Trucidanti pensieri,
Confusioni croniche.
Sono a letto da sola,
Col buio ed una piccola luce,
Fuori c’è un forte temporale,
E lui deve ritornare a quest’ora.
Lo chiamo sul telefonino,
Lui risponde e mi dice che sta arrivando,
Io col maltempo penso se gli succeda qualcosa,
E soprattutto penso che non sono tra le sue braccia.
Pianti ricordi e malinconia,
Il vento fero mi porta a caso,
Verso i tombini passa una scia,
Nel mio animo un rantolo è acceso.
Dalle tapparelle appare il chiaro,
Illumina quello che dal balcone sta attorno,
Penso che sia la benedizione di un momento nuovo,
Invece dal chiaro si incunea un tuono che dilata la pazzia del mio costato.
La sua parte di letto vuota,
Piange più del cielo stasera,
L’accarezzo e stringo il suo cuscino,
Chiudo gli occhi e mi immagino che senza di lui non so quanto vale il mio tempo.
Qualcuno bussa alla porta,
Il mio tintinnare scalzo va ad aprire,
Vedo i suoi vestiti bagnati e la gocciolante barba,
I suoi occhi castagna sembrano un gatto che sotto un’auto di freddo muore.
Gli dò una pacca sulla spalla,
Gli brizzolo ironica la chioma,
Poi gli tolgo il cappotto,
Le scarpe ed il resto,
“Tesoro vai a farti un bagno,
Io ti attendo a letto”.
Gaudiosi silenzi,
Giugno rinfrescante.E questa notte il diluvio immenso,
Stringe i nostri corpi in un amore eterno,
Quelle gocce impresse sui vetri spessi e frigidi,
Rafforzano l’immagine degli umani innamorati e languidi.
Tiriamo su quelle coperte,
L’aratura della terra che compie un trattore,
Le mie braccia attorcigliate alla tua pelle,
La tenebra attorno meno forte grazie a noi, una lucetta diventata il sole.
Le luci fioche e nitide degli antichi lampioni,
Spargono ombre nere ed umide sui muri marroni,
I nostri piedi intrecciati l’un l’altro alla fine del materasso,
Sembrano una carne di manzo legata col filo di Arianna sul banco.
E leggermente mi accarezzi il viso,
Mentre sul tuo petto lo poggio come un libro,
Il mio respiro non tremava, era fluido e libero,
Il bianco della luna si distende sul nostro sorriso.
I picchiettii delle gocce sulla strada,
I pallini che si muovono sul grigio di una televisione anni 80,
Non dire mai ai tuoni ed ai lampi che stiamo bene,
Questa gioia spezza ai prigionieri nelle carceri le catene.
La mia mano sopra il tuo più tranquillo cuore,
Mi rannicchio come una bimba che con i cuscini ha fatto un castello,
Il temporale la mattina anche se fuori è passato,
Sui pini e sul cancello ne sei il suo dolce odore.
A rivivere quella sera,
Mi viene dappertutto la pelle d’oca,
Gocce incorporate che compaiono sul mio viale roseo,
Quella notte concepimmo una creatura e sulla porta ora c'è un azzurro fiocco.
Napoli romba ed io gli ho chiesto la grazia,
Sant’Antonio crea ed alimenta il fuoco sulla mia pancia,
Prima un seme, poi un vagito in una sala d’ospedale,
Vieni sul sentiero di fiori blu che ho voglia di avere e dare.