Cammino a passo curvo,
Con un bastone troppo fine,
Le gambe stanno tremando,
Come i corpi tra le file.Sul braccio ancora segnato,
Il nome che mi hanno messo,
In un vetro c'è un vestito,
Che in mezzo alle lacrime ancora indosso.In ogni posto sporco e mal curato,
Rivedo i disagi di quel internato,
Dove mi è caduta la vita e quella di un mio caro.Nascosto sotto il letto
Ricordo un bambino,
Era bianco e troppo magro
Per resistere al genocidio.Voleva un pezzo di pane
Io glielo diedi,
Mi disse poi "Voglio scappare"
E sì guardo i piedi.Ogni tre metri
C'è una guardia che assiste
In tutti lati
Un recinto di spineE nei campi c'è un fumo
Che mi abbandona.In ogni ricordo c'è una notte che sale,
In ogni notte c'è un vagone che viene
E il peso della mia età al celebrare di un testamento.L'anziano ricorda il suo periodo nei campi di concentramento e guardando quello che di doloso succede oggi, capisce che ha vissuto il periodo più brutto tra quelli di ora (incendio dei campi, posti lasciati desolati).