Victoria's pov
In quel momento, alcuni dottori uscirono da quella stanza, ed io non aspettai altro che andare a chiedere di Michael.
"Come sta? Posso vederlo?" chiesi subito avvicinandomi immediatamente a loro.
"Ora potete entrare, ma ha bisogno di riposo." senza neanche ringraziare i medici, io aprii la porta.
Lo vidi sbuffare e mettersi seduto.
Ancora non mi aveva visto.
Sembrava stare già un po' meglio.
"Mikey! Oh mio dio! Come stai?" mi precipitai subito da lui.
Avevo quasi paura ad avvicinarmi troppo.
"Finalmente quei coglioni se ne sono andati...non ne potevo più..." si lamentò lui, per poi allungarsi verso di me per prendermi la mano.
"Stavano solo cercando di aiutarti..." gli spiegai giocherellando con le dita della sua mano.
"Okay! Ma ho chiesto centinaia di volte di farti venire con me...di vederti. E sai cosa? Me l'hanno negato! Più e più volte! Mi hanno rotto il cazzo! Tutti quanti!" mi venne da sorridere solo sentendo quelle parole.
Era bello sentire che lui avesse davvero bisogno di me.
"Ma ora sono qui. Non preoccuparti. Dimmi solo se stai meglio." quello era tutto ciò che contava.
Non mi importava di nient'altro.
"Un po' sto meglio: mi hanno riempito di medicinali e schifezze varie. Non ne posso più...Vicky voglio solo uscire da qui..." ammise lui abbassando lo sguardo e accarezzando con il pollice il dorso della mia mano.
Mi dispiaceva davvero vederlo così...con quella flebo attaccata al suo braccio...faceva male anche a me...
"Non ti hanno detto perché sei stato così male?" ancora non mi aveva detto cosa avesse.
"Mi hanno dato i risultati degli esami poco fa, mi hanno visitato e...hanno detto che ho avuto solo una congestione. Nulla di grave. Già questa sera mi manderanno a casa." era incredibile che si fosse ripreso così in fretta, ma non c'era da stupirsi: sapevo quanto fosse forte quel ragazzo.
"Non saresti qui se non fosse grave..." non riuscivo a smettere di essere preoccupata per lui.
"Stai tranquilla. Sto bene." sorrise lui.
Ma quello era un sorriso falso.
Avrei potuto notarlo a chilometri di distanza.
"Non dire cazzate, idiota." mi misi a ridere solo per sdrammatizzare, ma non avrebbe mai ammesso nulla...ormai lo sapevo.
"Scusate? Posso entrare anch'io? Per un po' vi ho lasciati soli, ma mi sono rotto i coglioni di stare qua a guardare. Anch'io vorrei vedere come sta il mio migliore amico." Luke ci interruppe.
Era appoggiato allo stipite della porta a guardarci.
Ed io dovevo ammettere di essermi completamente dimenticata di lui.
"Hemmo! Non ti avevo visto! Cosa ci fai lì?! Vini subito da me!" Michael portò l'attenzione a Luke che subito si avvicinò a quel lettino, poi si abbracciarono come solo due fratelli fanno.
"Vicky mi ha chiamato subito. Ho fatto più veloce che potevo per andarla a prendere e portarla qui. Mi dispiace di averci messo tanto." Luke si scusò immediatamente, ma Michael sorrise.
"Non importa. Mi fa piacere di avervi qui entrambi." sorrise Michael, continuando a tenere la mia mano.
"Quindi dovrebbero dimetterti questa sera?" gli chiese Luke tornando ad aver un tono serio.
Era evidente che anche lui fosse preoccupato...anche se non voleva farlo notare.
"Credo di sì. Così hanno detto..." Michael sbuffò ancora abbassando lo sguardo dispiaciuto.
"Io resto qui!" dissi subito senza nemmeno pensarci.
"Stai scherzando?! Non voglio farti stare qui tutte queste ore! E se mi tenessero qui anche stanotte?" era come se Michael non mi volesse lì.
Eppure aveva appena detto il contrario...
"Se ti tenessero qui anche stanotte, starò qui tutta la notte. Starò qui finché non ti dimetteranno. Che tu lo voglia, o no." qualcosa mi diceva di restare, e di certo non me ne sarei andata.
Mai e poi mai.
"Mi sento già in debito con te..." lui rise evitando il mio sguardo.
Era così tenero...sembrava un bimbo indifeso.
"Ehm...questo è piuttosto imbarazzante. Presumo di dovervi lasciare soli un'altra volta..." intervenne Luke, grattandosi la nuca con imbarazzo.
"Vai pure da Jenna. Non c'è bisogno di inventare scuse." rise Michael prendendo in giro il nostro migliore amico.
"Allora...ti lascio in buone mani. Grazie Mike..." Luke abbracciò ancora Michael.
"Fra un po' se ne andrà anche lei. Grazie di essere vento qui." a quel punto, i due si salutarono, dopodiché Luke uscì.
"Scordatelo! Voglio stare qui con te!" tenetti a dire appena Luke se ne andò.
"Vicky...vai! Io...io...devo andare in bagno!" improvvisamente si alzò di scatto, e portandosi dietro la flebo che aveva attaccata al braccio, corse in bagno.
Non potei fare a meno di seguirlo, ma rimasi fuori dalla porta.
"Mikey! Posso entrare?" chiesi subito bussando alla porta.
Non ricevetti nessuna risposta, così entrai.
"Mikey, scusa se sono entrata. Mi stavo preoccupando." nonostante fosse appena entrato in bagno, già mi stavo preoccupando.
"Devo chiamare qualcuno? Chiamo un medico?" lui alzò la testa dalla gabinetto solo per dirmi che non ce n'era bisogno e che stava bene.
Ovviamente non era così, in quanto stesse ancora vomitando.
Mi misi accanto a lui e iniziai ad accarezzargli la schiena per rilassarlo.
Sembrava funzionare.
"Te la senti di tornare di là?" gli sussurrai all'orecchio, cercando di guardarlo negli occhi.
Lui si limitò ad annuire, poi lo aiutai ad alzarsi, e insieme tornammo al suo lettino.
"Sicuro che non devo andare a cercare un dottore?" gli domandai ancora, sperando in un 'sì' da parte sua.
"No...va bene così. Grazie per non essertene andata..." anche se mi aveva detto di andare via, io ero rimasta e l'avrei fatto anche a costo di restare lì tutta la notte.
"Resterò finché non ti manderanno a casa." la mia era una promessa, e anche se lui non era d'accordo, l'avrei fatto.
"Non sei obbligata a farlo..." non risposi nemmeno.
Tutto ciò che feci fu abbracciarlo facendogli appoggiare la testa sul mio petto.
"Così sì che sono comodo..." non mi ero neanche resa conto di ciò che avevo fatto.
Il mio era solo un gesto istintivo.
Come un segno di protezione nei suoi confronti.
"Sei un pervertito di merda." risi staccandomi da lui e dandogli un bacio sulla testa.
Era incredibile che anche in momenti del genere riuscisse ad essere il simpaticone di sempre.
"Almeno quanto te..." mi canzonò regalandomi un piccolo sorriso.
"...e anche provocatore, aggiungerei..." continuai a prenderlo in giro.
Lo feci più che altro per distrarlo...per non fargli pensare al luogo in cui si trovasse.
Forse questo l'avrebbe aiutato.
"Mi diverto con poco..." replicò Michael mettendosi a ridere.
Dopodiché, tra noi calò il silenzio.
Non facemmo altro che tenerci per mano senza neanche un motivo ben preciso.
"Come va?" gli chiesi facendo passare altri lunghi e interminabili minuti.
Non c'era molto da fare lì...
"Mi è tornata la nausea..." ammise lui evitando il mio sguardo in ogni modo.
Almeno per una volta aveva ammesso di stare davvero male.
"Cerca di rilassarti. Chiudi gli occhi e fai respiri profondi." sapevo bene cosa fare in quei casi, in quanto io avessi quella strana fobia di vomitare.
E Michael mi diede ascolto.
Fece esattamente ciò che gli avevo detto, e nel frattempo, io con una mano tenevo la sua, mentre con l'altra gli accarezzavo i capelli giocherellando con qualche ciocca di tanto in tanto.
Il mio metodo funzionò.
Infatti, dopo qualche minuto si addormentò, ed io, che ero seduta su una sedia accanto al suo lettino, ne approfittai per appoggiarci la testa e chiudere gli occhi per un po'.
Anche io mi sentivo stanca nonostante non avessi fatto assolutamente nulla per tutta la mattinata.
Non riuscii a capire quanto tempo fosse passato, ma riaprii gli occhi solo quando sentii aprire la porta.
Appena mi voltai, vidi lo stesso medico che mi aveva comunicato dove si trovasse la camera in cui era ricoverato Michael.
Era una fortuna che fosse proprio lui.
"Signorina, mi dispiace ma devo chiederle di uscire un attimo." subito mi misi in piedi, ma ero ancora incerta su cosa avrei fatto.
"Per favore...non lo svegli. Si è appena addormentato..." chiesi al medico gentilmente.
"Farò del mio meglio." lui mi sorrise rassicurandomi.
"Com'è andata fino ad ora? È stato male? Ha avuto qualche sintomo?" aggiunse iniziando a farmi domande.
Non avrei dovuto dire niente, perché Michael non avrebbe voluto, ma dovevo farlo per il suo bene.
"Ha vomitato poco prima di addormentarsi." risposi con insicurezza abbassando lo sguardo.
"Non c'è nulla di cui preoccuparsi, è normale. Presto starà bene." era tutto ciò che volevo sentirmi dire in quel momento.
Era tutto ciò che contava.
"Posso...posso restare?" non volevo uscire da quella stanza, e orami anche il medico sapeva che non l'avrei fatto.
"E va bene. In fondo, devo solo cambiargli la flebo. Questa lo aiuterà a fargli passare il senso di nausea e lo metterà un po' in forza in quanto non voglia mangiare nulla." il medico ci mise poco a fare ciò che doveva fare, e riuscì anche a non svegliare Michael.
"Potrà tornare a casa entro stasera?" domandai ancora.
"Dipende solo da come reagirà alle terapia. Una congestione non è nulla di grave...non c'è nulla di cui preoccuparsi. Probabilmente, se starà meglio, entro questa sera potremo dimetterlo." sapevo che Michael era forte abbastanza da poter reagire.
Ero convinta che dovesse solo riposarsi per stare meglio.
A quel punto, io tornai a sedermi accanto al lettino di Michael, e come avevo già fatto prima, gli presi la mano.
"Vi conoscete da tanto tempo?" anche il medico si sedette in quella stanza su un'altra sedia.
Probabilmente, al momento non aveva nulla da fare, e ne approfittò per fermarsi a chiacchierare un po'.
Doveva essere un duro lavoro il suo.
"Da gennaio. Non è molto tempo in realtà...considerato che abbiamo sempre fatto fatica ad andare d'accordo." confessai, lanciando uno sguardo a Michael.
Non riuscii a non sorridere al ricordo di tutte le nostre inutili litigate.
Sembravano passati secoli dall'ultima, ma erano passati solo due giorni...o forse meno.
"Non si direbbe. Sembrate una coppia davvero affiatata. Si vede che il vostro non è un carattere facile. Dovete averne passate tante nella vita, e questo rispecchia ciò che siete: due anime scure pronte a spaccare tutto. È così che si potrebbe definire la personalità di ognuno di voi." il fatto che sapesse così tanto mi spaventava.
Come un senso di ansia.
Come faceva a sapere chi fossi, se nemmeno io l'avevo mai capito?
"Cos'è lei? Una specie di psicologo?" chiesi ridendo, cercando di ironizzare la mia domanda.
Non volevo essere scortese, volevo solo sapere.
"Non è la mia specializzazione, ma è uno dei tanti master che ho preso. In ogni caso...certe cose sono così evidenti, che non c'è davvero bisogno di un professionista per capire." beh, era chiaro che nonostante lo negasse, fosse anche lui un professionista.
Un master non è cosa da niente.
"Che cosa è evidente? Non capisco..." non sapevo nemmeno a cosa si riferisse.
Mi sentivo stupida, e forse lo credeva anche lui.
"È evidente ciò che provate l'uno per l'altra. Potete nasconderlo quanto volete, ma ci riuscite davvero male. Ad esempio...faccia caso a come vi stringere la mano, o agli sguardi che vi scambiate: sono piccoli dettagli a cui raramente si fa caso, ma che rispecchiano molto bene dei veri e propri sentimenti." era già la quarta volta che commentava il mio rapporto con Michael, ma era arrivato il momento di dire la verità.
Forse quel medico non era poi così esperto come voleva farmi credere.
"In realtà noi...non stiamo insieme. Tra noi non è mai successo nulla. Ne abbiamo passate tante, questo è vero...ma come amici, niente di più. Michael è il mio migliore amico...credo..." a quelle mie parole, il medico mi guardò facendo un sorrisetto.
Continuavo a non capire...
"È comunque evidente che ci sia attrazione tra voi due. Forse...qualcosa di più di una semplice attrazione..." credevo molto alla scienza, ma quella volta si sbagliava di grosso.
"Io...io...so per certo che lei si sta sbagliando. Tra noi non accadrà mai nulla...non saremo mai una coppia." era solo la verità, niente di più, niente di meno.
"Già...per ora. Ma è ciò che vorreste entrambi. Anche se continuate a nasconderlo a voi stessi, c'è quella cosa chiamata subconscio che vi fa continuamente compiere gesti che voi potreste considerare strani, o forse che ignorate totalmente, oppure che vi fa provare particolari sensazioni. Per voi potrebbe solo essere una cosa da niente, ma credetemi: tutto ciò significa qualcosa." continuavo a non credere alle sue parole.
Gli unici che sapevano la verità eravamo Michael ed io.
Nessun altro poteva dirlo.
Né quel medico, né tanto meno Luke.
Anche se dovevo ammettere che in quel momento ripensai a tutti i piccoli gesti, a tutti i nostri comportamenti, a tutte le sensazioni che provavo quando ero con lui.
Mi scappò un sorriso, ma poi pensai che erano tutte cose che avevo sempre fatto anche con Luke...o quasi.
Questo era segno che Michael non poteva essere altro che il mio migliore amico.
"Non abbiate paura di mostrare ciò che siete veramente. È chiaro che sia difficile per voi, in quanto siate persone estremamente fredde, ma dei sentimenti li avete anche voi. Non esistono persone senza sentimenti, e questo lo posso dire con certezza." aggiunse, lanciando poi uno sguardo alla cartella medica che teneva in mano.
"Pensi bene a ciò che ho detto. Vedrà che le sarà utile. Ora è meglio che io vada. C'è molto da fare in questo ospedale." il medico si alzò, e a passo veloce uscì dalla stanza.
Non potei non ripensare alle sue parole, ma mi spaventava il fatto che sapesse così tanto.
Chi era davvero?!
Una specie di angelo?!
Anzi...non poteva esserlo: le sue erano tutte bugie...tutte supposizioni sbagliate.
Continuai a guardare Michael.
Stava ancora dormendo, ma non potei fare a meno di sorridere per poi dargli un bacio sulla guancia.
Sembrava così innocente quando dormiva...e sarei rimasta lì a guardarlo per ore...se solo Luke non mi stesse chiamando al cellulare.
Fortunatamente avevo il silenzioso.
"Hey Luke!" risposi, cercando di non parlare troppo ad alta voce per non svegliare Michael.
"Vicky! C'è un problema! Isabelle è venuta al tavolo da me e Jenna. Vuole assolutamente sapere come sta Mike. È preoccupata perché non le risponde al cellulare, e tu non le rispondi ai messaggi. Cosa cazzo le devo dire?!" dovevamo aspettarci che sarebbe successo.
Solitamente, all'ora di pranzo Isabelle nemmeno si faceva vedere, ma quella volta era normale che fosse andata subito a cercare Luke.
Era l'unico che sapeva realmente qualcosa.
Mi chiedevo solo perché non mi avesse chiamato durante l'ora di pranzo.
"Che cazzo ne so, Luke! Dille...dille che Michael sta riposando! Inventati qualcosa! Non sei capace di arrangiarti da solo?!" Luke non era mai stato in grado di mentire.
Isabelle l'avrebbe scoperto sicuramente...
"No! Sai che non sono bravo ad inventare storie!" era proprio ciò che intendevo dire.
Non c'era nulla di più vero in ciò che aveva detto.
"Senti...fai parlare Jen, forse è meglio." almeno lei sarebbe stata in grado di mentire senza farsi scoprire...
"Amore? Parli tu con Isabelle?" Luke si rivolse a Jenna.
Mi faceva ancora strano sentirli parlare in quel modo.
Non era affatto da loro...
"Grazie pinguina mia. Ti amo." Jenna non sarebbe mai riuscita a dirgli di no.
E intanto...iniziai a sentire dai rumori di baci...
"Prendetevi una stanza, o almeno spegnete il cellulare! Non ho intenzione di sentirvi scopare!" mi lamentai prendendoli in giro.
Sapevo che Jenna non sarebbe andata a letto con Luke molto facilmente.
Mi chiedevo solo per quanto tempo Luke sarebbe stato in grado di resistere...
"Scusa Vicky...dicevamo?" Luke si era già dimenticato di ogni cosa.
Fantastico...
"Andate da Isabelle a dirle di Michael, e fai parlare Jenna! Razza di cretino! Muoviti!" sbottai, forse alzando un po' troppo la voce.
Poi misi fine alla telefonata.
Speravo nel buon senso di Luke, perché sapevo che difficilmente sarebbe riuscito a tenere qualcosa per sé...
"V...vicky...chi era?" in quel momento sentii la voce di Michael bassa e impastata dal sonno.
L'avevo svegliato...
"Mikey...tranquillo, era solo Luke. Torna a dormire, okay?" gli sorrisi accarezzandogli i capelli.
"Non ho più sonno...dormo da tutto il giorno..." Michael si mise seduto non lasciandomi la mano nemmeno per un secondo, e iniziando a giocherellare con le mie dita.
"Ti senti meglio?" gli chiesi cercando il suo sguardo.
"Decisamente sì. Forse avevo davvero bisogno di riposo." evidentemente Michael non si era accorto dell'arrivo del medico.
"Mentre dormivi, il medico ti ha cambiato la flebo. Ha detto che se avresti reagito bene alle medicine, ti avrebbe dimesso entro stasera. Quindi muoviti a riprenderti, così ti porto fuori da qui!" volevo solo farlo reagire, e forse ci stavo riuscendo.
"Sto già alla grande! Usciamo?" improvvisamente sembrava stare benissimo.
"Per uscire devi avere il consenso del medico. Ma tu non vuoi che io lo chiami..." la mia era solo una provocazione.
Aveva bisogno di ridere un po'.
"In questo caso...credo che sia meglio che venga qui..." lui sorrise fingendo di stare particolarmente bene.
"Eh va bene...vado a chiamarlo. Tu riesci a restare qui seduto e tranquillo senza fare cazzate?" conoscendo Michael, avrebbe cominciato a fare qualsiasi cosa, tranne che stare seduto.
"Ci proverò...e questo coso? Come si fa a togliere?" lui iniziò a guardare la flebo inserita nel suo braccio.
Sembrava non fosse mai stato in un ospedale...
"Michael! Stai fermo! Non toccare niente!" gli dissi scandendo chiaramente ogni parola.
Mi sembrava di dover stare dietro ad un bambino.
A quel punto uscii dalla stanza.
Per un po' girai per i corridoi di quel piano nella speranza di trovare lo stesso medico con cui avevo parlato.
Forse avrei dovuto chiedere a qualcun altro.
Magari aveva finito il turno.
Fortunatamente, proprio in quell'istante, il dottore che cercavo uscì da una stanza con la sua solita cartella medica in mano.
Solitamente ero sempre la solita sfigata...
"Ehm...mi scusi..." non sapevo nemmeno come iniziare.
"Sì? Ha bisogno? Ci sono state complicazioni?" a volte mi chiedevo perché i medici fossero sempre così pessimiati.
"Per fortuna no. È solo che...si è svegliato. Dice di sentirsi molto meglio e ora vuole uscire. È possibile farlo?" speravo in un sì, ma dalla sua espressione, dubitavo che lo fosse.
"Onestamente...non credo che sia possibile. In ogni caso, ora vengo a visitarlo. Arrivo subito." il medico mi spinse a tornare nella stanza, e così feci.
"Allora? Cos'ha detto?" appena entrai nella stanza, Michael scattò in piedi quasi urlando.
"Idiota! Torna a sederti! Ora arriva il medico. Deve prima visitarti." gli risposi, imponendogli di stare fermo e tranquillo.
Sapevo che Michael aveva spesso i suoi momenti di iperattività, ma non così tanto.
Non era proprio il momento...
"Che rompi coglioni..." sussurrò lui, mettendosi seduto a braccia conserte e alzando gli occhi al cielo.
"Ah! E quindi io sarei una rompi coglioni?!" subito mi innervosii.
In fondo...io ero lì per lui.
"Non tu...cioè...in realtà anche tu. Ma mi riferivo a quel medico del cazzo..." beh, potevo sentirmi sollevata, giusto?
"Allora scusa...lo prenderò come un complimento..." inutile dire che mi sentivo offesa in ogni caso.
"Eh dai stronzetta...vieni qui..." Michael allungò le braccia verso di me, ed io non riuscii a non cedere.
Andai subito da lui che mi abbracciò, e ovviamente ricambiai.
"Interrompo qualcosa?" in quel momento il medico entrò vedendoci abbracciati.
Immediatamente Michael ed io ci allontanammo, ma lui non esitò a prendermi per mano per l'ennesima volta.
Il medico mi sorrise facendo un cenno verso le nostre mani.
Subito iniziai a ripensare alle sue parole, e ancora mi sembrava tutto così insensato...
"Ehm...vado un attimo fuori, almeno il dottore potrà visitarti." sapevo che Michael non voleva, ma io gli lasciai la mano e iniziai ad avviarmi verso la porta.
"Non ce n'è bisogno. È evidente che stia meglio, ma deve finire la flebo." mi aspettavo che quello del dottore sarebbe stato un no, ma per un momento ci avevo creduto.
"Che cosa? E quanto dovrò aspettare ancora?" domandò lui con tono parecchio infastidito.
"Circa mezz'ora." rispose il medico.
"E io che cazzo faccio qui per mezz'ora? Mi sono rotto i coglioni, okay?!" Michael sbottò attaccando direttamente il dottore.
"Mikey...calmati. Mezz'ora non è nulla in confronto a tutte le ore che hai già passato qui. Ci sono io qui con te. Parleremo un po', oppure...potremmo guardare un film su Netflix. Ce l'hai anche sul cellulare, giusto?" subito intervenni in difesa del medico che stava solo facendo il suo lavoro.
Non era giusto che Michael se la stesse prendendo con lui: stava solo cercando di aiutarlo.
"Va bene...guarderemo un film, ma entro mezz'ora la voglio qui per togliermi questa merda!" le pretese di Michael furono parecchio fastidiose, ma il medico lo assecondò promettendogli di tornare entro mezz'ora, poi uscì dalla stanza.
"Michael! La vuoi smettere di fare il finto VIP insolente?" risi anche se in realtà pensavo davvero che non fosse stato per niente gentile con chi si stava prendendo cura di lui.
"Ma io sono un VIP! Ora prendimi il cellulare!" mi impose incrociando le braccia dietro la testa.
Odiavo quando qualcuno mi dava degli ordini.
Non avrei mai smesso di ripeterlo.
"Prenditelo da solo! Ce l'hai in tasca! Dovrei infilarti la mano nei pantaloni, secondo te?!" perché avrei dovuto farlo?!
Non avrebbe nemmeno dovuto alzarsi...
"In realtà non sarebbe una cattiva idea." non era la prima volta che mi provocava, ma quella era una vera e propria sfida.
"Non sfidarmi! Sai che lo faccio!" risi continuando a provocarlo.
"Sono qui ad aspettare...dai..." lui alzò le braccia, in modo da spingermi ad infilargli le mani in tasca.
Ovviamente, così feci.
Non mi tiravo mai indietro ad una sfida.
"Finito?" mi chiese lui con uno strano sorrisetto.
Intanto, io continuavo a rovistare nelle sue tasche.
"Ma dove cazzo l'hai messo?! Tirarlo fuori!" non trovavo il suo cellulare.
Strano...molto strano...
"Vicky! Cosa sono queste richieste così dirette?! Non posso farlo qui in ospedale! Aspettiamo almeno di arrivare al college!" scherzò provocandomi per l'ennesima volta.
In fondo noi eravamo fatti così.
E questo mi piaceva.
Nessuno poteva capirci.
"Già...sono cose che si possono fare solo in privato, ma ora dimmi dove cazzo hai messo il tuo cellulare!" insistetti ricominciando a mettere le mani nelle sue tasche.
"Eh basta! Comunque...quello non è il cellulare. Prova a guardare su quella fottuta cassettiera!" Michael iniziò a contorcersi per fermarmi, ma non smetteva di ridere.
"Sei uno stronzo! Mi avevi detto che ce l'avevi in tasca!" mi lamentai, iniziando a picchiarlo scherzosamente.
Era normale che nonostante tutto, noi ci stessimo divertendo?
"Io non l'ho mai detto! Hai fatto tutto tu! E leva le mani da lì! Ti ho già detto che quello non è il cellulare!" non mi ero resa conto di avere ancora le mani appoggiate all'altezza delle sue tasche.
Che momento imbarazzante...
"Eh che cazzo, Mikey! Tieni a bada quel coso!" sbottai, notando subito una protuberanza dai suoi pantaloni.
"Ma che cazzo vuoi? Sei tu che hai cominciato a toccarmi!" disse prendendo il cuscino e appoggiandoselo sulle gambe per coprirsi.
"Ti ho solo messo le mani nelle tasche! Ti ho a malapena sfiorato. E comunque non l'ho fatto apposta..." mi difesi incrociando le braccia al petto con aria soddisfatta.
Era vero che non avevo fatto niente, o almeno così credevo.
Come poteva incolpare me per qualcosa che lui non sapeva controllare?
"Sì...certo...dicono tutte così..." si vantò.
"Stai zitto, e cerca di far sparire quella...cosa...prima che arrivi il medico. Hai meno di un quarto d'ora." mi sentivo in imbarazzo anche solo a nominare ciò che gli stava accadendo.
Eppure era solo un'erezione, a tutti i ragazzi capita...
"Quella 'cosa' si chiama erezione, e non posso farla andare via a comando! Non è così che funziona!" non riuscii a trattenere le risate per ciò che aveva detto.
Sembrava che lui non provasse per nulla imbarazzo nel parlarne.
"Okay...ho capito. Allora...intanto io esco un attimo a chiamare Luke." era un po' che volevo chiamarlo per sapere come stesse andando la questione con Isabelle.
"Perché devi uscire? Puoi chiamarlo anche restando qua..." Michael si lamentò subito: non voleva che io uscissi.
"Ho detto che esco un attimo! Tu vedi di risolvere quel...problemino..." risi, per poi alzarmi e uscire definitivamente dalla stanza.
Subito composi il numero di Luke e feci partire la telefonata.
"Che c'è?!" Luke rispose dopo pochi squilli, ma il suo modo di rispondermi fu un po'...strano.
Non sapevo come definirlo, ma sembrava arrabbiato...infastidito da qualcosa.
"Luke! Ti sembra il modo di rispondere?!" ovviamente non esitai a farglielo notare.
"Scusa Vicky...perché mi hai chiamato?" lui si scusò subito, ma avrebbe dovuto pensarci prima di rispondermi in quel modo.
Beh...forse aveva i suoi buoni motivi per averlo fatto...
"Volevo solo sapere com'è andata la questione con Isabelle..." ancora non sapevo nulla a riguardo.
Aveva detto che mi avrebbe fatto sapere, ma non mi aveva ancora detto nulla.
"Che...che cosa?! Come fai a saperlo? Io..." non lo lasciai nemmeno finite di parlare.
Era chiaro che non avesse neanche capito di cosa stessi parlando.
"Cretino! Mi riferivo alla questione riguardante Michael! Cosa le avete detto? Ha funzionato?" non sapevo nemmeno di cosa Luke stesse parlando...
"Oh! Ehm...ma sì! Certo...al momento posso solo dirti che ha funzionato. Ora è meglio che vada. Non posso restare al cellulare più di tanto." il suo comportamento era parecchio sospetto.
Ma proprio in qual momento sentii una voce femminile molto vicino a lui.
Ma cosa stava succedendo?!
"Luke! Ho sentito la voce di una ragazza, e non è quella di Jenna. Dimmi con chi cazzo sei! Adesso!" mi stavo già incazzando con lui.
I fatti parlavano da soli...
"Io...io non posso dirtelo..." beh, era tutto fin troppo chiaro.
Probabilmente avrei ucciso Luke appena l'avrei visto.
"Giuro che ti spezzo le ossa! Sapevo che sarebbe successo! Come cazzo ti permetti?! Sei un pezzo di merda! Lo sapevo che non c'era da fidarsi di te..." iniziai ad insultarlo, e se non mi avesse fermato lui, avrei tirato fuori le offese peggiori.
Come si permetteva di tradire la mia migliore amica?!
"No, Vicky! Non è come sembra! Lo giuro! Non tradirei mai la mia Jen..." Luke cercò di giustificarsi, ma sarebbe servito a ben poco quando avevamo l'evidenza proprio sotto al nostro naso.
"Non è come sembra?! Allora dammi una cazzo di giustificazione valida! Che cazzo stai facendo?" avrei voluto urlargli contro, ma non potevo...
"Eh va bene...ma devi giurarmi di non dirlo a nessuno. Soprattutto a Michael..." non sapevo dove volesse arrivare, ma tanto valeva farlo andare avanti.
Così accettai: promisi che non avrei detto niente a nessuno.
"Okay...beh...io...ho fatto incontrare Isabelle e Ashton. Ora sono qui con loro per assicurarmi che nessuno li veda..." non potevo credere a ciò che aveva fatto.
Come aveva potuto?!
"Ma sei impazzito?! Che cazzo ti dice il cervello, Luke?! Ti rendi conto di ciò che hai fatto?!" Luke doveva essere impazzito.
Non potevo nemmeno urlargli contro: Michael mi avrebbe sentito...anche se in quel momento avrei voluto dirgli tutto.
"Sì...sì...lo so! Ma mi hanno pregato di farlo, e sai che io non sono in grado di dire 'no'. E poi...sembrano così felici insieme..." sapevo che Luke avesse ragione, ma aveva comunque sbagliato ad assecondare la richiesta di quei due.
"Ho capito! Ma hai tradito la fiducia di Michael! Hai tradito il tuo migliore amico! Avete approfittato del fatto che lui fosse qui in ospedale solo per fare una stronzata del genere! Siete delle merde." non sapevo cosa Luke avesse detto a Isabelle riguardo a Michael, ma una cosa era certa: Isabelle se n'era fregata completamente di suo fratello solo per vedere Ashton.
"Vicky...per favore...mi sento già fottutamente in colpa per ciò che ho fatto. Non farmi stare peggio..." faceva bene a sentirsi in colpa.
Non doveva farlo...
"Se Michael lo venisse a sapere..." iniziai la frase, ma Luke mi interruppe immediatamente.
"Michael non lo saprà! Ti prego, Vicky...nemmeno Jenna sa ciò che ho fatto. Se Michael lo venisse a sapere, mi ucciderebbe nel vero senso della parola. Sai che è il mio migliore amico, e non posso perdere la sua amicizia. Ci starei troppo male. Farò tutto ciò che vuoi, ma non dire niente a Michael, per favore Vicky..." Luke mi stava letteralmente supplicando.
Come potevo dirgli che non l'avrei coperto?
"Eh va bene! Ma non voglio essere coinvolta in nessun modo in questa stronzata, okay?" in qualche modo anche lui doveva coprire me.
Avevo più paura io di perdere Michael, di quanto potesse averne lui.
Fortunatamente Luke accettò ringraziandomi in mille modi.
"Smettila di ringraziarmi, potrei cambiare idea. Ora dimmi dove cazzo siete." ciò che mi interessava maggiormente in quel momento, era il luogo in cui si trovavano.
"Ehm...nel giardino di casa mia. Perché me lo chiedi?" era proprio ciò che temevo.
Era proprio necessario portarli a casa sua?!
"Luke! Mandali via! Adesso!" non potevano restare lì un minuto di più.
"Adesso? Perché?" a volte mi chiedevo perché Luke dovesse sempre fare così tante domande.
Non poteva semplicemente ascoltarmi?!
"Fra poco dimetteranno Michael! Abbiamo lasciato tutte le nostre cose a casa tua! Dobbiamo tornare lì! Sbrigati a mandarli via! Sai che casino succederebbe se..." quella volta fu lui ad interrompermi.
Evidentemente aveva capito la gravità della situazione.
"E me lo dici così?! E ora come cazzo faccio a separarli?! Pensavo che Michael uscisse stasera, o...o addirittura domani..." era incredibile il comportamento di Luke.
Come poteva parlare in quel modo?!
"Ringrazia solo che il tuo migliore amico stia bene! Ora passami Ashton, o Isabelle. Se non glielo dirai tu, lo farò io..." non potevo fare altro.
Se Luke aveva paura a separare Ashton e Isabelle, allora l'avrei fatto io.
Così Luke passò il suo cellulare ad Ashton senza dire niente.
"Hey Vicky! Che succede? Luke sembra preoccupato..." Ashton mi rispose subito.
"Già...Luke è un coglione. Dovete andarvene. Michael ed io stiamo tornando, ma a quanto pare Luke è troppo spaventato per dirvelo..." non capivo quale fosse il problema di Luke.
Era così difficile parlare?!
"Di già? Ma aveva detto che sarebbe tornato stasera..." in quel momento capii tutto.
Come al solito, Luke non sapeva mentire.
"Aspetta...Luke vi ha detto che Michael è in ospedale, vero?" domandai con aria sorpresa.
"Che cosa?! Michael è in ospedale?! Oh mio dio! Quando è successo?! Perché nessuno mi ha detto niente?!" qualcosa non quadrava.
Ma cosa stava succedendo?!
"Non lo sapevi? E allora cosa vi ha detto Luke?" ero ancora più confusa di prima...
"Ci ha detto che eravate a Newcastle per delle commissioni con la tua famiglia..." tutto ciò era assurdo...
"E tu ci hai anche creduto? Secondo te potrei presentare Michael ai miei genitori? E poi...non li vedo da secoli! Questa è la scusa più assurda che io abbia mai sentito!" ero piuttosto arrabbiata con Luke.
Perché doveva inventare cazzate coinvolgendo la mia famiglia?
"Io...io non lo so! Ora voglio solo sapere come sta Michael! Perché cazzo è in ospedale?!" Ashton iniziò ad urlarmi contro come se fosse stata solo colpa mia.
Ma cosa potevo farci io?
"Poi ti spiegherò tutto! Ma per favore, andatevene! Riporta Isabelle al college, e torna a casa!" gli imposi.
Dovevano fare in fretta...il dottore stava già arrivando.
"Cazzo! Va bene. Ora ce ne andiamo. Quanto tempo abbiamo?" mi domandò ancora Ashton.
"Poco! Muovetevi! Ci mettete un attimo ad andarvene! E noi un attimo ad arrivare..." a quel punto Ashton mi assicurò che sarebbero andati via in quel preciso istante, ed io gli chiesi di mandarmi un messaggio quando Isabelle sarebbe arrivata al college.
"Va tutto bene signorina?" finalmente il medico arrivò, e ovviamente notò che qualcosa non andava.
"Sì. È tutto a posto...era solo un amico che senza di noi non fa altro che combinare guai..." ammisi, ma lui non disse niente a riguardo.
"Beh, ora possiamo liberare da questo posto l'altro tuo amico." sorrise il medico.
"Sperando che sia stato fermo e tranquillo come gli avevo detto di fare..." sussurrai tra me e me, facendo ridere anche il dottore che nel frattempo aprì la porta.
"Devo restare fuori, vero?" ormai lo sapevo.
Non voleva farmi restare nemmeno per una semplice visita...
"Giuro che se la lascia fuori qualcuno si farà molto male!" Michael protestò immediatamente minacciando addirittura il medico.
"In realtà non ho ancora detto niente. L'avrei fatta entrare comunque. Forza, signorina, venga pure." quel medico era così gentile, e onestamente era anche molto simpatico, ma Michael non lo capiva.
"Mi tieni la mano?" Michael allungò un braccio verso di me.
Sembrava quasi...spaventato.
Ma io feci ciò che mi aveva chiesto senza dire nulla, e in un attimo il dottore gli tolse la flebo dal braccio.
"Perfetto! È libero di andare. Deve solo firmare questi." finalmente c'era il consenso di uscita.
Michael firmò velocemente quei moduli, poi scattò in piedi abbracciandomi forte.
Non ebbi nemmeno il tempo di ricambiare...
"Finalmente posso dire addio a questo posto di merda!" esultò, poi subito mi trascinò via tirandomi per un braccio.
"Mikey...aspetta un attimo..." non mi sembrava giusto uscire così senza dire niente.
Quel dottore aveva fatto molto per Michael, e in qualche modo anche per me.
"Ho capito...ti aspetto qua fuori..." lui uscì, ed io tornai subito dentro la stanza che avevamo appena lasciato.
"Dottore? Volevo ringraziarla per ciò che ha fatto, e...mi dispiace per quello che ha detto lui..." semplicemente mi dispiaceva per il modo in cui Michael aveva trattato chi lo stava realmente aiutando.
"Non c'è problema. È il mio lavoro. Non scusarti per ciò che ha detto. È solo sintomo di gelosia, è normale...e difficilmente mi sbaglio. Ora vai da lui. Tornate a casa e state tranquilli entrambi. Arrivederci signorina." io ormai non sapevo più cosa dire, perciò mi limitai a sorridere e a salutarlo per poi andarmene definitivamente.
"Che cazzo insisti? Quello ci prova con te!" appena raggiunsi Michael, insieme iniziammo ad avviarci verso l'uscita dell'ospedale, ma lui non poté fare a meno di commentare il fatto che io avessi parlato ancora con qual dottore.
"Avrà l'età dei nostri genitori! Non credo proprio che ci stia provando! E poi...a te che cosa importa? Sei geloso, per caso?" decisi di assicurarmi che il medico avesse torto.
Perché...era così, vero?
"E anche se fosse?" non mi aspettavo una risposta del genere.
Questo significava che il dottore aveva ragione?
"Perché dovresti? Non sei il mio ragazzo..." mi venne spontaneo dirlo, perché in fondo era la verità.
"Questo non significa che non possa darmi fastidio il fatto che qualcuno ci provi con te." ammise sorridendo e abbassando la testa.
"Nessuno ci stava provando con me! E comunque credo che sia meglio chiamare un taxi." appena arrivammo fuori dall'ospedale, cercai di cambiare subito discorso.
Non mi sentivo in imbarazzo, ma era strano parlare di certe cose con Michael.
"L'ho già chiamato io mentre tu eri al telefono con Luke. È già qui. Guarda." Michael mi indicò un taxi fermo lì davanti a cui non avevo nemmeno fatto caso.
Così salimmo a bordo diretti verso la villa di Luke.
Speravo solo che Ashton e Isabelle non fossero più lì.
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Forbidden Love 2 // 5sos
FanfictionOrmai le cose stavano cambiando...io stavo cambiando. Pensavo non potesse accadere, ma forse mi sbagliavo. Dovevo solo capire quale fosse la causa di tutto questo, e non sarebbe stato facile, perché non lo sapevo nemmeno io, e probabilmente non l'av...