La ballata soffiata del fiume Cormor

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La vita continua,


Il loro sguardo rimane,


All'interno di un fiume,


Che più corde vocali non ha.



La sera il bruire dei grilli sopra un ramoscello d'abete,


Accompagna le case dietro ad una selva stagliante,


Che in quel fiume non hanno sentito nessuno schiantare.



Le giornate tranquille e miracolose,


Il campanile non suona il proseguire dei minuti,


Le acque del mulino non fanno più uno stormire,


Gli occhiali di sua sorella sono stecchi distrutti.



Nel paese si piange Massimo, la sua squadra, la sua vita, e la sua umiltà,


La vita alle volte come un vagone deraglia,


La pace che in una località nessun grugnire più fa.



E non resta che il mare a calmare le onde,


Il costato suo ha più rimpianti che colpe,


Mentre cammina sulla strada del loco,


Giovanna sotto ai piedi vede un mare nero,


In cui sembra annegare ogni giorno.



A chi chiede se sta bene, lei risponde e sorride,


Poi chiude le sue palpebre, e vede il suo Andrea morire,


L'ultima volta incontrati per cena,


Le aveva promesso che dopo l'ultimo bicchiere,


Sarebbe andato a dormire,


Ma la luce non lui l'ha spenta,


e la morte non mantiene le promesse.



Non ha più scarpe da allacciarsi per ripartire,


Le stesse suole le levano il trucco,


Senza suo fratello il suo canto cristiano non ha più spinta,


Guarda il quadrante e spera di rivedere,


Il suo viso barbuto in un indulto.



Fa ancora male, sono passati più di cinque anni,


Ho visto mia nonna avvicinarsi ed avvisarci,


Ci aveva detto senza allarmarsi ed agitandoci,


"Qualcuno è caduto nel Cormor tra i suoi argini"



Il pensiero andava a persone e cognomi,


Sogni ed ipotesi si mescolavano veloci,


Pensavamo che qualcuno fosse sopravvissuto,


Tra le foci si disse che la notte due cigni,


Bramavano aiuto.



Poi arrivarono i pompieri, la polizia, e l'autombulanza,


La luna timida dietro le sclere si nascondeva,


Hanno visto una macchina nera sopire nel fiume in lontananza,


Come un cucchiaino immerso nello yogurt,


Dove qualche friulano forse giaceva,


Ma comunque del loro richiamo nessuno si illude.



Arrivarono paesani e forestieri a fermarsi e capire,


Chi fosse annegato o chi era il prossimo a fermare il loro soffrire,


Le forze dell'ordine dissero senza patire,


"Tirate su quell'auto, non fermatevi il silenzio a sentire".



L'auto con un carro venne alzata nell'aria,


Della macchina le porte sguazzavano aperte,


Era tutta bagnata e ricoperta con qualche alga,


La lenza della popolazione iniziava ad intorpidire.



Ecco che veniva gittata nel suolo,


Dopo la balaustra dai fili di melma scavalcata dal mezzo,


Entrarono di corsa in quella Volvo,


Nessun individuo li ha visti chinati davanti e dietro.



Dove saranno finiti gli uomini spersi,


La sera precedente erano così miti e tersi,


Erano contenti a vedersi, ed insieme a sedersi,


In un bar che fu l'ultimo luogo,


Nel quale impararono ad amarsi, ed a ricredersi amici diversi.



Ecco, dal fondo di un fiume sciupato,


Due uomini aver scolato il drappo del loro lenzuolo,


Si tuffarono in acqua e presero i loro resti,


Andrea e Massimo erano due salmerini,


Forse con l'amo già svegli nel segreto del loro fato.



La voce continua,


Il fiume rimane,


Dentro ad una vita,


Che il loro sguardo più non ha.

Tratto da una storia vera, il fiume si trova a 70 metri da dove abito.



Cenerentola ama la notteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora