'Il giorno della mia morte..'
(capter twelve)
L'amore non sente pesi, ignora i suoi problemi,
affronta quello che è al di sopra delle sue forse,
non invoca scusa per l'impossibilità,
perché pensa che tutto sia legittimo per lui, e che tutto sia possibile.
-Charlotte Gesmin.
Stavano aprendo i cancelli dell'Arena e io, Elena, Caroline e Bonnie eravamo fra le prime, perché come mi avevano riferito appena arrivate, si, eravamo andate lì alle due e si, sono stata in piedi per ben quattro ore.
Non mi sentivo più le gambe, ma dovevo fare l'ultimo sforzo se non volevo morire spiaccicata dalle mille ragazzine con gli ormoni a mille.
'Elena, no, non lì!' urlai, ma per colpa delle urla non mi sentì.
Bene. Ci trovavamo davanti al palco, proprio in centro. Le mie mano erano ben salde alla transenna che c'era e alla mia destra avevo Bonnie, mentre alla mia sinistra Caroline, seguita da Elena.
Tutte continuavano a cantare e urla e chiamare i nomi dei ragazzi, poi si zittirono d'un colpo. Eravamo dentro già da venti minuti e io nemmeno me ne ero accorta. Partì un filmato, lo stesso che avevo visto sui video di Youtube, e poi il conto alla rovescia. 5,4,3,2...1.
Ed eccoli lì apparire dal nulla, contenti, che saltavano come dei matti da tutte le parti, iniziando a cantare "What make you beautiful" a squarciagola, ma sempre intonati, tutte si erano agitate e continuavano a spingere, e noi quattro, povere vecchiette, venivamo spinte contro la transenna.
Non era più un concerto, più che altro era un 'cerca di uscire viva'.
Mentre cantavano "Little things" il mio cuore fece un battito. UNO, uno solo, cosa impossibile dal momento in cui aveva smesso di battere da un po', ma io lo avevo sentito, non ero pazza. Probabilmente, provavo troppe emozioni in una volta sola e dal momento che erano tutte amplificate, era solo per questo..
Non sapevo più a cosa pensare, i miei occhi erano fissi su di loro che cantavano la mia canzone preferita, anche se non sentivo niente perché le urla da fuori e quelle da dentro la mia testa mi fecero diventare 'sorda'.
*You can't go to bed
Without a cup of tea
And maybe that's the reason
that you talk in your sleep
And all those conversations
are the secrets that I keep
Though it makes no sense to me *
Il mio sguardo finì su Louis e mi scappò un sorrisetto, ma non uno qualunque, quello che mi procurava lui ogni volta che cantava.
Lui mi guardò proprio in quel momento e si bloccò su di me, mi guardava mentre stava cantando il suo pezzo, come faceva di solito, anzi, sempre. I suoi occhi erano lucidi o forse la luce li faceva apparire lucidi, ma sembrava come se sapesse che ero io, la sua piccola Charlotte.
Ricevetti una spinta da dietro che mi fece sobbalzare contro il ferro che avevo davanti, facendomi così provocare un dolore sullo stomaco e nello sterno. Bonnie se ne accorse a subito mi abbracciò per farmi stare in piedi, perché io continuavo a piegarmi, cercando di sedermi, o meglio ancora di coricarmi. Nel frattempo Caroline urlò come una pazza per attirare l'attenzione di un uomo della security, che dopo aver visto come stavo e aver visto che comunque noi avevo i PASS per il dopo, mi prese in braccio e mi fece oltrepassare la transenna e poi aiutò le altre, dandomi in mano ad un altro uomo, sempre della security.
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Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena- Trilogy
FanfictionStoria di Carlotta Corvi Trilogia: "Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena" "Sono un vampiro e questa è la mia storia" "Tilbury's Fate"