I MISSED U.
(capter twenty-six)
LOUIS’S POV
È il secondo giorno che Charlotte è stesa su quel letto d’ospedale senza dare segnali di vita e molto probabilmente, se non fosse per la macchina che segue il battito del suo cuore, io penserei che sia morta. I medici non ci hanno detto molto, solo che il suo cuore ha ricevuto una pressione che non è riuscito a sopportare, così ha pompato troppo sangue al cervello, questo è il motivo per cui è svenuta. Ha avuto un attacco di panico, e il suo corpo, che era stato maltrattato dai pugni di Scott, non ha retto.
Harry è infuriato, Zayn cerca di trattenerlo dal fare cazzate. Niall è sempre all’ospedale, o per lo meno quando è libero..anche se Simon, vedendo che ci sta veramente molto male, lo lascia uscire sempre prima durante le prove. Siamo tutti più silenziosi, non si ride più ormai.
Charlotte ogni volta che siamo lì a parlare con lei, non ci risponde, il suo viso non fa nessuna smorfia. Mi manca, mi manca molto. La rivoglio qua fra noi. Lei ormai è diventata come una sorella per me, non voglio perderla, ha fatto di tutto per noi e..è entrata per caso nelle nostre vite e ora non può uscire..non così.
Simon si da la colpa per tutto, dice che non avrebbe mai dovuto lasciarla andare. Liam cerca di consolarci tutti dicendo che alla fine ha scelto Charlotte, e che comunque noi tutti eravamo là con lei in quel giorno, per starle vicino.
L’ospedale privato cerca sempre di non avere giornalisti fra i piedi e si lamentano ogni volta. Il dottre quando esce dopo averla visitata, ha sempre un volto triste..forse non è un bene.
Tutti noi vogliamo ridere con lei ancora, vogliamo sentire la sua voce. Uscher sta dando di matto ormai. Ogni volta che ci sediamo nella stanza con lei, incomincia ad urlare ‘Forse ragazza che sei forte!’.
CHARLOTTE’S POV
I miei occhi erano così pesanti, non riuscivo a tenerli aperti per più di due secondi. Ero confusa e la testa mi girava e mi faceva malissimo. Cercai di sedermi e capire dove diavolo mi trovavo. Era buio. Il letto in cui mi trovavo era scomodo e duro. Un piccolo particolare mi fece urlare, avevo dei fili sulla faccia che tolsi appena li vidi, mentre sul braccio avevo dei tubi che entravano nelle vene, uno sul polso all’interno del braccio sinistro, mentre l’altro sul gomito all’interno nel braccio destro. Subito qualcuno accese la luce accecandomi e facendomi appoggiare la schiena all’indietro, mentre con le mani cercavo di coprirmi la faccia.
‘Signorina Gesmin, si calmi ora chiamo subito il dottore!’
Dottore? Diamine mi trovo in un ospedale, devo andarmene al più presto, qui mio nonno è morto e io non volevo dare la mia vita in mano a queste persone che nemmeno conosco. Io odio gli ospedali. Quindi mentre la ragazza uscì, io di scatto cercai di scendere dal letto per scappare. Ma non ce la feci, mi sentivo troppo pesante e dolorante, come se un camion mi avesse investito. Cedetti e tornai al posto di prima.
‘Signorina Gesmin, ora è meglio se riposa, non sa quanto sono felice di vederla!’
‘Da quanto sono qui?’ chiesi subito
‘Signorina Gesmin ha avuto un attacco di panico sopra ai livelli normali, è svenuta!’
‘Ho chiesto da quanto sono qui?’ richiesi innervosendomi
‘Due giorni, diciamo che è entrata in coma..non c’era nessuna possibilità per lei e…invece eccola qui!’ rispose fiero.
Due giorni in quel posto di merda?
‘Ho dormito abbastanza non crede? Sono riposata, ora vorrei andarmene!’
‘Non può signorina--‘
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Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena- Trilogy
Fiksi PenggemarStoria di Carlotta Corvi Trilogia: "Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena" "Sono un vampiro e questa è la mia storia" "Tilbury's Fate"