendo dalle mie ferite.
All'improvviso mi vennero in mente i miei amici "e Kevin, Vittorio e gli altri?" chiesi.
Mi guardò tristemente "vorrei poterli mandare con te ma credo che sia meglio di no, sono nostri soldati e ci servono, frequenteranno l'università qui a Roma. Inoltre, vorrei davvero che legassi di più con le tue cugine, per questo ho deciso che con te verranno anche Nadia e Laura. Ti sentirai meno sola se sarai con loro e ti aiuteranno a svagarti" annuii comprensiva.
I ragazzi non avrebbero fatto altro che ricordarmi la mia vecchia vita, inoltre anche a me dispiaceva di aver trascurato le ragazze.
Avrei potuto comunque giocare ai videogiochi con loro online, non li avrei certo trascurati anche se non ci saremmo visti per quattro anni.
Sapevo di averne bisogno, per la mia sanità mentale.
Guardai mio zio negli occhi e vi lessi tutta la sua preoccupazione per la mia reazione "capisco zio e mi sta bene, ancora non so cosa potrei voler fare ma appena ci avrò pensato ti farò sapere, te lo prometto" gli assicurai.
Dopo il nostro colloquio tornai a stare nella mia vecchia stanza, avrei avuto ancora parecchi momenti difficili prima di riuscire a superare la mia dipendenza ma mio zio non mi proibì più di usare la palestra, anzi, mi incoraggio ad andarci quando avessi sentito l'impulso di farmi, di sicuro era un modo più salutare di consumare quell'energia repressa.
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SPERDUTA NELLA NEVE
ActionBuio. Vedo davanti a me solo oscurità macchiata da chiazze rosso cremisi e contornata da una sensazione di dolore e umiliazione. Tisha ha tre anni quando viene mandata in un orfanotrofio dai suoi genitori, fino a quel momento ha conosciuto solo dolo...