Mi arrabbio sempre, e non posso farci niente.
(capter seventeen)
Ritengo che l'umanità sia nata da un conflitto, forse è per questo che tutti noi abbiamo un lato oscuro.
Alcuni cercano di assecondarlo, altri non hanno scelta, il resto di noi lo combatte,
Ma in fin dei conti è naturale come l'aria che respiriamo, a un certo punto, siamo costretti ad affrontare la verità, tutti noi.
A sedici anni, ho incontrato un uomo che aveva scelto di abbracciare il suo lato oscuro, e facendolo si è portato via la mia umanità.
Da quel momento, ho indossato una maschera per nascondere quello che ora mi soffoca, la verità. Niente grida più forte della verità.
Ero in piedi dalle quattro di mattina, non avevo dormito, non avevo chiuso occhi a causa degli incubi che facevo ogni volta che chiudevo gli occhi. Più che altro erano preoccupazioni, la mente mi faceva brutti scherzi, e questo non mi andava bene.
C'era solo una cosa in comune. Io, la mia rabbia, la mia ferocità, la mia forza e dopo, il mio senso di colpa.
Uccidevo tutti i miei amici, tutte le persone a me care, senza un motivo, così, perché mi andava e dopo averlo fatto, avevo i rimorsi, diventavo umana e cominciavo a distruggere tutto, a piangere, a urlare..
Ogni volta che mi alzavo, potevo sentire il mio cuore battere all'impazzata e, come sempre, sudavo freddo. Tutto questo non è normale per un vampiro, no, non è normale.
In stanza con me non c'era nessuno, dovevo affrontare tutto questo da sola. Non potevo contare su Damon, e nemmeno su Stephan. Si illuminò il telefono. Troppe notifiche, troppi auguri, e non ero nemmeno all'inizio della giornata. Che odio...
Mi alzai per andare in cucina per bagnarmi la gola, tutta secca. Presi un bicchiere, versai un po' d'acqua e bevvi piano, assaporando il liquido freddo che mi scendeva lungo la gola.
Cercai in casa, ma non c'era nessuno, mi misi una felpa addosso e notai che ero vestita ancora come la "sera prima" ma me ne fregai, fuori c'era ancora buio, e io volevo camminare per schiarirmi un po' le idee.
Non volevo uscire dall'hotel, volevo solo camminare tra i corridoi.
C'era così silenzio. Si sentiva solo il mio respiro, si, in quel momento il mio cuore stava battendo, ma potevo sentirlo solo io, e questa cosa mi faceva male. La mia mente sta giocando con le mie emozioni, si sta prendendo gioco di me, e io sapevo che Klaus non c'entrava niente, era tutto frutto mio, mi stavo uccidendo da dentro.
Continuavo a camminare, non c'era traccia di nessuno, finchè, arrivando al piano terra per sedermi sui divanetti, incontrai una persona, un ragazzo, anche lui era seduto su uno dei divanetti, anche lui portava il cappuccio alzato, probabilmente anche lui cercava solitudine.
Mi sedetti nel divanetto davanti a lui, senza dire niente. Portai le ginocchia allo stomaco, appoggiando i piedi, solo con le calze perché non avevo voglia di mettermi le scarpe, sulla stoffa di pelle nera, mi misi le mani in tasca e mi guardai un po' in giro.
Non alzava mai lo sguardo, guardava un punto fisso sul pavimento.
Non avevo intenzione di incominciare una discussione, guardavo in giro in cerca di Rudolph, ma di lui nessuna traccia, probabilmente non aveva il turno di notte. Uffa..
'Non riesci a dormire?' mi chiese con voce flebile.
Alzai lo sguardo per vedere se mi stava guardando, ma aveva ancora la testa bassa.
'Incubi' risposi a voce bassa.
'Lo stesso..' mi rispose alzando un pochino la voce. 'Ti piace la solitudine?' continuò, stavolta alzando la testa.
Capelli scuri, occhi azzurri, wow.
'Si, in questi casi si..' accennai un sorrisini alzando leggermente il labbro verso destra.
'Logan..mi chiamo Logan..' sbottò.
'Charlotte, piacere..'
Poi il silenzio, io ero in imbarazzo e probabilmente anche lui. Potevo sentire il suo cuore battere, andava calma, era tranquillo.
'Che tipo di incubi?' disse dopo essersi schiarito la voce.
'Se te li racconto mi prendi per pazza..' dissi ridendo un pochino.
'Poi se vuoi ti racconto i miei, così saremo pazzi in due' accennò una risata.
Una risata piena di terrore però..
'Uccidevo i miei amici, ma con nessuna arma, con la mia bocca...e poi me ne pentivo e poi mi svegliavo, in preda al panico..'
'Uccidevo la mia famiglia, i miei amici perché..perché sono un mostro..'
'Okay, avevi ragione, siamo entrambi dei pazzi.' Dissi ridendo cercando di fargli dimenticare tutto, dal momento che la sua faccia era piena di paura mentre raccontava il sogno.
Lui rise insieme a me.
'Non penso che tu sia un mostro..' dissi dopo aver smesso di ridere.
'No, tu neanche te lo immagini..'
No, sei tu che non te lo immagini, stai parlando con un vampiro cazzo.
'Se lo dici tu..' mi limitai a rispondere accavallando poi le gambe.
'Ieri hanno fatto una festa al dodicesimo piano, ci sei andata?'
'Era per me..per il mio compleanno..si, ma per poco, perché odio il mio compleanno..'
'Oh' fece una pausa 'auguri allora..' mi guardò e sorrise.
'Grazie..'
Di nuove il silenzio. Guardavo tutte le mosse che faceva e tendeva il più delle volte a non incontrare il mio sguardo, forse era timidi o forse con me non si sentiva a proprio agio, non che io sia a mio agio però..
Si abbassò il cappuccio e si mise più comodo sul divanetto.
Non era poi così male a dire il vero..in tutti i casi, anch'io feci lo stesso.
'Bei capelli..' disse sorridendo.
Dio, ma l'unica cosa che sapevano dirmi era quello? Ogni volta che mi vedevano?
Feci un cesso con la testa, alzandola un po'.
'Da quanto abiti qui?' gli chiesi curiosa.
'Da, neanche una settimana, a dire il vero' rispose tranquillo.
'E il perché si può sapere?' continuai.
'Non potevo più rimanere lì.' Diventò duro.
'Da dove vieni?'
'Canada.'
'Non ci sono mai stata in Canada..' pensai ad alta voce.
'E te? Parlami un po' di te..son curioso..' cambiò atteggiamento, diventò più dolce.
'Sono nata a New York, mi son trasferita a Londra puntualmente l'anno scorso, ma, ora vivo a Mystic Falls' risposi senza fare pause.
'M-Mystic Falls? Chiese sbarrando gli occhi.
'S-si..' risposi non capendo.
'Allora siamo mostri entrambi, non pazzi'
'A cosa ti stai riferendo?' chiesi non capendo dove voleva arrivare.
'Sei un vampiro..Mystic Falls porta solo a vampiri e basta, e poi ho sentito la tua puzza da quando sei uscita dalla stanza..' si fermò 'e io sono un licantropo'
A quell'affermazione mi alzai di scatto.
'Tranquilla, non ho intenzione di farti del male..siamo uguali noi due..'
'Non siamo uguali, tu puoi uccidermi con un solo morso e poi non c'è molta simpatia fra i nostri due esseri!' risposi decisa.
'Ho ucciso una persona..' disse abbassando lo sguardo.
'Cosa c'entra questo?' chiesi rimanendo in piedi.
'Devi uccidere una persona per trasformarti. È stato un incidente in macchina. Era la mia fidanzata. Bethany, questo era il suo nome. Ho dovuto affrontare tutto da solo. La prima luna piena, è stato doloroso. Potevo sentire le ossa rompersi da sola..ero solo..' concluse guardandomi per un paio di secondi.
Mi avvicinai e mi chinai.
'Non lo potevi sapere, non è stata colpa tua..' gli misi una mano sulla spalla. Lui stava zitto ma ogni tanto tirava su con il naso.
'Io, io ho scoperto tutto mentre mi stavo trasformando..' presi un respiro 'nessuno mi ha dato il proprio sangue, io ho il gene, così come mio fratello..' mi asciugai una lacrima 'è stata dolorosa la trasformazione, dovevo controllarmi, perché la voglia di sangue era molto alta, me ne sono dovuta andare da qui, lasciare tutto.' Mi alzai 'mio fratello mi ha portato a Mystic Falls' decisi di concludere così il mio racconto.
'Siamo novellini entrambi' sussurò lui alzandosi e mettendosi davanti a me 'Ora torno in stanza..' si voltò e si avviò all'ascensore.
'Ehi- -' dissi alzando il tono di voce, lui si voltò 'se non hai dove andare, passa Mystic Falls, mi troverai lì' dissi.
Mi sorrise e poi sparì.
Stava salendo il sole e decisi di tornare in stanza.
Pensai per tutto il tragitto l'incontro strano che avevo appena fatto.
Non di certo tutti i giorni si incontrano licantropi o vampiri, non è una cosa normale, anzi capita rare volte, soprattutto in città come Londra.
Passai davanti alla stanza dei ragazzi e decisi di dare un'occhiata.
Per mia fortuna la porta era aperta. Entrai e vidi un accampamento nel salotto. Liam con Danielle abbracciati, Perrie e Zayn, El e Louis, Bonnie addosso ad Elena, Niall sul divano da solo e..Caroline comoda su Harry.
Sentii dentro di me lo stomaco contorcersi, un senso di rabbia, gelosia e tristezza mi invase il corpo. I muscoli si stavano tutti tirando, stavo perdendo il controllo. Riuscii ad uscire da quella stanza e tornai nella 212 e una volta chiusa la porta, mi lanciai sul letto, a pancia in giù e con il cuscino sotto la bocca iniziai ad urlare, a prendere a pugni il materasso sotto di me e continuai per vari minuti, finchè non mi calmai, mi voltai e cominciai a riprendere fiato. Le lacrime sembravano acido sulle mie guance, ero stufa di sentirmi così, ero stufa di tutto..chiedevo soltanto riposo..
'Dovresti spegnerli i sentimenti..'
Sbarrai gli occhi e mi sedetti sul letto. 'Chi sei?'
'Avevi detto che volevi sapere, quindi sono qui.'
'Klaus..' gemetti come un sussurro.
'In persona'
Da dietro l'angolo, vicino all'armadio, sbucò un'ombra, non tanto alta, sottile ma muscolosa. Era nell'oscurità, ma con un passo ne uscì.
Ed eccolo lì, il vampiro più temuto al mondo, a due passi da me.
'Sei cambiato, le foto ti ritraggono diversamente..sembra stupido da dire dal momento in cui noi vampiri non cambiamo..però..' accennai facendo qualche smorfia.
'Sembri così tranquilla..' si avvicinò al letto.
'Non bisogna mai farsi vedere deboli davanti al nemico' risposi io con tono di voce normale.
'Non sono poi così male come compagnia' fece un sorriso malizioso.
'Non ho ancora avuto modo di provarlo..sai la tua fama ti precede, e non è molto positiva..' risposi 'puoi sederti..' aggiunsi indicando il pezzo di letto davanti a me.
'Allora cosa vuoi sapere?' mi chiese sedendosi sul bordo del letto.
'Cosa intendevi dire dicendo che io sono un ibrido?' la mia voce tremava, ma non perché avevo paura di lui, avevo paura della risposta.
'Sei un vampiro, tua mamma aveva il gene. Sei un licantropo, tuo padre, senza saperlo, aveva il gene. Ma tu hai vissuto diciotto anni da umana, e quindi questo ti porta ad essere anche umana sotto sotto..'
'Ma..tutto questo non ha senso..' dissi non capendo.
'Sei molto potente Charlotte, sei quasi come me..'
'Come posso essere tre cose allo stesso momento? Andiamo..sono solo cazzate..' dissi cercando di non voler credere a quelle cose.
'Siamo unici al mondo, la profezia lo diceva, ma credevo fosse maschio, invece, per mia fortuna è femmina..' mi sorrise leggermente.
'Ti diverti a prendermi in giro?' persi la calma, alzandomi e puntandogli il dito contro.
'So che stai facendo delle ricerche su mio padre..prova a farlo anche su te stessa, cerca Tilbury, non ti servo io, risponderà a tutte le tue domande questa ricerca e- -' mentre si alzò e si avvicinò a me 'sicuramente avrai bisogno di me dopo, quindi, torna presto a Mystic Falls- -' prima di allontanarsi, mi venne davanti alla faccia, e mi guardò dritto negli occhi con uno sguardo di ghiaccio 'smettila di interessarti a mio papà, lo dico per te.' Dopo di che sparì in men che non si dica.
Che cos'ha detto? Merda.
Imprecai cercando il telefono, segnando nelle note, il nome Tilbury, sapete, per non dimenticarmelo.
Mentre lo bloccai, vidi che erano già le otto di mattina, e nessuno era ancora in piedi, probabilmente la festa era durata più del previsto.
Mi feci una doccia e mi vestii comodamente con i pantaloni della tuta e una maglietta semplice, e sfruttando la mia velocità vampiresca, ci misi soltanto cinque minuti.
Uscii dalla stanza, la chiusi, andai al dodicesimo piano, aprii la porta della stanza e notai il casino che avevano lasciato. Nessuno aveva ancora messo a posto, nemmeno i camerieri, probabilmente avrebbero iniziato tra neanche un'ora, ma io volevo fare qualcosa e volevo far passare il tempo, quindi una volta entrata chiusi la porta a chiave, e recuperando una scopa, una paletta e dei sacchi neri del rudo, iniziai il mio lavoro, certo, usando la mia velocità e i miei pregi, non ci misi molto.
Avevo messo la musica ad alto volume e mentre pulivo cantavo come una deficiente saltando di qua e di là.
Una volta finito tutto, prima di uscire, portai fuori tutti i cinque sacchi pieni, e dopo aver dato un'ultima occhiata, richiusi la porta, mi misi la chiave in tasca e caricai tutti i sacchi sull'ascensore scesi al piano terra e una volta arrivata andai davanti alla reception e ci ritrovai Rudolph.
'Ho pulito la stanza, dove metto questi sacchi?' chiesi una volta davanti.
'Tu che hai pulito la stanza dove hanno fatto la TUA festa di compleanno? Ragazza così mi spaventi!' disse muovendo le mani vicino alle spalle.
'S-sii, comunque, dove li porto?' richiesi.
'Puoi portarli nel retro, poi li lasci lì per terra sulla strada..ora chiamo le cameriere per dirgli che è già tutto a posto quindi..' disse prendendo la cornetta del telefono in mano.
'Se voglio controllare va bene..tieni le chiavi!' dissi mettendo sul bancone le chiavi, dopo essermele sfilate dalle tasche dei pantaloni.
'Ah - -' .
'Grazie Rud, grazie mille!' lo bloccai, mi sporsi in avanti sul bancone per dargli un bacino sulla guancia, dopo di che scesi, presi tutti i sacchi e li alzai, portandoli dove lui mi aveva detto. Avevo capito che voleva farmi gli auguri, e lui sapeva benissimo che io lo odiavo..
[..]
'Allora siete ancora vivi..' dissi mentre leggevo qualcosa su internet vedendo entrare tutti i ragazzi nella mia stanza. Mi trovavo in salotto, e all'appello mancavano Perrie, El e Danielle, che come al solito, cioè come erano solito fare, appena sveglie se ne andavano.
'Hai messo a posto tutto..' disse Zayn che fu l'ultimo a sedersi.
'Si' mi limitai a rispondere mentre digitavo qualcosa.
'Senti noi- -'
'Grazie per la festa, grazie per gli auguri, ora facciamo come se fosse un giorno qualunque' interruppi Louis.
Rimasero tutti zitti.
'Elena, Bonnie..Caroline' dissi l'ultimo nome con una voce schifata 'vi devo aggiornare di una cosa..' dissi smorzando il silenzio. Loro risposero facendo un cenno con la testa.
'Oggi abbiamo le prove noi.. ma poi torniamo..' disse Harry.
'Per me potete anche rimanerci..' lo guardai malissimo.
Forse non lo sapeva quello che mi aveva fatto ieri, ma io si, io avevo ancora la sua faccia e la sua puzza d'alcool in mente.
'Charlot, vieni dai, ti devo parlare..' disse Zayn.
Io spensi il computer lo misi sul tavolino, e mi avviai con lui in cucina.
'Abbiamo parlato stamattina, tutti noi sappiamo quello che abbiamo fatto, e..anche Harry lo sa, ed è molto triste, e Niall lo è perché non gli hai permesso di starti vicino e Caroline perché si è svegliata su di Harry e- -'
'Ascolta Zayn, non l'ho chiesta io questa festa..' aprii la porta e mi avviai verso l'entrata che era davanti al salotto, presi il libro che avevo preso dalla biblioteca il giorno prima, le chiavi della macchina, il cellulare me lo misi in tasca e poi continuai 'e, anche se era la MIA festa, IO non mi sono divertita, IO sono rimasta da sola tutta notte soffrendo, e Logan mi ha tenuto compagnia, e sai chi è Logan? Uno che ho conosciuto nella hall stamattina alle sei. Sono stata male tutta notte e voi avete solo pensato ad ubriacarvi e divertirvi..ma mi va bene sai..mi va bene perché quando me ne andrò, non sarò io a soffrire stavolta.' Mi fermai aprii la porta per uscire e prima di chiuderla aggiunsi 'vado in biblioteca.' Dopo di che sbattei la porta con forza e mettendo la quarta, partii per la biblioteca.
La rabbia si impossessa sempre di Charlotte,
ma si sente esclusa, la sua vita qui a Londra
non è come prima, lei si sente diversa, non fa
più parte di questo mondo, e, notando che Caroline,
Elena e Bonnie si stanno divertendo, anche se il
viaggio era inizialmente per far divertire Charlotte, è gelosa.
Gelosa perchè loro stanno vivendo la vita, in questi
pochi giorni, che voleva vivere lei..
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Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena- Trilogy
FanficStoria di Carlotta Corvi Trilogia: "Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena" "Sono un vampiro e questa è la mia storia" "Tilbury's Fate"