CAPITOLO 5

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"Ora che abbiamo finito di mangiare...cosa facciamo? Abbiamo tutto il pomeriggio libero..." Michael ed io eravamo da poco usciti da quel ristorante, e già pensavamo a come poter trascorrere il resto della giornata.
"Non so...torniamo in spiaggia?" erano appena le tre del pomeriggio, e in una località marittima come quella, non c'era molto da fare.
"Adesso? Prima possiamo andare a bere qualcosa, o a prendere un gelato da qualche parte..." effettivamente, non sarebbe stata una cattiva idea.
Infatti, accettai immediatamente.
Fortunatamente, la zona in cui ci trovavamo era piena di bar, locali e negozi.
Probabilmente era proprio il centro della città, ma non ne ero sicura.
Quel luogo era immenso.
"Entriamo qua?" finalmente trovammo un posto dove poterci sedere ad un tavolino all'aria aperta.
"Okay, io credo che prenderò un gelato." dissi occupando subito l'unico tavolino libero rimasto.
Michael non rispose.
Scrollò solo le spalle per poi entrare al bar solo dopo avermi lasciato il suo zaino.
Qualche minuto dopo lo vidi tornare con un gelato e una bottiglia ti birra in mano.
Tipico da lui...
"Tieni! C'erano i tuoi gusti preferiti: mango e lampone. Non contengono lattosio, ho già chiesto." mi sorrise porgendomi il cono gelato.
"Come fai a ricordarteli? Non sono gusti che si trovano ovunque..." affermai.
Forse avevo dei gusti troppo particolari, ed effettivamente, quelli erano gusti di gelato difficili da trovare.
Solo poche gelaterie a Sydney li avevano, e tra quelle, li aveva anche la gelateria in cui andavo sempre con Michael, quella che mi aveva fatto conoscere lui.
"Difficili da trovare, ma facili da ricordare. Pensi che io non abbia mai fatto caso ai gusti che prendi? Prendiamo il gelato insieme quasi tutti i giorni quando siamo a Sydney." rise lui.
Come al solito aveva ragione, ma di certo non mi sarei mai aspettata che sapesse così tanto di me.
Mi sentivo a disagio nel pensare che lui mi conoscesse così bene, e invece io...io non sapevo quasi nulla di lui.
"Che palle...io non so niente di te! È come se non ti conoscessi abbastanza..." gli feci notare sperando che si decidesse a dirmi qualcosa.
"Sai più di quanto tu creda, fidati. Prendi Ashton ad esempio: lui mi conosce da sempre, eppure non sa tutto ciò che sai tu. Con te sono riuscito ad aprirmi più di quanto potessi aspettarmi. Forse per il fatto che non siamo mai andati d'accordo, e perché so che ti fai i cazzi tuoi." non potevo credere che si fidasse più di me che di Ashton, ma lo apprezzavo.
"Seriamente Michael?! Fai parte del gruppo, eppure nessuno di noi sa nulla di te! Non sappiamo il tuo cognome, non sappiamo da dove vieni, non sappiamo nulla sulla tua famiglia...niente di niente!" forse l'unico ad essere a conoscenza di qualche informazione in più, era proprio Ashton, non di certo io come voleva farmi credere Michael.
"E continuerà ad essere così! Ti importa davvero di sapere chi sono? Io non credo che sia poi così importante. Mi hai conosciuto, e penso che tu abbia capito chi sono veramente. I dettagli non contano! Perché non mi accetti per ciò che sono?" ancora non capivo né cosa nascondesse, e nemmeno perché lo facesse.
Capivo il fatto che odiasse parlare di sé, ma lui esagerava.
"Io ti ho sempre accettato per ciò che sei! Forse non è importante sapere ogni cosa, ma non mi sembra corretto che tu sappia tutto di me, mentre io...io non so nulla..." per una volta non stavamo litigando, ed ero certa che non l'avremmo fatto, ma la verità era che volevo che Michael si aprisse di più con me, nonostante non fossimo amici.
"Ti ho già detto che sai anche più di quanto sa Ashton! Non ti basta? E poi...possiamo smettere di parlare di questo? Mi sento a disagio a dover parlare di me." come sospettavo, il punto era quello.
Sarebbe stato sicuramente meglio cambiare discorso...
"Lasciamo perdere...non saprò mai chi sei veramente..." sospirai in fine, mangiando l'ultimo pezzo del mio cono gelato.
Michael aveva già finito la sua birra da qualche minuto, ma per un po', entrambi evitammo di parlare.
Restammo lì seduti ancora, senza neanche scambiarci uno sguardo.
E il bello era che quel silenzio non era per niente imbarazzante.
"Mikey? Adesso cosa facciamo? Andiamo in spiaggia, vero?" proposi, non vedendo l'ora di tornare a stendermi sotto il sole.
Non ero di certo lì per starmene seduta ad un tavolino di un bar.
Ed evidentemente, Michael la pensava come me, e in pochi minuti ci ritrovammo nuovamente a camminare lungo il lungomare di Townsville, in cerca di una spiaggia.
"Ci fermiamo qua vicino a questa scogliera?" dovevo ammettere che quella scogliera rendeva il paesaggio ancor più bello, ma allo stesso tempo mi faceva nascere dentro uno strana sensazione che già conoscevo.
"Eh va bene. Mettiamoci qui." alla fine, non potei far altro che accettare.
Così, entrambi stendemmo il nostro asciugamano sulla sabbia calda, ed io mi sdraiai subito con il tentativo di abbronzarmi almeno un po'.
Ne avevavmo davvero bisogno: eravamo entrambi eccessivamente pallidi.
Era così rilassante stare lì sdraiati sotto il sole caldo, che quasi mi addormentai.
Quando riaprii gli occhi, ci misi qualche secondo a capire che Michael non fosse più lì.
Così, mi misi seduta e lo vidi in piedi sulla riva del mare, con le onde che gli bagnavano le gambe, e senza neanche pensarci, lo raggiunsi.
Sentivo l'acqua molto più fredda di quanto non lo fosse già...probabilmente perché ero accaldata dal sole.
"Finalmente ti sei svegliata, dormigliona!" Michael mi prese in giro appena mi avvicinai a lui.
"Hey! Non stavo dormendo! Mi stavo solo rilassando..." tenetti a precisare.
"E quella maglietta, invece? Non ti è bastato il discorso di questa mattina?" la verità era che ormai ero talmente abituata ad indossarla, che mi ero completamente dimenticata di ciò che mi aveva detto Michael quella mattina.
"Direi che mi è bastato..." risposi, alzando gli occhi al cielo.
Dopodiché tornai all'asciugamano, mi sfilai la maglietta, e tornai da Michael.
"Ci facciamo un bagno?" mi propose spingendomi inaspettatamente, e facendomi cadere direttamente in acqua.
Lo odiavo per ciò che aveva fatto!
Così, per vendicarmi, apprifittai del suo scarso equilibrio per aggrapparmi alla sua spalla, e fargli fare la stessa fine che lui aveva fatto fare a me.
"Sei una stronza!" urlò lui, sistemandosi i capelli che gli erano finiti davanti agli occhi.
"Ma se hai cominciato tu!" risi, cercando di buttarlo in acqua ancora, ma quella volta oppose resistenza, e l'unica a finire in acqua fui ancora io.
"Volevo spingerti io, ma...vedo che ci stai già pensando da sola..." Michael mi derise rimanendo impassibile davanti ai miei continui tentativi di farlo cadere un'altra volta.
"Ti odio!" sbottai, sbattendo le mani sulla superficie dell'acqua, e rinunciando ad ogni mio tentativo.
"Questo già lo so.'' affermò continuando a ridere.
Io non potei fare a meno di unirmi alla sua risata così contagiosa.
Non ero arrabbiata con lui...non più ormai.
"Io intanto vado a farmi una nuotata, so già che tu non hai voglia di seguirmi, quindi...a dopo, idiota..." dopo poco lo congedai iniziando a nuotare verso il mare aperto.
"Non avrò neanche voglia di venire a salvarti, quindi non allontanarti troppo, stronzetta..." non risposi, ma sorrisi al pensiero che lui si stesse davvero preoccupando per me.
A volte sapeva essere davvero dolce.
A modo suo, ovviamente.
Così cominciai a nuotare finché non mi fermai e mi sdraiai sulla superficie dell'acqua.
Chiusi gli occhi, godendomi il suono delle onde e i raggi del sole che riuscivano comunque a scaldare il mio corpo.
Avrei voluto restare lì per ore.
Ero immersa in un momento di relax totale, ed era bellissimo.
Non riuscivo nemmeno a pensare a tutte le cose negative che erano accadute fino a quella mattina.
Era come se il mare avesse portato via con sé, tutto ciò che mi avrebbe fatto cambiare umore.
Non riuscii nemmeno a capire per quanto tempo rimasi lì, ma furono minuti interminabili.
Successivamente, con estrema lentezza, tornai a riva, e ancora una volta, Michael era sparito.
Ci misi un po' a capire dove fosse, in quanto non lo vidi né in acqua, né sul suo asciugamano.
Mi guardai intorno, finché non lo vidi.
"Michael! Ma che cazzo stai facendo?" urlai, ed istintivamente uscii dall'acqua per correre verso di lui...o quasi.
"Ehm...prendo il sole sulla scogliera...?! Vieni anche tu?" Michael in qualche modo era riuscito a salire sulla scogliera, e come se niente fosse, se ne stava lì sdraiato a prendere il sole.
Mi chiedevo solo come avesse fatto: lui non era un ragazzo molto atletico, e tantomeno agile.
"Tu sei pazzo! Scendi, razza di idiota!" il problema era che la scogliera fosse parecchio alta, e sicuramente anche piena di alghe scivolose.
"Ma che problemi hai? Si sta benissimo qui!" lui protestò rimanendo fermo.
Non sembrava per niente intenzionato a muoversi da lì.
"Michael! Porca troia! Scendi da quella cazzo di scogliera! Per favore! Fallo e basta!" cominciai ad agitarmi.
Cosa avrei fatto se gli fosse successo qualcosa?
Come l'avrei detto agli altri?
Oltretutto...i nostri cellulari erano entrambi spenti.
"E se invece...facessi un tuffo da qua? Che ne dici?" appena lo vidi alzarsi in piedi, mi si gelò il sangue.
C'erano molte rocce lì intorno.
Non sarebbe finita bene, ed ero spaventata.
"No! Michael!" istintivamente mi coprii gli occhi, solo per la paura di vederlo tuffarsi in acqua da un'altezza così alta.
Ma poco dopo, sussultai nel sentire delle braccia avvolgere il mio corpo in un abbraccio così forte da farmi venire i brividi.
"Vicky! Stai tranquilla, sono qui...okay? Ti sembro così tanto coraggio da buttarmi da un'altezza simile? Io soffro di vertigini!" mi sussurrò Michael, strofinando le sue mani sulla mia schiena come per rassicurarmi.
"Fattitti! Vattene a fanculo!" subito lo respinsi, spingendolo via con forza, e a passo svelto, andai a sedermi sul mio asciugamano.
Lui non capiva, ed era questo ciò che mi faceva incazzare di più.
"Hey...cos'hai? Era solo uno scherzo..." lui mi raggiunse sedendosi il più vicino possibile a me, e appoggiando il suo braccio sulle mie spalle.
"Uno scherzo del cazzo..." commentai, quasi come se stessi parlando più a me stessa che a lui.
"Ti sei preoccupata per me. È una cosa...carina...credo..." continuò sorridendo.
La verità era che mi ero preoccupata davvero tanto.
Avevo avuto paura, anche se mi costava tanto ammetterlo, e non l'avrei sicuramente fatto.
"Stai zitto, idiota!" non riuscivo ad avercela con lui, ma allo stesso tempo non riuscivo ad evitare di esprimere tutto il mio odio nei suoi confronti.
I miei sentimenti erano a dir poco contrastanti, e ciò mi spaventava.
"E comunque...sai che c'è una scaletta su quella scogliera, vero?" mi fece notare indicando una scala agganciata a quelle rocce.
Non l'avevo nemmeno notata.
Forse ero troppo spaventata all'idea che Michael fosse stato proprio là sopra, per notare quello stupido particolare.
"Davvero?" chiesi, alzando lo sguardo verso di lui.
"Ma certo! Non sono così agile da potermi arrampicare fino a lì..." rise lui continuando a puntare i suoi occhi nei miei.
"Vicky? Perché ti sei preoccupata tanto per me?" aggiunse parlando a bassa voce.
La domanda era difficile.
Anche io avrei voluto sapere la risposta.
O forse...non mi stavo preoccupando affatto, era solo paura...o ricordi.
"Perché sei un idiota! Ora basta! Credo che adesso sia meglio tornare a casa." dissi, cercando di allontanarmi il più possibile da lui.
In pochi secondi raccolsi le mie cose, ma Michael non esitò a fermarmi.
"Sicura di non voler restare qua a guardare il tramonto come abbiamo fatto ieri? Sinceramente...io voglio restare qua. Non ho intenzione di perdermi uno spettacolo simile." ancora mi chiedevo come riuscisse a convincermi sempre.
Sapeva essere davvero convincente.
"Quanto ti odio!" sbottai, lanciando sulla sabbia la mia borsa, e stendendo nuovamente il mio asciugamano, ma quella volta, ben distante da Michael.
Non potei far altro che restare lì.
In fondo...dove volevo andarmene da sola?
Non sapevo nemmeno la strada per tornare...
"Puoi allontanarti quanto vuoi, ma sarà sempre con me che dovrai tornare a casa." commentò Michael, facendola risultare più come una provocazione.
Era tutto il giorno che mi provocava in quel modo.
Già non lo sopportavo più.
"Per quanto ancora dobbiamo aspettare per vedere questo cazzo di tramonto?" mi lamentai dopo qualche minuto in cui nessuno di noi due parlò.
"Come cazzo faccio a saperlo?! Non so nemmeno che ore sono adesso! Se hai tanta voglia di andare...vai pure..." il suo tono di voce era calmo, e il suo sguardo basso.
Era come se ci fosse rimasto male dalla mia reazione, ma come avrei potuto fare finta di niente?!
"È solo che...non capisco! Perché fai così?" a quella sua ennesima domanda, non risposi nemmeno.
Evitai solo il suo sguardo, riportandolo su quella scogliera.
"Voglio che tu sappia che se vuoi parlare di qualsiasi cosa, con me puoi farlo, okay?" mi disse venendo a sedersi accanto a me sul mio asciugamano.
Approfittai della sua vicinanza per appoggiare la testa sulla sua spalla, sperando che a lui non desse fastidio.
Ma tutto ciò che lui fece, fu appoggiare il suo braccio sulle mie spalle, dimostrandomi che in fondo non gli dava fastidio.
I minuti passarono, e per la maggior parte del tempo, riuscii a non pensare a niente, ma solo ad apprezzare il momento.
Sapevo che sarebbe stato uno dei pochissimi momenti in cui non litigavo con Michael.
Avevo imparato ad apprezzare quegli attimi in quanto fossero davvero rari.
"Vicky? Ti sei accorta che il sole è già sul mare? Sembra anche più bello di ieri..." solo lì mi resi conto di essere ancora una volta in spiaggia a guardare il tramonto insieme a Michael.
Ed era vero: sembrava tutto molto più bello in confronto al giorno precedente.
Ancora mi chiedevo perché non avessi mai fatto caso ai tramonti a Sydney.
Solo lì a Townsville mi ero resa conto che non ci fosse niente di meglio di stare seduti sulla sabbia tiepida, con lo sguardo verso il mare, solo per vedere il sole calare fino a spegnersi nel mare.
"Mikey? Ti sei accorto che sembriamo amici? Non pensavo potesse accadere." ammisi quando ormai il sole era scomparso, e il buio cominciava a scendere.
"Non ci credevo nemmeno io, ma guarda...siamo qui a guardare il tramonto insieme..." sorrise.
"È sbagliato sperare che tutto questo non finisca mai?" non volevo più litigare con lui.
Quel punto di equilibrio che eravamo riusciti a raggiungere, non poteva finire...anche se sarebbe stato più difficile di quanto si potesse credere.
"Ogni cosa è sbagliata. Tutto ciò che riguarda noi è sbagliato. Ma non mi importa. Se sbagliamo ad essere ciò che siamo, allora sbaglieremo insieme." quelle sue parole potevano suonare banali, ma non a me.
"E una promessa?" chiesi sorridendo, sperando davvero che almeno avremmo provato a smettere di litigare per ogni singola cazzata.
"È una promessa." confermò lui.
Entrambi eravamo consapevoli di quanto sarebbe stato complicato, ma dovevamo provare.
Forse lo facevamo più per avere una vittoria personale nei confronti dei nostri amici che ci avevano lanciato quella sfida.
Quella sfida che entrambi avevamo accettato: avevamo una settimana di tempo per diventare amici, e Michael ed io avremmo dimostrato a tutti che ce l'avremmo fatta.
"Ora...cosa ne dici di andare a cena?" mi propose allontandosi da me con un gran sorriso.
Io annuii.
"Bene! Ma...non so dove portarti questa volta..." voleva ancora offrire tutto lui?
Capivo il fatto che volesse essere gentile, ma pensai che stesse esagerando.
Mi sentivo un po' in colpa.
"Ehm...non saprei. Andiamo sul sicuro mangiando al McDonald's?" non avevo altre idee, e poi...non volevo approfittarne.
"E se invece...per una volta andassimo a mangiare in un vero ristorante?" la sua proposta mi sorprese.
Non era da lui fare scelte simili.
"Stai scherzando? Quei posti non fanno per noi, lo sai!" sapevo quanto lui fosse imprevedibile, ma quella non era una buona idea.
"E dai! Per una volta si può cambiare! Offro io, dico davvero!" insistette.
Forse non aveva ancora capito che il problema fosse proprio quello.
"Mikey...no...non ce n'è bisogno. Il McDonald's andrà benissimo." evidentemente stavamo andando troppo d'accordo perché potesse durare.
Era ovvio che saremmo tornati a discutere per ogni singola cazzata.
"Hai già dimenticato la promessa che ci siamo fatti poco fa?" mi ricordò.
Sarebbe stato complicato cedere, ma dovevo farlo.
"Okay! Ma ad una condizione: niente ristoranti di lusso! Ci stai?" se doveva vincere lui, doveva almeno permettermi di aggiungere delle condizioni.
Non sarei riuscita a stare alle sue regole.
"Ci sto! Ora possiamo andare?" nel frattempo entrambi ci eravamo già vestiti.
Non ci restava che raccogliere tutte le nostre cose, e andare.
Fortunatamente trovammo subito un ristorante lì vicino.
Certo che in quella città c'era proprio di tutto...ed io che pensavo fosse un semplice paesino nel bel mezzo del nulla...eppure c'erano anche molti ristoranti di lusso, discoteche, Luna Park, fast food.
Di certo c'era sempre qualcosa da fare lì...o almeno così pensavamo.
Infatti, appena uscimmo dal ristorante, ci ritrovammo ancora una volta indecisi su ciò che potevamo fare.
Avevamo troppe alternative.
"Okay...beh...diciamo che di andare in discoteca, proprio non mi va. Andare solo a bere qualcosa...mi sembra banale, e..." bocciai ogni sua idea: perché non provare qualcosa di diverso?!
Nei bar e nelle discoteche ci andavamo già quando eravamo a Sydney.
Anche se in realtà...erano mesi che non andavo ad una festa.
"Cosa ne dici di quella sala giochi?" ad un certo punto, notai una sala giochi non molto distante da dove ci trovavamo in quel momento.
Come avevo fatto a non pensarci prima?!
Lui adoravo giovare ai videogiochi, e a dirla tutta...anche a me piaceva.
"C'è una cazzo di sala giochi ed io non ne ero a conoscenza?! Porca merda! Ho già detto che ti adoro? In questo momento potrei considerati la mia migliore amica!" in certi momenti, l'effetto fangirl prendeva il sopravvento.
Ma mi piaceva quel suo modo di essere.
Era anche per quel motivo che mi piaceva trascorrere del tempo con lui.
Probabilmente aveva la stessa sanità mentale che avevo io...ovvero...pari a zero.
"Hey! Non ti allargare troppo!" scherzai, anche se ero consapevole del fatto che Michael nemmeno mi avrebbe ascoltato.
"Non rompere! Andiamo!" così, senza neanche aspettarmi, lui corse verso la sala giochi, ed io lo seguii.
Inutile dire che restammo lì per ore.
E dovevo ammettere che forse non mi ero mai divertita così tanto negli ultimi anni.
Quando voleva, Michael sapeva essere una persona fantastica, oltre ad essere estremamente simpatico e divertente.
"Mikey? Perché stanno andando via tutti?" dopo ore che eravamo lì a giocare ai videogiochi, la sala caminciò a svuotarsi piano, piano.
"Non lo so! Adesso non mi interessa! Devo finire la partita!" come mi aspettavo, lui mi ignorò totalmente: era troppo preso da quel videogioco per dare retta a me.
"Oh cazzo! Michael! Sono quasi le quattro!" appena mi voltai verso l'ingresso, vidi un grande orologio proprio sulla porta: segnava le tre e quarantacinque.
"Porca merda! Cosa?!" sbottò voltandosi immediatamente verso di me.
"Oh no! Merda! Ho perso!" subito si accorse che distraendosi dal gioco, aveva perso, e le sue imprecazioni non mancarono.
"Se vuoi puoi fare ancora qualche
partita." nonostante fosse tardi, se lui voleva rimanere, l'avrei fatto anch'io.
E poi...mi stavo davvero divertendo.
Tornare a casa avrebbe significato tornare a litigare.
Per un momento pensai che forse fosse colpa degli altri se continuavamo a discutere, ma allontanai subito quel pensiero: non potevo dare la colpa a chi non c'entrava nulla, solo perché io non riuscivo a trovare una spiegazione a tutto ciò.
"Non credo sia il caso. Ormai è tardi. Ma domani verremo ancora qua, vero?" mi stava davvero proponendo di uscire ancora da sola con lui?!
Beh...di certo non avrei rifiutato.
"Non qua. Troveremo un'altra sala giochi, magari più grande. Verso il centro ce ne saranno a centinaia, che ne dici?" speravo solo ce ne fossero altre: in una città come quella, ero certa che non ce ne fosse solo una.
"Se a te va bene...non mi tirerò di certo indietro." sorrise lui.
Era incredibile come i videogiochi lo rendessero così felice.
Sembrava un bambino.
Non smetteva di sorridere.
Ed era bello vederlo così, con un sorriso vero.
"Ehm...vuoi stare lì a fissarmi ancora per molto?" non mi resi nemmeno conto di ciò che stavo facendo.
Fortunatamente si era messo a ridere.
"Ehm...io...senti...andiamo, okay?" non potei far altro che cambiare discorso e trascinarlo fuori da lì.
Cominciavo a sentirmi in imbarazzo.
"Mikey? Giusto per saperlo...sai tornare alla villa?" una volta giunti fuori dalla sala giochi, gli chiesi ciò che ero sicura che non avrebbe saputo.
"No. E tu?" mi rispose con tutta serietà.
Beh...me lo aspettavo.
"Nemmeno io. Non credi che sia meglio accendere i cellulari per cercare la strada?" sapevo che sarebbe stata una pessima idea, ma avevamo altra scelta?
"Assolutamente no! Luke ci starà sicuramente cercando." era per quel motivo che sapevo che la mia fosse una pessima idea.
"Okay...bene...so che in questo caso non posso contare su di te, quindi...proverò a ricordarmi io la strada..." se mi fossi affidata a Michael, sarebbe stata la fine: non saremmo mai tornati a casa.
Fortunatamente, io avevo un buon senso dell'orientamento.
Infatti cercai alcuni punti di riferimento che avevamo incontrato all'andata.
Non fu per niente facile, e ovviamente ci mettemmo molto più del previsto.
Se normalmente ci avremmo messo venti minuti, quella volta ci stavamo mettendo quasi un'ora.
"Oh...ehm...Vicky, spero che tu abbia le chiavi, perché io non le ho nemmeno portate..." Michael era sempre il solito.
Com'era possibile che si dimenticasse sempre le chiavi?!
"Sì! Le ho io! Ma fai piano ad entrare. Non distruggere mezzo appartamento come fai di solito. Gli altri staranno dormendo." lo avvertii ancora prima di inserire le chiavi nella serratura.
Ma quando aprii la porta, ci rendemmo conto che nessuno stava dormendo, ma anzi...c'era parecchio trambusto in salotto.
"Oh mio dio! Ragazzi! Siete qua!" inspiegabilmente Luke corse subito verso di noi ad abbracciarci.
"Luke! Scollati! Cosa cazzo sta succedendo qui?" chiese Michael allontanando Luke.
"E lo chiedi anche?! Dovremmo essere noi a chiederlo! Siete completamente spariti da questa mattina! Vi rendete conto che è tutto il giorno che vi cerchiamo? Avete anche quel cazzo di telefono spento! Eravamo preoccupati per voi! E se vi fosse successo qualcosa? Non sapevamo come rintracciarvi! Siamo rimasti svegli fino ad ora per voi! E voi cosa fate? Entrate in casa così, come se nulla fosse!" intervenne Ashton, più incazzato che mai.
Un po' aveva ragione, ma stava diventando insopportabile.
"Amico, non esagerare! Non sei nostro padre! Siamo grandi abbastanza da poter andare in giro da soli! Fatti i cazzi tuoi!" rispose Michael.
Io non osai aprire bocca.
Non avevo nulla da aggiungere, e nemmeno nulla da dire a riguardo.
"Non è l'unico ad essersi preoccuparto per voi! Potevate almeno avvisare! Che cazzo avevate di così importante da fare, per non avere neanche il tempo di mandarci un messaggio?!" anche Calum aggiunse la sua opinione ma Michael ed io restavamo della nostra idea.
"Per una cazzo di volta...potete farvi gli affari vostri?! Siete stati proprio voi a spingerci a passare del tempo insieme, ed è ciò che stiamo facendo! Che cazzo di problemi avete tutti quanti?!" a quel punto parlai io.
Non riuscì più a stare zitta, e non riuscii nemmeno a mantenere la calma.
"Ma capite che eravamo preoccuparti per voi? Sono quasi le cinque del mattino, e finora non ci avete fatto sapere nulla! Siete tornati come se nulla fosse! Cominciavamo a pensare al peggio!" ancora una volta Calum ribadí il fatto che fosse quasi mattina.
Pensavo potessimo tornare quando volevamo...ma sembrava proprio che il problema fossero loro, non noi.
Non erano coerenti con le loro idee.
"Ragazzi, lasciateli stare, okay? Ora sappiamo che stanno bene, ed è questo ciò che conta. Non possiamo semplicemente ignorare tutto quanto, e andare a riposarci?" Grace si schierò dalla nostra parte andando anche contro Calum.
Almeno qualcuno che capiva c'era.
"Già...Grace ha ragione. Ash? Andiamo?" Luke spine Ashton a lasciarci in pace, ma dal suo tono di voce capii che non era ciò che voleva fare davvero.
Luke voleva delle spiegazioni, ma non le avrebbe avute, e forse lo sapeva.
"Amore, andiamo anche noi a dormire?" Calum si rivolse a Grace, ma lei mi guardò come se prima di andarsene avesse voluto dirmi qualcosa.
"Vorrei stare un po' con Vic. Tu vai, ti raggiungo fra un po'." rispose lei congedando il suo fidanzato.
Così, Calum salì al piano superiore.
"Vicky, io vado a farmi una doccia. Ti aspetto sveglio." mi avvertì Michael, per poi salire anche lui.
"Grace? Andiamo in giardino? Ho visto che c'è un'altalena qua fuori." le proposi, indicando l'altalena nel giardino sul retro della villa.
Entrambe uscimmo e andammo a sederci proprio su di essa.
"Quindi...come stai?" cominciò Grace.
"Direi benissimo! Perché questa domanda?" le chiesi.
Non sapevo dove volesse arrivare.
Era solo...strana.
"Proprio per questo. Tu e Michael siete letteralmente scappati da noi..." sembrava offesa dal fatto che anche lei fosse stata esclusa.
Forse voleva venire con noi.
Ma ne dubitavo.
Ero sicura che avesse preferito restare con Calum, piuttosto che con noi.
"Sono stata io a scappare da voi! Lui mi ha seguita nonostante gli avessi detto di lasciarmi sola." tenetti a specificare.
"Ma avete passato tutta la giornata insieme..." continuò lei.
Ancora non capivo quale fosse il punto.
Era così sconvolgente il fatto che fossi rimasta sola con Michael?
"Abbiamo solo molte cose in comune. E quindi?" non c'era molto da dire a riguardo.
Cosa c'era di tanto strano in ciò che era successo?
"E quindi...non so come la chiamate voi, ma io la chiamo fuga d'amore." lei rise prendendomi in giro.
Beh, era una battuta di pessimo gusto...
"Fuga d'amore?! Ma cosa ti salta in mente? Solo oggi abbiamo deciso di provare a considerarci amici..." non potevo non contraddirla, perché ciò che diceva Grace era semplicemente ridicolo.
"Ne parlavo anche con Ashton: Michael ti sta trattando praticamente come una principessa, e tu stai trattando lui allo stesso modo. È facile pensare che ci sia qualcosa." ovviamente Grace si sbagliava, e anche Ashton.
Come potevano anche solo pensare una cosa simile?
Era assurdo!
"Ma se non facciamo altro che insultarci e offenderci a vicenda...! Non so cosa pensi Ashton, ma si sbaglia! Se ci fosse qualcosa, almeno a te lo direi. E poi lo sai: Michael non è per niente il mio tipo. Ha un carattere di merda." ancora mi chiedevo come Ashton e Grace potessero pensare che ci potesse essere qualcosa tra me e Michael.
Sapevano quanto faticavamo ad andare d'accordo.
"Come al solito farò finta di crederti, ma sappi che resterò sempre della mia idea. In ogni caso...ti conosco abbastanza bene da capire che è meglio cambiare discorso..." fortunatamente Grace aveva capito che andare avanti a parlarne non sarebbe servito a nulla.
Ciò che avevo detto era la sola e pura verità.
"Già...forse è meglio. Come va con Cal?" subito cambiai discorso chiedendole la prima cosa che mi interessava sapere.
"Diciamo che...ora mi tiene d'occhio ogni volta che mi vede parlare con Ash. Ma non mi importa. Non ho nulla da nascondere." probabilmente, se qualcuno l'avesse fatto con me, non avrei reagito nel migliore dei modi.
Ma a lei stava bene così.
"Calum dovrebbe fidarsi di te..." ciò che era più strano, era il fatto che lui la controllasse.
Dov'era la fiducia?
"Lui si fida di me. Ma da quando gli ho raccontato quella storia del bacio...si fida molto meno di Ashton. E questo mi dispiace perché Ash è il mio migliore amico. So che forse non avrei dovuto dire niente, ma non ce la facevo più ad avere un segreto così grande proprio con Cal." pensai che forse avesse fatto bene a dire tutto al suo ragazzo, ma probabilmente, al suo posto non l'avrei fatto.
"Vicky...io lo amo così tanto, e...e farei davvero di tutto per lui. L'unica cosa che voglio è stare con lui per sempre. Non riesco nemmeno ad immaginare un altro giorno senza lui accanto a me." disse Grace, puntando gli occhi verso il cielo stellato.
Ogni volta che parlava di Calum, aveva lo sguardo sognante e un enorme sorriso stampato in faccia.
Chiunque avrebbe potuto affermare che quei due si amassero alla follia.
"Per sempre? Non pensi di stare esagerando? È un po' presto per dirlo, no?!" in qualche modo tentai di farla ragionare: eravamo ancora tutti troppo giovani, e forse anche un po' immaturi per pensare già a cose del genere.
"Sto con lui da quasi sei mesi! Non è molto, ma è abbastanza per capire quanto io lo ami. Dico davvero: ormai non riesco più a fare a meno di lui. Non ho mai smesso di amarlo!" a volte invidiavo il loro rapporto.
Perché io non riuscivo a provare niente per nessuno?
A volte avrei voluto riavere indietro i miei sentimenti.
"So che vi amate, e si vede. Ma secondo me è davvero troppo presto per pensare ad una vita con lui. E poi...sei sicura che anche lui voglia lo stesso?" ero sicura che anche Calum la pensasse come lei, ma chi poteva dirlo con certezza, se non lei?!
"Sì. Ne parliamo spesso. Non è raro che ci ritroviamo a parlare di come sarebbe vivere insieme, o di come sarebbe una casa tutta nostra..." beh, finché non parlavano di matrimonio o di figli...si poteva stare abbastanza tranquilli.
Sarebbe stato decisamente troppo presto per tutto quello.
"Sembra una cosa piuttosto seria...ma non starete correndo troppo? Voglio dire...siamo ancora giovani! Godiamoci questi anni finché possiamo! Spero che tu sappia a cosa mi sto riferendo." la guardai con serietà, ma lei sorrise.
Forse aveva capito.
"Hey! Non stiamo correndo troppo! Ne stiamo solo parlando! E ovviamente non abbiamo progetti per quest'anno. Abbiamo progetti per quando finiremo il college. Lui lo finirà un anno prima di me, ma mi aspetterà. Finché siamo al college, non possiamo permetterci troppe distrazioni. Quindi...la nostra vita insieme comincerà appena finirò anche io il college. Anche se in realtà...dormiamo già insieme quasi tutte le notti ed è come se vivessimo già insieme, ma spesso ci sono i nostri genitori..." avrei tanto voluto dirle di non fare piani, che tutto poteva finire, ma era così felice ed innamorata che dirglielo non sarebbe servito a nulla.
Era completamente accecata dall'amore che provava per Calum.
"Vedo che hai già le idee ben chiare e...beh...sono felice per te. Ora che ne dici di andare a dormire?" ormai non c'era più nulla da dire.
Così, tentai di concludere la conversazione.
Cominciavo a sentire gli occhi pesanti e stanchi...
"Credo che sia la cosa migliore da fare adesso. Ho un sonno..." con quella sua affermazione sembrava volesse rinfacciarmi il fatto di essere rimasta in piedi fino a quell'ora per colpa mia.
A quel punto ci alzammo e rientrammo in casa.
"Ah! Grace! Almeno per questa notte...evitate rumori molesti!" tenetti a dire scherzando.
Sapeva di cosa stessi parlando, infatti, improvvisamente arrossí.
Sapevo quanto la imbarazzasse parlare di quelle cose.
"Dai! Vic, smettila!" disse, nascondendosi il viso con le mani.
"Buonanotte Grace!" la congedi con una risata.
Dopodiché tornai in camera.
Ma come sospettavo, Michael non era riuscito ad aspettarmi sveglio.
Eppure ero rimasta con Grace solo per mezz'ora, o poco più.
Quando entrai in stanza, infatti, lo vidi sdraiato sul letto.
Indossava ancora le cuffie che erano collegate al suo pc.
Non aveva neanche messo in pausa la serie tv che stava guardando.
Così, facendo più piano possibile, gli sfilai le cuffie e spensi il computer che subito dopo riposi nel suo zaino.
Fortunatamente riuscii a non svegliarlo.
A quel punto lo coprii con il lenzuolo, e mi misi a letto anche io.
"Buonanotte Mikey." sussurrai, dandogli poi un bacio sulla guancia.
Finalmente mi rendevo conto di quanto fosse bello andare d'accordo con lui.
Era tutto così strano.
Dovevo ancora abituarmi a poter considerare Michael come un amico.
Speravo solo che tutto ciò durasse a lungo.
Litigare non faceva più per noi, anche se restava comunque inevitabile.
Volevo solo qualcuno che riuscisse a capirmi, ascoltarmi, e aiutarmi in qualche modo, e lo avevo trovato.
Nonostante tutto, quel qualcuno era proprio Michael.
Ma ben presto, il nostro carattere di merda avrebbe rovinato tutto ancora una volta.
Ormai entrambi sapevamo che sarebbe andata a finire così.
Ci eravamo abituati...

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