'Like a sad face!'
(capter twenty-one)
Tre giorni. Erano già passati tre giorni.
Io ormai ero fuori di testa, ma ne mancavano solo due e quindi, potevo resistere, in qualche modo.
Io e i ragazzi ci sentivamo ogni sera con Skype, mentre io e Harry, bhe io e Harry avevamo avuto la prima discussione, senza dare la colpa alla distanza, io il giorno dopo che sono partiti avevo chiesto a Mike compagnia, e quindi sono uscita con lui e i suoi amici. Mi mancava uscire con loro, dopo tutto il lavoro che dovevo fare con Simon e Claire, non li avevo più visti e…lui si è arrabbiato, ingelosendosi per niente.
È stupido, si certe volte è stupido, ingenuo e cretino. Non mi aveva neanche rivolto più la parola dopo che testuali parole uscirono dalla mia bocca ‘Harry, devi calmarti, ho diciott’anni, non sono una ragazzina di quindici ok? Pensavo che avessi capito quando ci tengo a te, quando sono rimasta a dormire a casa tua’ dopo quelle parole, avevo spento la chiamata.
Non l’avevo più sentito. Mi mancava, dio se mi mancava, ma si comportava come un bambino e io sono molto testarda, quindi non era un accoppiamento molto bello. I ragazzi mi dicevano sempre tutto, su quello che faceva, sul comportamento che aveva e balle varie. Si preoccupavano per noi, ma io rispondevo sempre con un ‘guardate che non ho chiesto niente io’.
Niall e io ci sentivamo molto più spesso, una chiamata alla sera di un’oretta, non ci bastava. Lui si preoccupava sempre per me. Aveva paura di Scott, aveva paura di ricevere una chiamata da Simon in cui diceva che io mi trovavo in prigione, o ancora peggio, in ospedale.
Tutto questo era meraviglioso. Per quanto io fossi stressata, loro mi riportavano sempre il sorriso sulla faccia ogni volta che parlavamo. D’altronde erano cinque giorni mica dei mesi!
Oggi avevo l’appuntamento con Usher e Claire. Solita roba. Controllo corde vocali, canzoncine inutili che dovevo cantare per Claire e poi in sala registrazione con Usher. Quando io e Usher eravamo da soli, ci divertivamo sempre un sacco!
‘Ehi ragazza, devo dirti una cosa io!’
‘Dimmi Ush, che succede?’
‘Sei stata invitata ad un programma radio!’ disse cominciando a saltare sul posto.
‘Io---Io cosa?’ chiesi incredula
‘Hai capito bene. Abbiamo un appuntamento domani. Prenderai il Jet privato con me!’ disse ridendo ‘alle nove di mattina ti voglio pronta!’ poi se ne andò tranquillamente come se non fosse successo nulla di che.
Io stavo impazzendo. Dio, ma veramente mi avevano chiamato alla radio? Io? Io Charlotte Gesmin, la ragazza di New York, che non ha mai fatto sentire la sua voce, all’infuori di suo nonno? Non ci potevo credere. Così dopo quell’annuncio, non aspettavo altro che domani mattina.
Non chiamai i ragazzi quella sera, ero troppo stanca e gli avevo lasciato detto che sarei andata a dormire presto. Non gli avevo accennato niente sul fatto della Radio, anche perché se mi avessero fatto domande, io non avrei potuto dare nessuna risposta.
You can count on me like 1 2 3
I'll be there
And I know when I need it I can count on you like 4 3 2
And you'll be there
Cause that's what friends are supposed to do, oh yeah
Wooooh, Wooooh,Yeah,Yeah
La sveglia suonò, e mio alzai dal letto, pronta per farmi una bella doccia fresca, per far togliere al mio viso quell’aria di ‘mezza addormentata’. Non sapevo come vestirmi e così scelsi l’abbinamento casual, comodo ma carino allo stesso modo e come al solito, un filo di trucco e ai piedi gli UGG. Comode scarpe.
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Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena- Trilogy
FanfictionStoria di Carlotta Corvi Trilogia: "Non ti sto dicendo che sarà facile, ti sto dicendo che ne varrà la pena" "Sono un vampiro e questa è la mia storia" "Tilbury's Fate"