If you need help, call me!

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If you need help, call me!

(capter forty-five)

Era già passata una settimana e ormai  io non avevo più voce. Si fa per dire, ma in tutti i casi seriamente, l’avevo sforzata troppo e dovevo tenere a riposo le mie povera corde vocali, ma mi andava anche bene perché l’unico appuntamento che avevo era con la Harrods, il che significava solo foto su foto, una cosetta da niente.

Erano le due e mezza di pomeriggio e dovevo recarmi alla Harrods per le tre, per fare il ‘meeting’. Avevo già fatto la doccia, in casa non c’era nessuno, i ragazzi erano, non mi ricordo dove, in giro.

Presi le chiavi della macchina e uscii.

‘Ti porto io oggi, ordini di Simon’ mi disse Bruce vedendomi uscire dalla stanza.

Dopo quello che era successo, non avevo più toccato il volante di una macchina, quindi accettai e scendemmo insieme, entrando subito nel SUV nero, parcheggiato davanti all’hotel.

Venti minuti di strada in silenzio..Bruce non aveva spiccicato parola, e io l’unica cosa che facevo era guardare fuori dal finestrino, chiedendomi quando saremmo arrivati, perché quella situazione, stava diventando imbarazzante, dal momento che tutte le volte  che ero in macchina con Bruce, ridevamo sempre, raccontandoci delle barzellette o parlando del calcio e dei falli più buffi.

‘Eccoci qua, devi entrare nel negozio, e chiedere alla commessa che troverai subito, quando hai finito chiama! Ce l’hai il mio numero vero?’ mi disse, senza spegnere il motore.

‘Si, per adesso ho i numeri più importanti, ma ne ho persi molti..comunque ti chiamo quando ho finito. Ciao’ dissi scendendo dalla macchina per poi entrare subito nel famoso negozio della Harrods.

‘Signorina Gesmin, la stavamo aspettando!’ mi disse una signora alta, magra e con i capelli mori.

Io guardai l’ora sul telefono, erano le due e cinquanta minuti. Ero in anticipo.

‘Sono in anticipo, quindi..’ mi schiarii la voce ‘in tutti i casi è un piacere essere qui, dove devo andare?’

‘Mi segua, la porto dal direttore e dal fotografo!’ disse tutta emozionata.

Io la seguii, senza dire una parola.  ‘Eccoci qui’ mi disse facendomi entrare in una stanza enorme, dove dentro c’erano due uomini, si, il fotografo e il direttore, me lo aveva detto prima lei! Che stupida..

‘Oh, salve signoria Gesmin, tutto bene?’ mi chiese uno, che indossava gli occhiali. A mio parere era il direttore.

‘Mi può chiamare Charlotte e mi può dare del ‘tu’ se vuole signore! Tutto bene, emozionata per quello che mi ha proposto ovviamente!’ dissi stringendogli la mano e cercando di sorridere.

‘Bene bene sono felice, perché abbiamo molto lavoro da fare! Mi dica, lei ama le mie creazioni?’

‘Ahm, diciamo che io sono una ragazza da tuta, felpa e niente trucco..perciò non uso molto le borse o le altre cose..’ sorrisi ‘però sono molto felice di indossarle per la prima volta proprio con voi! Mi piacciono un casotto, il punto è che non le vedo su di me!’ dissi arrossando.

‘Oh ma non ti devi preoccupare, sei una ragazza stupenda! Oggi scatteremo le prime foto, va bene?’

Io annuii, e la conversazione finì. Mi fece andare in un camerino, con in mano dei panni. Bene, mi dovevo cambiare, wuo. Feci più in fretta che potevo e tornai da loro.

‘Si metta davanti allo sfondo bianco, e si metta comoda e normale, con un’espressione semplice!’ disse il fotografo. Ah, già perché è facile! Non ho capito niente cazzo!

Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena- TrilogyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora