Giocava con gli altri bimbi
Quel giorno di fine giugno,
In una fattoria di orto, paglia ed animali
A Catania durante il centro estivo.
È salito su di un pozzo
Coperto da un manto armato,
Gli avevano detto “Scendi di lì, Vincenzo”
Ma lui, come ogni bambino, si stava divertendo.
Finché quel manto sicuro sopra il pozzo
È ceduto e lui cadde nell’orrore del pianto
Un volo di aquila che ha perso le ali
Annegato nel profondo di un silenzio senza eguali.
La donna che lo teneva sott’occhio
Da animatrice e col cuore di madre è scesa per salvarlo
Arrampicandosi nei gradoni che portavano al fondo
Dove uno specchio d’acqua conteneva Vincenzo.
Ha provato a scendere ancora e tirarlo fuori
Ma per l’ansia è rimasta incastrata ed il problema si ingigantì
Vennero a prenderla e la portarono a galla
Ma il bimbo che giocava era un piatto vuoto da portar via.
Un giorno di fine giugno in una fattoria
È diventato un triste mugugno, una balla di fieno d’agonia
Arceide era in festa tra le luci per il Santo Patrono
Ma la sera la gente è tornata a casa come il carretto dei pop corn.
La Chiesa era pronta per essere adornata
E non per celebrare la messa di un’anima sfortunata
C’è chi dice “stessa cosa di Alfredino”
E scuote la testa sapendo che la fatalità è profonda come un pozzo.
La notte è fonda come un pozzo,
Le nostre lacrime l’acqua,
Siamo sassi che cadiamo in un tombino
Ed il destino è la nostra galera.
Invero siamo gocce ripetute
Di una piccola fontana verde,
Un verde dato dal tempo
All’inizio di un vicolo.