Ehi Justin..

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Ehi Justin..

(capter eighteen)

Il ricordo delle cose passate, non è necessariamente il ricordo di come siano state veramente.

-Marcel Proust.

Lasciai il libro alla bibliotecaria, dopo di che uscii subito e cercai di distrarmi per un po'.

Ne avevo abbastanza di tutto e di tutti. Volevo tornare a casa, e con casa, intendevo Mystic Falls. Perché è lì che vanno tutti i mostri come me, è lì che le persone sanno tutta la verità e che nonostante tutto ci rimangono, è lì che si trova la mia nuova famiglia. Non faccio più parte di Londra, non faccio più parte di questa vita, ormai è passato, e il passato va dimenticato.

Ho dovuto sopportare il peso di tutto quello che mi è successo. Ho dovuto sopportare il peso di mio fratello che se n'è andato lasciandomi da sola in quella famiglia. Ho dovuto sopportare il peso di aver saputo che le persone che mi sono state sempre accanto, stavano mentendo, e che la mia vera famiglia erano dei mostri. Ho dovuto sopportare il fatto che io sono un mostro. Ho dovuto sopportare il fatto di aver spezzato il cuore ai miei ragazzi. Il mio mondo è pieno di menzogna, ma di una cosa sono certa ora, i vampiri esistono, i licantropi pure, come le streghe, e siamo nel 2013. Ho capito che tutto può succedere, e che la mia vita, ora, è a Mystic Falls, lì e solo lì potrò vivere al meglio. Devo lasciarmi tutto e tutti alle spalle, e loro devono accettare il fatto che io non posso rimanere con loro e ne va della loro protezione.

Eccomi qui, ancora una volta, a camminare per le strade di Londra. L'aria fresca che mi trapassa la pelle, anche se io non sento niente, le mille chiacchere della gente che sta camminando tranquillamente senza sapere che in mezzo a loro, in questo momento c'è un vampiro, le persone sedute al bar che sorseggiano un cappuccino mangiando una brioches. Io neanche so più che gusto ha un caffè, o una brioches, o qualsiasi cosa normale che la gente normale mangia. So solo che sapore ha il sangue, so quello che sento quando mi nutro, e quello che sento non è sazietà, ma voglia, voglia di nutrirmi ancora di più, come se la mia fame, il mio stomaco, fossero sempre vuoti, nonostante tutto il sangue che butto dentro. I fidanzatini che mano nella mano fanno una passeggiata di prima mattina, che vanno a fare colazione, che si amano, che si baciano e che ridono perché son felici. Io da quant'è che non son felice? Da quant'è che sto zitta e soffro in silenzio? Da quant'è che qualcuno mi abbia chiesto come sto e alla mia risposta 'bene', invece che andarsene, rimane e mi richiede come sto.

Le signore anziane che si lamentano perché i ragazzini giocano a calcio o vanno in skateboard sul marciapiede dove stanno camminando loro. Il mio vecchio lavoro, il supermercato che ora ho davanti, Mike, che ho lasciato così, senza messaggi, senza saluti o abbracci, senza ringraziarlo del fatto che lui, mi aveva aiutato, in tutto, mi aveva accudito come se fossi una sorella. Sarebbe stato più semplice morire che dover vivere con questo rimorso..

Una volta arrivata alla macchina, salii, e tranquillamente tornai a casa, in hotel, nella mia stanza.

'Sono le due..' mi rimproverò Caroline appena entrai in stanza.

'E quindi?' chiesi togliendomi la felpa e appoggiando il telefono e le chiavi sul tavolino che c'era all'entrata 'Ah, mi avete chiamata?' chiesi guardando le mille chiamate che mi avevano lasciato 'scusate ma era in silenzioso..' dopo di che andai in cucina.

*Sei stata stronza..*

'Tu neanche sai cosa significa essere stronzi..'

*E invece si, e tu la sei in questo momento, non ti hanno fatto niente e dai la colpa a loro, quando invece è solo tua*

'Ma tu cosa ne vuoi sapere, sei solo frutto della mia immaginazione'

Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena- TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora