Tra i miei versi parto in viaggio attraversando soli e lune,
Nei miei ricordi appare il tragitto e l’atterraggio ad Itaca di Ulisse,
Ma qua la meta canta un altro approdo,
Gli argonauti insieme a Giasone sono in cerca del vello d’oro.Questo vello nasce da un mito,
Dalla storia della Nefele ed Atamante,
Dove il re beota ripudiò sua moglie,
Innamorandosi e sposando Ino.La nuova moglie odiava profondamente,
I figli fatti con Nefele, ossia Frisso ed Elle,
Tentò quindi di compiere ai loro danni un omicidio,
Per far sì che salisse al trono da unico erede suo figlio.Ino il marito aveva convinto,
A sacrificare i due figli agli dei,
Dicendogli che la carestia stava avanzando,
E che nel regno nuovi poveri sarebbero cessati.Nefele seppe del piano tragico,
E chiese aiuto al dio Ermes,
Il quale le inviò Crisomallo,
Un ariete dal vello d’oro che portò i figli in volo a Colchide.Elle durante il percorso,
Cadde e non arrivò a destinazione,
Il punto dove morì venne chiamato Ellesponto,
Mentre Frisso a Colchide fu accolto dal re Eete,
Il quale in cambio di Crisomallo,
Gli donò la mano di sua figlia Calciope.L’ariete coi poteri di guarigione,
Fu anche offerto al potente Zeus,
Si pensa che prenda il nome della costellazione,
Ma non si sa cosa fece Eete del suo manto d’oro.C’è chi dice che il sovrano lo inchiodò
Ad una quercia,
E c’è chi sostiene che lo nascose in un bosco,
Con un serpente od un drago come guardia.Nell’opera delle Argonautiche,
Scritta da Apollonio Rodio,
Sorge la storia di Giasone,
Nato dal trono conteso per la città Tessala di Iolco.La lotta per il potere era tra Esone,
Padre e sovrano legittimo di Giasone,
E tra Pelia, di e con Esone fratellastro,
Il quale lo uccise e passò al comando.Pelia però aveva paura,
Che qualcuno minacciasse la sua sovranità,
E Giasone, dalle persecuzioni avviate, in ovvio pericolo,
Venne preso dal centauro Chirone e crebbe lontano dal palazzo.Anni dopo Giasone,
Rivendicò a suo zio il trono,
Il quale però gli impose una condizione,
Doveva ritrovare e consegnargli il vello d’oro.Giasone allora radunò 50 eroi,
Che formarono la spedizione degli argonauti,
Così verso Colchide partirono in viaggio,
Sopra una nave chiamata Argo.Raggiunsero in maniera complessa la terra di Eeta,
Dove il re mise Giasone di fronte ad una sfida,
Aggiogare all’aratro due tori dagli zoccoli di bronzo,
E dalle narici dentro a cui spuntava il fuoco,
Successivamente tracciare quattro solchi nel Campo di Marte,
E seminarci dei denti di drago da cui sarebbero spuntati dei guerrieri da affrontare.In quella ardua impresa,
Fu determinante l’aiuto di Medea,
Maga e figlia di Eeta,
Che assistette Giasone e di lui fu invaghita.Medea raccontata da Euripide,
Era una eroina affascinante,
Subì delle sofferenze,
Causate dal tradimento di Giasone.La maga aveva rinnegato
Il suo nome,
E la sua famiglia aveva tradito
Per amore.Anche se Giasone aveva superato la prova,
Eeta decise di non mantenere la promessa,
E portò il valoroso ad una decisione estrema,
Provare a rubare la magica bestia.Medea addormentò il drago,
Consentì a Giasone di rubare il vello,
La maga scappò sulla nave col suo amato,
E vedendo che stava bloccando gli argonauti,
Senza pensarci un minuto e con in mente il domani,
Uccise il fratello Aspirto.Medea convinse Pelia
A cedere al nipote il trono
Realizzando la promessa
Di dargli il vello d’oro.Verso Corinto i due innamorati,
A fuggire furono costretti,
Dopo che Pelia dalla maga venne ucciso,
A causa di un suo incantesimo.I miei versi giungono alla conclusione,
Non è stato un viaggio spirituale ed interiore,
Ma qua il canto possiede ragioni storiche,
Dai mercanti in cerca dell’oro prende spunto la storia di Giasone.Ancora oggi a Colchide,
Soprattutto nelle zone antiche,
Si pensa che i pastori costruiscano setacci,
(Adatti per raccogliere l’oro)
Con il manto d’ariete,
Dove tra le fibre si incastrano facilmente,
Sottili pagliuzze d’oro,
Come le linee del tramonto sui fiumi.