Queste grandi foglie
Giungono fino all'erba
Non trasmettono ombre
Siamo in uno stato d'emergenza.Dio ti prego falla finire,
Questa tempesta notturna,
Sulle finestre colpi di pistola,
E il vento crudele sui campi e sulle vie.Ero nel mio letto fragile e duro,
Con la testa sotto la sottile coperta,
Chiamavo mia madre ed urlavo,
Avevo paura che la bufera avrebbe distrutto casa.Prima un soffio di vento
E poi l'inferno dell'aria,
Il cielo era un uomo ubriaco
Che ha gettato dolore nella mia terra.Mia madre si è alzata con spavento,
È subito corsa a chiudere le finestre,
Dal caldo che faceva siamo finiti allo sgomento,
L'hanno spostata all'indietro le brezze abuliche.La luce di conseguenza è fuggita
Dal buio totale che ci ha invaso,
È andata a nascondersi in una torcia
Che abbiamo messo in mezzo al corridoio.Le ombre sui muri nuvole piatte
Sui quadri e sulla pittura delle pareti,
Fuori a tratti appariva un maldestro chiarore,
Che faceva sorgere gli echi dei suoni irrequieti.È durato più o meno tre minuti,
Poi ho sentito che si allontanava
Quella sorta di frusta che feriva ciò che beccava,
E che non ha dato spazio ai nostri respiri.Quanto avrei voluto una ragazza accanto,
Ci saremo abbracciati e avrei condiviso la paura,
Non avremmo risolto un bel niente di fronte al disastro,
Ma il nostro amore sarebbe stato per la folle ansia una cura.Ho capito come si sente un marinaio
Quando le vele sono vittime delle onde,
Ho visto come si sente un essere di Tromsø,
Che in tre mesi subisce il buio, tranne il sole.Ho aperto bocca urlando senza voce
"Dio mio perché fai questo di atroce",
L'uomo sì d'accordo che ha peccato,
Ma la storia di una frazione perché la rendi un ossario.La mattina dopo mi sono svegliato,
Non ho ripensato subito al fattaccio,
C'era un'aria fresca e fuori il sereno,
Ma era una luce pallida con un sorriso vuoto.Pulito e nemico questo vento,
Che sembra quasi dar fastidio,
E come fanno questi uccelli
A cantare calmi con la bassa a brandelli.Ho aperto le finestre
Una boccata di assurdità
Il giardino era spettinato
E passavano piano le automobili.La società ritornava ad essere solidale,
Carriole e camion riunivano i volontari,
Per calcolare gli enormi danni e gli ostacoli riparabili,
Affinché il mondo potesse continuare.Sull'erba buste, cartacce e rami,
Di fianco al garage un lampione esanime,
I bidoni dell'immondizia davanti al vigneto
Dentro al quale la plastica era la nostra sfortuna.Gomme di auto sul marciapiede,
Tagliato di verde sopra le strade,
Un albero stanco è svenuto sul percorso,
Circondato dai delimitatori ed un filo bianco e rosso.Sa di acqua sporca l'ossigeno stamattina,
Al parco il tendone il sacco di una cornamusa sgonfia,
I fili ed i pali della luce avevano i polsi tagliati,
I tetti delle case dalla burrasca sono stati spezzati.Sono andato dal barbiere all'ora meridiana,
La mia barba la rete storta di un pollaio,
Negli altri paesi è avvenuta la stessa disgrazia franata nella mia comunità,
Egli mi ha detto che il flusso del manto ha mangiato pure un camino.Un altro dice che la terrazza è caduta per intera,
Un altro la finestra ed i mattoni di una colonna,
Per il centro non si poteva passare per andare a lavoro,
Alcuni dalla soglia di casa loro non hanno mosso un passo.Il vento infuriava rimbombi baritoni
Sulle porte del mio garage
Cartelli stradali col torace flesso,
Le schiene delle tende,
Prima che venissero chiuse le finestre
Erano attratte da Eolo.Ai tuoni e lampi si aggiunse la grandine,
Cosi cominciava l'estate del nord est,
La mattina ed il pomeriggio umido accerrimo,
La sera un po' di fresco od il suo climax maledetto.Una rimembranza nel brivido del tempo,
Paranoie dell'asfalto con i segni del terremoto,
L'aria apre il capo dell'inquietudine e ci sputa paralisi,
È accaduto di peggio, ma sono sempre conflitti.In estate puoi far piovere anche forte,
Ma non dar morte ad un paese già di suo con poche forze,
Cosi abbatti ancor di più quell'anziano,
Che negli occhi muove il suo mondo sempre più lontano.Ora è tutto passato ma il domani come sarà,
Un monte che bendato non smette di sanguinare,
La staccionata dove saltavo da piccolo si è rotta,
E quei ricordi giocosi per favore non fatemeli sul serio morire.Noi friulani conosciamo da sempre la fatica,
Il valore della patria e di una famiglia,
Non ci scomodate dal nostro operato,
Magri e possenti per ricostruire il cuore dentro il costato.L'aria che c'è intorno ce la fa mancare nei polmoni,
Eravamo soffioni annegati nelle profonde solitudini,
L'invisibile ha i denti ed è pronto ad una nuova minaccia,
Poveri gli umani più piccoli con la cruda realtà impattata nel loro animo di paglia.La tromba di tornado sembrava un gigante
Che calpestava e demoliva in ogni telegiornale,
"Non ti basta Dio farci ricordare che esiste una morte unica"
Ogni località una corda vocale infettata ed ogni persona nel fiume una briciola.Fregarsene ora è un verbo vietato,
In un gelo e fuoco radicale il nostro camminare deve apparire riordinato,
Si scivola e si suda ma non serve pregare,
Solo ridare senso ad una illusione di pace.E la luna con le stelle non mi passano per la mente,
La poesia e le parole troppo inabili per aggiustare il presente,
Parlare di speranza è come fare una rivoluzione,
Si parte da sé stessi essendo produttivi per crearci un futuro migliore.Dopo mesi anche quando ci sono le cicale,
I venti che spirano portano tensione,
Quando sono un po' violenti sulle tapparelle,
Non dobbiamo temere nonostante ci salga una contrazione.I fiori rosa tenue
In due cespugli spinosi,
Se il male porta incanti,
Non è vero che il bene è inferiore.