Mi distendo nei tuoi capelli,
E tendo ad addormentarmi,
Con il vizio di profumarli,
Prima di baciarli,
E sulla capigliatura tassema abbandonarmi,
Con la tessitura degli acquerelli.
I tuoi capelli castani,
Le tendine dei negozi,
Il cordiglio del mio domani,
Il paggio di Woland, i gatti di Ulthar,
Il gomitolo degli ozi onirici.
Filamenti nascosti,
Che dalle pieghe mostri,
Fraticelli e conventuali,
L’alone vuoto dei nostri.
I tuoi capelli bruni,
Sono sciolti nelle mie pupille,
Nel saio panni cappuccino,
Arpa viggianese delle dee latine.
Disobbedisco all’ordine francescano se li sfioro,
Pellegrinaggi, sostenibilita’, e condivisione raccolgo,
Stimmate della guerra di Candia se li calpesto,
Li vedo al microscopio e mi colgo, absorbeat.
Quanta fantasia abbiamo,
Eppure anche con essa,
Non riusciamo a dire tutto.
Anche i sogni servono a darci coraggio,
Ed a non aver paura di un desiderio,
Siamo un arcobaleno senza pioggia.
E se esco tra 20 anni o tra un attimo,
da questo convento che mi ha cresciuto,
Da fuori sarò un uomo libero come un altro,
ma la fede cattolica mi vivrà dentro e sarà in tuo aiuto.
Finalmente ti ho incontrata amore mio,
Un samaritano che ha voluto a starti accanto,
Tu sei in quella luce che emana il nostro Dio,
E ogni volta che guardo il tuo pancione leggo un versetto.
Mi distendo nei tuoi capelli,
Come il nostro gatto gioca col gomitolo,
Mi ci addormento e sanno di mirtilli,
Dalle tende di casa sono un frate drudo.