Una guerra mi chiama ed io parto,
Seguendo il coraggio di difendere la fedeltà in questo lungo viaggio,
Percorso da cui trarrò le mie imprese,
Prima che la moira mi accompagni nel vento delle arrese senza timori.Io non seguo un tuo consiglio da uomo guerriero,
Limpido e sincero come il tuo tessuto azzurro e bianco,
Ti offro nelle rughe greche il mio spirito da peccatore,
Da vile combattente che ascolta il cuore,
E parla con l’incenso di un amore testardo,
Matto come il mio plagio di non lasciarti sola,
Ombrata dalla schiavitù che ti condanna,
A cercare il mio sorriso nell’anima tiranna che ti concerne,
E brucia nel patimento di un rimpianto passato.Il tuo elmo di luce da valoroso soldato,
Non incomincerà a rimpiangere la tua distanza,
Giacché farò da faro che illumina la stanza gioconda di codesta nostra creatura,
Che venga mulatto d’oro ed i valori futuri gli stiano vicino in eterno,
Grazie agli Dèi che lo innalzeranno in tutta la sua maestria.In braccio ti voglio Scamandrio,
Un finale sottile amplesso,
Prima che il suo pianto prenda paura della mia armatura,
La quale con scudo, corazza, lancia, e schinieri,
Ora difende la mia passione di lodarti.Torna a casa Andromaca,
Tra le rammaricate pareti vai con l’ancella dolente di tristezza,
Ad accudire la premura della tua vita,
Tra consce solitudini e disperazione straziante sulla famiglia.L’amato di Zeus,
Oltre le porte Scee partirà,
Aspettando che il fato mi sottragga ogni vostro ricordo,
Deceduto con la mia lotta di rischiare la sorte,
Per gli affetti emotivi nella memoria della piazza.L’assurdo mi rende fiero di averti amato,
Come consorte ed amico dei giorni andati,
Però sappi che se da questo arcinoto scontro,
Sarò il primo degli sconfitti,
Non lascerò alla giustizia il vinto,
Ma cadrò sul campo di Troia e mi alzerò tra l’Ade ed il mare,
Ove canterà all’infinito,
Il poema epico di un Ettore mentore di patria ed onore.Il mio funerale sarà l’unico tallone d’Achille,
La vera sfida dell’uomo è non temere le sue forze.