'Ah, I mean..no'
(capter sixty-eight)
Al mio risveglio, mi ritrovai da sola, in camera da letto.
Nessun ricordo di come ero arrivata lì, ma in tutti i casi non mi interessava molto.
Mi ricordai tutto quello che aveva detto James, e quello che mi aveva detto Zayn per aiutarmi.
Dovevo prendere in mano la realtà, il fatto che i miei genitori non erano Monica e Victor, ma Anne ed Elia, il fatto che mio fratello è un vampiro e il fatto che io, a mia tristezza, avrei dovuto lasciare Londra e partire insieme a lui.
Ci avevo pensato molto, forse troppo, ma era l’unica cosa che potevo fare.
La mia vita stava cambiando ancora, ma stavolta, in peggio.
Non doveva andare così, io dovevo rimanere con i miei ragazzi fino alla morte, dovevo stare con Harry, avremmo dovuto sposarci e avere due figli, prima un maschio e poi una femmina, così da grande il maschio avrebbe potuto difendere sua sorella dai ragazzi stronzi, avrei dovuto essere la damigella d’onore di Niall, quando avrebbe trovato la donna della sua vita. Sarebbe dovuto rimanere tutto normale, tutto così..perfetto.
Sarei dovuta diventare una cantante famosa, sarei dovuta diventare la ragione del sorriso di molte ragazze, avrei dovuto trasmettere sicurezza e determinazione nelle mie canzoni, così da far sentire importante tutte le ragazze e i ragazzi che le ascoltavano.
Invece no, la mia vita, la mia realtà era un’altra, cioè, vivere la vita lontano da tutto questo, e all’oscuro da tutti.
Avrei dovuto lasciare Harry, Niall, Liam, Louis e Zayn.
Avrei dovuto lasciare tutto alle spalle.
La decisione ormai era presa.
‘Charlotte, vieni qui, ho il cibo!’ urlò James entrando in casa.
Io corsi subito davanti alla porta e vidi lei, una ragazza non più vecchia di James, bionda, occhi azzurri, che implorava di non essere uccisa.
‘James ma cosa stai facendo?’ chiesi preoccupata.
‘Lo so che hai tentazione..devi nutrirti Charlotte!’ urlò lui lanciando per terra la ragazza.
‘No’ risposi io fredda ‘non così’
La ragazza si alzò e cercò di scappare, invano, perché non sapeva che tutte le uscite erano state sigillate da James .
‘Avanti prendila..’ disse con un sorriso da sfida.
‘James..’ dissi io cercando di farlo smettere.
In realtà? Si sentivo il suo sangue pulsare nelle sue vene, sentivo il sangue uscire dal cuore e andare a finire in tutto il corpo. Sentivo la sua paura, la sua voglia di urlare ancora di più per farsi sentire, sentivo che piangeva..ma è come se non mi interessasse.
Si trovava in bagno, si era chiusa dentro, era dentro la doccia, seduta, che piangeva.
‘James..’ dissi a denti stretti ‘portala via, io non voglio essere così’
Lui si avvicinò a me, e mise le sue mani sulle mie spalle e mi mosse un po’.
‘Devi nutrirti..’ sussurò ‘ora’ disse a voce più alta.
Non ce la facevo più, dovevo andare da lei, non riuscivo più a trattenere la mia voglia di sangue, non riuscivo più a trattenere la mia mente pulita per colpa del suono del suo battito del cuore che mi ronzava in testa.
Mi sciolsi dalla presa di James e in men che non si dica mi ritrovai davanti alla porta del bagno.
‘Ingenua…’ esclamai tirando un calcio alla porta che si aprì subito, lasciandomi così il via libera.
Tirai la tenda di scatto e mi fiondai su di lei.
‘Ti prego’ mi supplicò lei per tutto il tempo.
Io continuavo a bere, a bere il sangue di una persona umana, a bere il suo sangue, mentre lei mi chiedeva di non farlo. Le sue parole erano troppo basse per le mie orecchie. Sentivo solo il sapore del suo sangue e sentivo, dentro di me, la voglia che cresceva. Volevo che non finisse più, ma tutto ha un fine. Arrivò James.
‘Staccati sanguisuga, è morta’ disse ridendo.
Io mi staccai e la voglia pian piano svanì.
Oddio cos’avevo fatto?
Mi guardai allo specchio, ero piena del suo sangue, la mia bocca era piena del suo sangue.
Mi affrettai a risciacquarmelo via con l’acqua del rubinetto, mentre piangevo.
‘Ci penso io al corpo’ disse James prendendolo e mettendolo dentro ad un sacco ‘non scappare!’ urlò mentre di corsa uscì di casa.
Ero in preda al panico, non sapevo cosa fare, non sapevo dove e come togliermi il sangue di dosso, dovevo fare una doccia fredda, dovevo dimenticare tutto, dovevo tornare me stessa.
Mi spogliai velocemente ed entrai in doccia, prima di lavarmi la pulì da sangue che c’era rimasto, sempre in lacrime e poi mi lavai, insaponandomi al meglio per togliere tutti i residui e tutte le prove.
L’acqua che cadeva sopra di me era fredda, gelida. Perché è così che mi sentivo in quel momento, fredda, triste, ma sollevata.
Rimasi a fissare il vuoto davanti a me per dieci minuti, dopo di che decisi di uscire e di asciugarmi, per poi vestirmi con vestiti nuovi e buttare quelli sporchi di sangue in un sacchetto, che una volta libera da quella ‘punizione’ , avrei buttate dentro un bidone dell’immondizia.
Mentre mi stavo asciugando i capelli, tornò James.
‘Sei ancora viva?’ chiese ridendo.
Spensi il phon, e andai verso il salotto, dove si trovava lui, comodo sul divano.
‘Non scherzare James..’ dissi io sedendomi sul divano di fianco a quello dove si trovava lui
.
‘Pensavo sarebbe stato peggio, però’ disse vedendomi ‘sei già a posto..’
Mi fece l’occhiolino.
‘Oh andiamo James, smettila non scherzare su questa cosa te l’ho già detto..’ dissi puntandogli il dito contro ‘e poi no, non sono a posto! Ho la sua faccia impaurita dentro la testa, e le sue urla che imploravano di non farlo che girano nella mente! Non sto affatto bene!’ dissi infuriata.
‘Però l’hai fatto..’
‘A-avevo fame..’ dissi io quasi disgustata da quello che avevo appena detto.
‘Siamo fatti così Charlotte.. io non volevo che tu lo diventassi..’ disse lui poggiando i gomiti sulle ginocchia e unendo le mani.
‘Lo so..lo so James, per questo ho deciso di venire con te..’ dissi, per poi fermare con la mano una lacrima che mi stava scendendo dagli occhi.
‘Tu c-cosa?’ chiese lui incredulo, col sorriso in faccia.
‘Hai capito bene..’ risposi io.
‘Va bene, ti do il tempo di salutare tutti, poi partiamo, ho già i biglietti, partiamo fra tre giorni..’ disse lui alzandosi ‘ora ti lascio riposare e ti lascio vivere gli ultimi giorni con la tua vecchia vita.’
Uscì senza aspettare una mia risposta.
Tre giorni, troppo pochi, mi avrebbero odiato tutti, Harry mi avrebbe odiato a morte, Niall sarebbe morto dalla delusione.
‘Ah meno che..’ esclamai ‘No..’ dissi delusa.
Avevo pensato di dire tutto, solo Zayn sapeva e l’aveva presa bene, solo lui lo sapeva. Forse non era giusto, forse dovevo dirlo a tutti.*Ma cosa stai dicendo Charlotte, vai a dire a tutti che sei un vampiro e che hai già bevuto il sangue umano? Fai prima ad ucciderti!*
Si, la vocina del cazzo aveva ragione.
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Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena- Trilogy
FanfictionStoria di Carlotta Corvi Trilogia: "Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena" "Sono un vampiro e questa è la mia storia" "Tilbury's Fate"