A Longarone

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L'estate parlava alla montagna
Con i prati di rododendro
Sul piatto la polenta pasticciata
E sulle rocce di una salita lo stambecco.

Io ero un giovane emiliano
Per la prima volta a Longarone
Mi sentivo a casa, anche io ero montanaro
Lì ero alla ricerca di nozioni e storie.

Sono andato alla Chiesa dell'Immacolata
Con il mio eskimo in Piazza Mercato
Mi sono fermato al Palazzo Mazzolà
Contemplato l'abete di Canada ed addentrato nella rocca di Castellavazzo.

Longarone, paese vescovile e dei Visconti
Posto della Serenissima
Sotto Napoleone annesso all'Italia
E luogo di mostra mondiale dei gelati.

S'era fatto tardo pomeriggio
La sera si vedeva dal vento sui boschi
Dall'odore del fiume e del legname addosso
E dalla gente che tornava dal trekking.

Io avevo visto quasi tutto
Ed entrai in un bar
Fuori i tavolini ero pieni
Dunque mi sedetti sullo sgabello.

Attorno si parlava veneto e ladino
Io non capivo niente ma provavo simpatia
Poi davanti la barista, bionda e dal bel viso
Le volevo dire subito:"Vieni andiamo, andiamo via".

Me ne innamorai in un secondo
Perché per quanto fosse a modo
Sembrava indifesa e straniera
Una fragile e sempre bella stella alpina.

Le volevo dire tante cose
Ma le chiesi solo una birra
Le diedi i soldi, mi disse:"Grazie",
E viaggiai con la notte nel treno verso l'Emilia.

Non seppi cosa dire e fare
Fu un mix di malinconia ed affetto
Ma di lei me ne volli dimenticare
Perché avevo un sogno e nozioni per un brano o romanzo.

Stamattina guardai dal vetro la mia Pavana
E mi venne in mente quel giorno a Longarone
Sono vecchio, non ho la forza per un'escursione
E mi chiedo se dalla tragedia del Vajont sia sopravvissuta.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 hours ago ⏰

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