CAPITOLO 42

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Victoria's pov
Dopo aver mandato via Michael ed essere entrata in casa, corsi subito in camera.
Ero distrutta...non riuscivo a smettere di piangere, e vedere che lui stava anche peggio di me, mi faceva soffrire come mai prima di quel momento.
"Tesoro, che cosa succede?" mia zia mi corse dietro per sapere cosa fosse successo.
Ormai non potevo che dirle tutto.
"L'ho mandato via...un'altra volta. E poi...gli ho detto delle cose orribili...cose che nemmeno penso! L'ho detto solo per farlo andare via, ma ora mi sento in colpa. L'ho trattato malissimo." parlai velocemente tra i singhiozzi senza neanche sapere cosa stessi dicendo.
Come potevo stare così male per un ragazzo?
"È ancora qui. Se vuoi scusarti con lui, fai ancora in tempo." mia zia lanciò uno sguardo dalla finestra.
Non mi aspettavo che Michael fosse ancora lì, ma ciò non significava che sarei tornata da lui.
"No! Ha detto di provare qualcosa per me e...e io non sono adatta a lui. Michael è così...perfetto...e non si merita una come me! È meglio se non mi veda per un po'...o per sempre..." volevo trovare il modo di far capire a mia zia che io ero la persona sbagliata per lui...che la persona che faceva per me non esisteva.
"Presto ti renderai conto di ciò che hai fatto. State soffrendo entrambi, e questo vi distruggerà. Vedrai che uno di questi giorni ti renderai conto di averlo perso, e solo lì capirai di aver sbagliato." forse aveva ragione, ma al momento non avrei fatto assolutamente nulla.
Non mi pentivo di ciò che avevo fatto...anche se continuavo a sentirmi in colpa.
"Pensaci un po', okay? Magari ne riparleremo domani quando torno dal lavoro. Buonanotte piccola testarda." mia zia mi sorrise per poi uscire dalla stanza, e chiudersi la porta alle spalle.
Rimasi sola, e per un'altra notte non riuscii a chiudere occhio.
Mi chiedevo perché dovesse essere tutto così difficile.
Perché dovevo stare tanto male?
In fondo...avevo solo perso il mio migliore amico.
Già...nulla di grave, no?!
La vita andava avanti comunque, ma non per me.
Avrei solo voluto tornare indietro nel tempo di qualche giorno per evitare quel bacio.
Purtroppo però, questo succedeva solo nei film.
Non potevo nemmeno sperare che la notte potesse cambiare le cose, in quanto non riuscissi neanche a dormire.
Non vedevo l'ora che fosse mattina...ma quando il sole sorse, mi ritrovai a non avere neanche la voglia di alzarmi.
Continuavo a guardare il soffitto, senza muovermi da lì.
Finché non decisi di prendere in mano il cellulare.
Una parte di me sperava di trovare almeno una chiamata persa, o un messaggio da parte di Michael, ma l'altra parte mi diceva che forse era meglio non trovare nulla...forse era meglio che non mi avesse cercata.
L'unico lato positivo era che ormai potevo rispondere ai miei amici.
Ormai Michael mi aveva trovata, e probabilmente tutti sapevano dove fossi in quel momento.
Vidi altri messaggi da parte di Luke, così lo chiamai.
"Vicky! Finalmente! È da ieri che cerco di contattarti! Ma ti sembra il caso di partire senza dire niente?! So che sei a Melbourne da tua zia, ma almeno potevi dirmelo!" Luke rispose subito senza lasciarmi il tempo di parlare.
Era come se fosse arrabbiato, e allo stesso tempo preoccupato per me.
"Lukey...non potevo. Non volevo rischiare che Michael mi trovasse, ma a quanto pare è stato inutile: mi ha trovata lo stesso..." ormai lo stavo raccontando a tutti.
Non volevo nascondere più nulla.
Avevo bisogno di sfogarmi.
"Davvero? E com'è andata?" mi chiese sorpreso del fatto che Michael fosse venuto fino a lì solo per me.
Mi sentivo in colpa solo a pensarci.
"Ti dico solo che l'ho trattato di merda e credo che non mi parlerà mai più. In fondo...è ciò che volevo. Ma lasciamo stare. Tu piuttosto, come stai? So cos'è successo con Michael..." dovevo ammettere di essere preoccupata per lui.
Michael poteva essere molto forte quando voleva, e sicuramente lo era più di Luke.
"Sì...è capitato. Non l'ho nemmeno attaccato. Avevo capito quanto fosse nervoso...ci sono passato anch'io. Se ti ricordi, ho fatto a botte con Tyler qualche mese fa solo perché era con Jenna. Michael è il mio migliore amico..." a volte Luke era troppo buono, e non avrei mai smesso di fargli notare quanto sbagliasse ad esserlo.
"Sai come la penso a riguardo, ma non aggiungo altro. E comunque non mi hai ancora detto se stai bene." ancora non mi aveva detto cosa gli avesse fatto Michael...se stava bene...non sapevo nulla.
"Non ho reagito solo perché capisco cosa si prova. Comunque sto bene. Ho solo qualche livido qua e là...ma niente di grave. Anche se devo ammettere che Mike è davvero forte! Avrebbe potuto uccidermi se avesse voluto." sapevo che Michael fosse forte, ma non pensavo lo fosse così tanto.
"Smettila di fare l'eroe Luke! Ogni volta che ti si spezza un'unghia, sembra che stai morendo..." Luke aveva la caratteristica di essere sempre estremamente tragico.
Ogni minima cosa che aveva, la ingigantiva tanto da far credere a tutti di essere in fin di vita.
"Hey! Non è vero! Ho detto che sto bene!" insistette.
"Sì...certo. Ora torna a lezione, cretino!" sapevo che dovesse tornare a lezione, così decisi di salutarlo.
"Forse è meglio. Fatti sentire, okay?" non sapevo se l'avrei fatto...anche se forse avrei dovuto.
"Se me la sento. Ho i miei momenti..." ciò che volevo dire era che ero letteralmente distrutta per Michael.
Non ero certa di voler parlare con Luke un'altra volta quel giorno.
"Non pensarci. Passerà." anche se cercava di rassicurarmi, sapevo che nulla sarebbe passato.
Il tempo non avrebbe cancellato niente.
"Ci proverò. Ciao Lukey..." mentii.
Non avrei nemmeno provato a non pensarci.
Sapevo che non avrebbe funzionato.
"A dopo Vicky..." Luke mi salutò, dopodiché mise fine alla chiamata.
Da lì in poi, non seppi più cosa fare.
Mi alzai con svogliatezza e andai a farmi una doccia che durò a lungo.
Ne avevo bisogno.
Poi, quando uscii dal bagno indossai i primi vestiti che mi capitarono sotto mano.
Ormai non mi importava di vestirmi bene.
Se lo facevo, dovevo farlo per qualcuno, ma quel qualcuno non faceva più parte della mia vita.
Era triste da dire, ma era la verità.
A quel punto andai al piano di sotto.
Forse avrei potuto mangiare qualcosa, ma aspettai l'ora di pranzo per farlo.
Mangiavo solo perché dovevo, e non perché avevo realmente fame.
Così ordinai qualcosa.
Dopo aver finito di mangiare, accesi la TV, ma presto mi stancai di rimanere lì seduta sul divano.
Avevo proprio bisogno di distrarmi un po', e forse avrei potuto uscire.
Potevo fare un giro nelle vicinanze.
Conoscevo abbastanza bene la zona.
Ma quando uscii dalla porta, mi fermai nel giardino di casa.
Mi tornò in mente ogni cosa.
Mi tornò in mente ciò che avevo fatto a Michael.
Era giusto che io mi sentissi uno schifo.
Me lo meritavo.
Cercai solo di trattenere le lacrime.
Non potevo andare avanti a piangere, perché non sarebbe servito a nulla.
Dovetti essere forte ancora una volta.
Solo dopo avrei potuto girare per la città.
Ormai ero fuori da un po', e solo in momenti come quelli mi rendevo conto che in fondo, girare per il centro da soli, non era poi così male.
Mi aiutava a pensare...a schiarirmi la mente, e forse anche a non pensare troppo alla mia vita di merda.
La cosa peggiore era che ogni cosa che facevo mi ricordava Michael.
Avevo passato forse troppo tempo con lui.
Avevo condiviso troppe cose con lui, e avevamo fatto troppe cose insieme.
Anche solo andare a prendere un gelato mi faceva venire nostalgia...mi metteva tristezza.
Potevo sembrare esagerata, ma era ciò che si provava a vedere uscire dalla propria vita una persona così importante.
In quel momento mi trovavo seduta su una panchina, non sapevo cosa fare, ed era tutto così noioso e monotono senza Michael.
"Hey! Victoria? Cosa ci fai qua?" improvvisamente una ragazza mi risvegliò dai miei pensieri.
Inizialmente non riconobbi quella voce, in fondo non l'avevo sentita molte volte.
"Hey! Ho avuto un po' di problemi a Sydney, quindi...diciamo che sono scappata da lì per un po'..." non mi ricordavo nemmeno come si chiamasse forse...Abby.
Sapevo solo che era una ragazza che viveva lì, una di quelle che frequentavo durante l'estate, quella che organizzava le feste.
Me la ricordavo solo per quello.
"Ti hanno già detto che hai un aspetto orribile?" scherzò lei...anche se sapevo che avesse ragione.
Non c'era bisogno che me lo dicesse lei.
"Lo so..." sospirai senza aggiungere altro.
"Cosa ti prende? Hai passato troppe notti senza scopare?" lei era sempre ironica.
Prendeva ogni cosa sul ridere, e se prima era proprio quello che l'aveva fatta diventare mia amica, ora era ciò che odiavo di lei.
"Non sono più quella di prima. Sono cambiata." tenetti a dire che ormai la Victoria che conosceva lei non esisteva più.
Mi rendevo conto di essere veramente cambiata.
"Fammi indovinare...c'entra un ragazzo che ora ti ha lasciata?" era così evidente che c'entrasse un ragazzo?
Beh...ci era andata parecchio vicina.
"Più o meno. In realtà...l'ho mandato via io..." ammisi alzando lo sguardo per evitare che altre lacrime scendessero.
"Tu l'hai mandato via, e tu ci stai male? Qualcosa non quadra. Perché l'hai fatto?" parlare con una ragazza praticamente sconosciuta, forse mi stava facendo bene.
"Perché gli piaccio davvero e...e anche lui mi piace, ma non può stare con una come me! Mi conosci! Non merita di soffrire a causa mia..." ormai mi veniva spontaneo dirlo.
Sembrava fosse l'unica cosa sensata che riuscissi a dire.
"E va bene. Non voglio entrare nel dettaglio. Dai! Vieni! Ti porto a bere qualcosa. Anche un tè caldo se vuoi." lei sembrava aver capito, e con un sorriso mi spinse ad alzarmi da lì.
Io la seguii, e venni portata in una caffetteria che nemmeno conoscevo.
"Sicura di non voler prendere una birra? Penso che tu abbia bisogno di staccare un po'...di distrarti..." mi propose una volta giunte all'interno.
"No...no...prefetisco un tè caldo." le risposi.
Poi andammo a bere ad un tavolo.
"Wow...questo ragazzo deve essere proprio speciale! Sembri quasi una brava ragazza. Non ti riconosco più..." affermò Abby fissamdomi per qualche secondo.
Mi piaceva essere definita una 'cattiva ragazza', ma forse non lo ero più...o forse non lo ero mai stata davvero.
"Scusa...giuro che non nominerò più quel bastardo che ti sta facendo soffrire!" aggiunse lei, notando che non avevo risposto alla sua affermazione.
Effettivamente non mi andava di parlare di Michael.
"Qui l'unica bastarda sono io..." non mi piaceva che lei parlasse in quel modo di Michael.
Anche se il suo unico scopo era quello di supportarmi, lei non lo conosceva, e non aveva il diritto di dire quelle cose.
"Non dire così. Ma ora basta! Parliamo di altro!" a quel punto cambiammo veramente discorso.
Iniziammo a parlare del college, dell'estate, di noi...un po' di tutto, tranne che di ragazzi.
Sembrava che neanche lei se la passasse molto bene con i ragazzi.
Successivamente mi portò a fare un giro in centro.
Il suo tentativo di distrarmi sembrava funzionare almeno un po', e questo mi faceva piacere.
Ero felice di averla incontrata.
Infatti, passai tutto il pomeriggio con lei, fino alle sette di sera, quando poi tornai a casa di mia zia.
"Ciao zia! Sono a casa!" quando entrai, vidi che lei era già a casa e si era già messa ai fornelli.
Subito la raggiunsi in cucina.
"Ciao! Allora? Ti sei divertita? Ti vedo già meglio di ieri sera." effettivamente stavo un po' meglio, ma sentivo continuamente quel vuoto dentro di me.
"Ho passato il pomeriggio con una mia amica che vedo sempre d'estate. Un po' mi ha aiutato..." ammisi senza neanche sorridere.
Improvvisamente tutto mi stava tornando in mente.
"Sono contenta per te. Vai pure a farti una doccia e metterti il pigiama. Intanto io finisco di preparare la cena." anche mia zia trovò opportuno non entrare nel discorso, ed io fui felice di quella scelta.
Così andai a farmi una doccia veloce, indossai il pigiama, e poi mi misi a tavola con mia zia.
Non mangiai molto, ma anche lei sapeva il motivo per cui non lo facessi.
Finito di mangiare, la aiutai a sparecchiare, poi ci sedemmo sul divano a guardare la TV.
Restammo lì sedute fino a mezzanotte, dopodiché entrambe andammo a dormire.
Mi sentivo stanchissima in quanto fossero notti che non dormivo.
Speravo di riuscire a prendere sonno almeno quella volta.
Fortunatamente ci riuscii senza troppi problemi...anche se i miei pensieri ricadevano sempre su Michael.
Quella notte sognai anche il giorno in cui mi trovavo con lui sotto le stelle in quel posto speciale.
Sognai il nostro primo bacio, e di quanto fosse stato tutto quanto così perfetto.
Purtroppo però, io rovinavo sempre tutto.
Mi svegliai piangendo.
Era un ricordo troppo forte, e ormai anche un sogno ricorrente.
Ci misi un po' a calmarmi e ad addormentarmi nuovamente.
Speravo di non fare più quei sogni che facevano così male.
Speravo di non vedere più Michael nemmeno nella mia testa.
Cercai di chiudere gli occhi, e finalmente mi addormentai ancora.
Mi ritenni fortunata a non aver più sognato nulla, ma improvvisamente mi svegliai di soprassalto con un forte dolore al petto e allo stomaco.
Sentivo uno strano senso di ansia.
Sapevo che quella volta non sarei più riuscita a riaddormentarmi.
Così mi alzai e andai in bagno a sciacquarmi il viso con l'acqua fredda.
Eppure quel peso sul petto che sentivo non se ne andava.
Faceva male.
Quando tornai a sedermi sul letto vidi il mio cellulare vibrare sul comodino.
Luke mi stava chiamando.
Probabilmente era ubriaco, così decisi di non rispondere e di rifiutare la chiamata.
Notai anche dei messaggi da parte sua.
*3:57 a.m.; mittente: Lukey;
Vicky! Ti prego rispondi! È urgente!*
Decisi di ignorarlo.
Era un tipico messaggio di Luke quando era ubriaco.
Ma ciò non bastò.
Non feci neanche in tempo a riporre il cellulare, che subito ricevetti un'altra chiamata, che ovviamente rifiutai.
Non avevo voglia di parlargli, soprattutto se era così ubriaco.
*4:00 a.m.; mittente: Lukey;
Ti prego rispondi! Ti sto supplicando!*
Luke sembrava serio, ma avrei davvero dovuto stare al suo gioco?
Mi chiedevo perché non chiamasse Jenna.
*4:01 a.m.; mittente: Lukey;
È successo qualcosa di molto grave. RISPONDI, CAZZO!*
Raramente Luke scriveva in maiuscolo.
Cominciai a preoccuparmi un po'.
Cosa poteva essere successo?
Così, quando mi arrivò la sua ennesima chiamata, risposi.
"Luke, ora ti ho risposto. Dai. Dimmi la stronzata..." speravo solo che fosse una cosa seria perché non avevo intenzione di preoccuparmi senza motivo.
Anche se ormai era quasi mezz'ora che avevo quel dolore al petto e quel senso di ansia...come una sorta di attacco di panico.
"Vicky! Non è una stronzata! Riguarda Michael..." non lo lasciai nemmeno spiegare.
Non volevo parlare di lui.
"Okay...ciao Luke...ciao!" misi subito fine a quell'inutile telefonata.
Ma Luke mi richiamò.
"Luke! Smettila, okay?! Non mi va di parlare di lui!" risposi subito mettendo le cose in chiaro.
Stavo per congederlo ancora una volta, ma lui non mi diede il tempo di farlo.
"Vicky! Cazzo! Tu non capisci! Lasciami parlare! Michael ha...ha fatto...un brutto incidente..." sentii Luke piangere nel pronunciare quelle parole.
Non riusciva nemmeno a parlare.
"Che cosa? E...e adesso come sta? È in ospedale?" gli chiesi.
"Vicky...non si sa se...se supererà la notte e...e i medici non ci dicono nulla. Ti prego...vieni qua. Non so cosa fare. Non so casa farei senza di lui." non credevo a ciò che mi stava dicendo.
Pensai fosse solo uno scherzo, ma non avevo mai sentito Luke piangere in quel modo.
"Sei...sei sicuro che sia così grave?" non potei far altro che chiederglielo.
Mi sentivo già mancare l'aria, tanto che dovetti stendermi sul letto e chiudere gli occhi sperando di riaprirli e di scoprire che quello fosse solo un incubo.
"Sì! È tutto ciò che ci hanno detto i medici! Io...io non voglio perderlo..." a quelle parole scoppiai in lacrime anche io.
Ora capivo cos'era quel senso di angoscia e quel dolore al petto che provavo.
Era come se il mio istinto e il mio corpo volessero avvertirmi di qualcosa ancora prima che Luke mi telefonasse.
Forse quella era la prova che ci fosse un legame molto forte ad unire me e Michael.
"Mio dio...Luke...è tutta colpa mia! Se...se solo non l'avessi trattato in quel modo..." singhiozzi.
Non riuscivo a parlare nemmeno io.
Mi sentivo in colpa.
Sapevo che fosse successo solo a causa mia.
"Vicky, non è colpa tua. Ma...ma vieni qua il più in fretta possibile...ti prego...io...io non ce la faccio a sopportare tutto questo..." sentire la sua voce spezzata mi faceva sentire anche peggio.
"Farò più veloce che posso. Ho...ho la macchina qui vicino, ma non so a che ora arriverò...sai che..." nonostante non riuscissi a smettere di piangere, sarei partita in quel preciso istante, ma Luke non mi diede il tempo di finire.
"No Vicky...ti prego, non prendere la macchina...non sei nelle condizioni di guidare per così tante ore e...e io non posso perdere anche te! Prendi...prendi un aereo..." forse Luke aveva ragione.
Non ero nelle condizioni di guidare per più di otto ore.
Avevo la vista sfocata a causa delle lacrime, e il dolore al petto non faceva che aumentare.
"Va...va bene. Ma...tu sei lì da solo?" gli domandai in quanto dalle sue parole sembrasse che con lui non ci fosse nessun altro.
"No...ci sono anche Ashton e Isabelle. Ma mi sento escluso perché...perché Isabelle è sua sorella, e Ash lo conosce da sempre..." capivo cosa potesse provare.
In fondo...anche io conoscevo Michael solo da gennaio, eppure probabilmente ero più distrutta anche di Isabelle.
"Loro non ti giudicano. Stai con loro. Io...io prenderò il primo aereo per Sydney..." a quel punto lo salutai.
Mi alzai e mi vestii immediatamente.
Non mi importava se fossero gli stessi vestiti che avevo indossato quel pomeriggio.
Non mi importava se fossi struccata, o spettinata.
Dovevo fare in fretta.
Quando uscii dalla stanza, andai subito in quella di mia zia.
Entrai senza neanche bussare, con ancora le lacrime agli occhi.
"Zia...io...io devo andare...devo tornare subito a Sydney..." fortunatamente trovai mia zia al computer che stava sistemando delle pratiche di lavoro, ma appena mi vide si allarmò.
"Ma sono le quattro e mezza. Dove vuoi andare a quest'ora? Almeno aspetta che sorga il sole..." lei forse non si rese conto dello stato in cui ero.
"No! Non mi importa! Io devo andare adesso!" sbottai.
"Mi vuoi spiegare cosa sta succedendo?" mia zia chiuse il suo computer portatile che aveva sulle gambe e mi guardò negli occhi.
Non capivo se fosse arrabbiata...non capivo.
"Michael...lui sta...non so cosa sia successo! So solo che ha avuto un grave incidente e ora...lui non supererà la notte. Io...io devo andare da lui...ho paura di perderlo per sempre..." continuai a piangere.
Ormai mi bruciavano gli occhi da quanto stessi piangendo.
"Oh mio dio! Perché non l'hai detto subito?! Ti accompagno in aeroporto. Forse so come farti arrivare il prima possibile a Sydney!" a quel punto si alzò, e corse subito in bagno a vestirsi.
Dopo pochi minuti tornò, spingendomi letteralmente fuori da casa.
Salimmo sulla sua macchina e in men che non si dica ci trovammo in aeroporto.
"Tesoro, stai qui. Ora ti faccio avere un volo diretto per Sydney." evidentemente lei conosceva qualcuno che mi avrebbe permesso di prendere un aereo in quel preciso istante.
A volte...fare parte di famiglia benestante aiutava.
Anche se non usavo mai il mio cognome per avere privilegi.
Ma in casi come quello era necessario.
Poco dopo, mia zia mi fece cenno di raggiungerla.
"Ti imbarcherai fra dieci minuti. Ho pensato a tutto io. Segui questo signore. Ti porterà lui all'aereo. Chiama quando arrivi, okay? E fammi sapere di Michael. Ciao tesoro." mia zia mi salutò velocemente dandomi un bacio sulla guancia, poi se ne andò.
Nel frattempo, quel signore mi prese il bagaglio dalle mani, e senza dire nulla iniziò a camminare.
"Posso portarmelo da sola il bagaglio." mi lamentai subito cercando di non essere arrogante.
"Non ce n'è bisogno. Fa parte del servizio." mi rispose lui sorridendo.
"Servizio? Quale servizio?" non capivo cosa intendesse.
"È un aereo privato. Il migliore e il più veloce che abbiamo. Anche questo fa parte del servizio." non mi aspettavo tutto quello, ma se era il più veloce, allora sarebbero stati soldi ben spesi.
"Eccoci arrivati." in meno di dieci minuti raggiungemmo quell'aereo, e appena salii, l'aereo partí.
C'ero solo io lì, e la cosa mi inquietava un po'.
Ma la cosa migliore fu che presto arrivai a destinazione.
Quando scesi, un altro signore mi accompagnò fuori dall'aeroporto dicendomi che c'era un taxi che mi aspettava.
Mia zia aveva pensato proprio a tutto.
Non avrei mai potuto ringraziarla abbastanza.
Diedi l'indirizzo dell'ospedale, e finalmente arrivai.
Subito chiamai Luke, in modo che potesse indicarmi dove andare: il personale dell'ospedale non mi avrebbe mai detto dove fosse Michael.
"Luke! Sono qui! Sono all'ingresso! Vienimi a prendere! Fai veloce!" dovevo ritenermi fortunatamente che quella notte non ci fosse molta gente, così Luke mi trovò velocemente.
"Vicky! Ci hai messo pochissimo! Come hai fatto?" lui venne subito ad abbracciarmi, poi mi trascinò in un ascensore che ci avrebbe portato al piano giusto.
"Mia zia mi ha affittato un aereo privato, ma ora portami da lui...ti prego." gli dissi scendendo dall'ascensore.
Mi guardai intorno, poi vidi Isabelle abbracciata ad Ashton e subito corsi da loro con le lacrime agli occhi.
"Che cazzo ci fai tu qui?!" appena Isabelle mi vide, non esitò ad attaccarmi.
"Voglio vedere Michael." ammisi singhiozzando.
"No! Vattene! È solo colpa tua se ora ci troviamo qui! Tu hai ucciso mio fratello! Sapevi quanto lui fosse importante per me!" non osai dire niente.
Aveva ragione: ero stata io, era solo colpa mia.
Piansi ancora di più.
Non avevo più vergogna a farmi vedere in quello stato.
Non mi importava di me stessa...mi importava solo di Michael.
"Per favore...sono tornata solo per lui...io...io voglio vederlo..." non chiedevo altro.
Se era vero che Michael non avrebbe superato la notte, allora volevo vederlo un'ultima volta anche se tutto ciò mi avrebbe distrutta.
"Anche lui era venuto a Melbourne solo per te! E guarda dove si trova adesso! Mio fratello sta morendo a causa tua! Te ne rendi conto? Capisci ciò che hai fatto?!" ancora una volta non potevo darle torto, perché quella era solo la verità.
Rimasi lì ferma, immobile, lasciandomi gridare contro quelle parole.
Non avevo più la forza di reagire...di dire nulla.
Improvvisamente mi girava la testa.
Non riuscivo più a respirare.
Vidi tutto bianco, poi non ricordai più nulla.
Quando riaprii gli occhi mi ritrovai in una stanza sdraiata su un lettino.
"Michael! Dov'è Michael? Devo andare da lui!" mi misi seduta di scatto, e subito mi rivolsi ad un dottore che era lì, ma era di spalle.
Solo quando si voltò lo riconobbi.
Era lo stesso che si era preso cura di Michael l'ultima volta che eravamo stati lì.
"Signorina Brooks. Purtroppo non posso portarti da lui. Non è il mio reparto...e io non posso fare nulla." mi avvertì lui.
Se fossi stata in grado di ragionare, avrei capito...ma non lo ero.
"Dove mi trovo? Dov'è lui?" la mia prima preoccupazione era Michael.
Non mi importava di altro.
"Lui è in terapia intensiva. Ora siamo al piano di sotto. Due tuoi amici mi hanno chiamato dicendomi che avevi perso conoscenza. Onestamente penso che tu abbia solo avuto un attacco di panico. Ne soffri spesso, non è così?" quel dottore si stava concentrando più su di me che su Michael, ma se dovevo rispondere alle sue domande per arrivare a lui, allora l'avrei fatto.
"Sì...a volte. Ma ora posso sapere di Michael? La prego...sono arrivata adesso da Melbourne per lui! Voglio sapere cosa gli è successo!" in quel momento ricominciai a piangere al solo pensiero che probabilmente non avrei mai più rivisto Michael.
"Ancora una volta mi ritrovo a dover fare uno strappo alla regola." lui sospirò sedendosi poi su una sedia accanto al mio lettino.
"E va bene. È successo intorno alle due e mezza. Qualcuno ci ha chiamati, e quando siamo arrivati sul posto, tutto ciò che abbiamo trovato è stata un'auto completamente distrutta. Non sembrava neanche più un'auto. Ci abbiamo messo un po' ed estrarlo da lì. Secondo gli esami era ubriaco. Aveva bevuto molto, e il tasso alcolemico nel suo sangue era alle stelle. Forse è per questo che non ha visto la curva ed è andato a sbattere a tutta velocità contro il guardrail. È un miracolo che non sia morto sul colpo." mi spiegò, ed io rimasi letteralmente a bocca aperta prima di scoppiare a piangere un'altra volta.
"Come...come è possibile? Lui non l'avrebbe mai fatto! Non...non si sarebbe mai messo alla guida dopo aver bevuto!" ero certa che si sbagliassero.
Michael non l'avrebbe mai fatto.
Non era da lui!
Io lo conoscevo bene!
"Purtroppo ha commesso un errore probabilmente fatale..." il dottore rispose abbassando lo sguardo.
Ancora non volevo crederci.
Michael non poteva morire.
"Non c'è possibilità che si possa salvare, vero?" non avevo neanche la forza mentale di pronunciare quelle parole, ma sapevo che quella fosse la verità.
"Le sue condizioni sono molto critiche. I miei colleghi del reparto stanno facendo di tutto per salvarlo. Ma...in caso riuscisse a superare le prime ventiquattro ore...solo un miracolo potrebbe svegliarlo dal coma." non potevo credere che fosse in vita solo grazie a delle macchine.
Non poteva essere vero.
Ed io non riuscivo a smettere di piangere.
Ero disperata.
"È solo colpa mia! Dovrei esserci io al suo posto! Lui non si merita tutto questo! Farei di tutto per vederlo sorridere un'altra volta..." la verità era che lui non doveva essere lì.
Dovevo esserci io!
Io ero l'unica che meritava tutto quello.
"Non dire così, signorina Brooks. Tutto ciò che posso dirti, è di pregare. Prega tanto, e spera in un miracolo. Io ti prometto che farò lo stesso, e per quanto mi sarà possibile, farò del mio meglio per aiutarlo anche se non fa parte del mio reparto. È una promessa." forse pregare era davvero l'unica cosa che potevo fare.
Nulla sarebbe servito a riportare da me il mio Michael.
"Grazie dottore...ma...mi sarà possibile vederlo? Almeno per l'ultima volta..." chiesi senza riuscire a smettere di piangere.
"Non sarà possibile...mi dispiace. Nemmeno la sorella ha potuto vederlo. Se, e dico 'se', supererà le ventiquattro ore, allora sarà possibile entrare." il dottore tenette a ricordarmi che probabilmente Michael sarebbe morto.
Faceva male.
Era come ricevere mille pugnalate al cuore.
"Allora...resterò qua. Non mi importa se dovrò stare qui per giorni davanti a quella porta." io continuavo a dare per scontato che Michael ce l'avrebbe fatta.
Non avrei mai accettato di perderlo.
"Dovresti andare a casa a riposare. Anche sua sorella e il suo ragazzo sono andati via. È rimasto qui solo il biondino." ero sconcertata da ciò che aveva detto.
"Come ha potuto andarsene sapendo che molto probabilmente in mattinata non vedrà più suo fratello?! Come ha potuto farlo?!" non potevo credere che ad Isabelle importasse più di stare con Ashton, piuttosto che di suo fratello.
Era imperdonabile il suo comportamento.
"Sono stati i medici del reparto a dirle di andare. Anche se fosse rimasta...non avrebbe potuto vederlo in ogni caso. Per questo dico a te di fare lo stesso. Stare qua ti farà solo male." anche se non potevo dargli torto, non avrei seguito il suo consiglio in ogni caso.
"Non mi importa! Potrei perdere il mio Mikey da un momento all'altro, e se deve succedere, io voglio essere qui. Tanto...cos'ho da perdere se tutto ciò di più importante che ho lo sto già perdendo?" non sapevo nemmeno da dove mi erano uscite quelle parole, ma non c'era niente di più vero.
Michael era tutto, e solo ora che lo stavo perdendo riuscivo a rendermene conto.
Mia zia Kate aveva ragione: solo quando si è sul punto di perdere qualcuno si capisce di non dover mai dare nulla per scontato.
"Allora credo che dovrò avvisarti che in tarda mattinata arriveranno qui i genitori del ragazzo." ciò che aveva detto mi spaventava, e allo stesso tempo mi faceva arrabbiare.
"I suoi genitori?! Ma se a loro non importa nulla di lui! Se ne sono sempre fregati!" sbottai innervosita dalla falsità dei suoi genitori.
Non l'avevano mai preso in considerazione, e solo ora che Michael stava morendo, si erano ricordati che estiseva anche lui?!
Ridicolo...
"Anche se così fosse, nessuno può mandarli via. E...presumo che tu non abbia un buon rapporto con loro..." anche se poteva sembrare così, io nemmeno avevo mai pensato a che tipo di genitori potesse avere Michael.
"In realtà...non li ho mai incontrati, e vorrei non incontrarli in questa situazione." ammisi abbassando lo sguardo.
Se avessero saputo che la colpa fosse solo mia...non volevo neanche immaginare cosa sarebbe successo.
"Senta dottore...posso lasciarle il mio numero? Vorrei che lei mi scrivesse quando sa che non c'è nessuno qui per Michael. Ovviamente...quando ha tempo di farlo." forse chiedevo troppo, ma non chiedevo altro.
Era l'unica cosa che volevo.
Così scrissi il mio numero su un foglietto che trovai lì prendendo una penna dal comodino accanto al lettino.
"Farò del mio meglio, ma non ti assicuro niente: c'è molto da fare qui in ospedale." capivo le sue ragioni, ma mi bastava sapere che almeno ci avrebbe provato.
"Grazie davvero. Non potrò mai ringraziarla abbastanza. Ora...potrebbe dirmi da che parte devo andare per tornare da lui?" subito mi misi in piedi, non pensando nemmeno al fatto che fossi svenuta neanche mezz'ora prima.
"Non preoccuparti. Vengo anche io. Almeno potrò dargli un'occhiata." il dottore mi sorrise, poi lo seguii fuori da quella stanza finché non arrivammo davanti a quella di Michael.
Appena Luke mi vide, venne di corsa ad abbracciarmi, ed io esitai a ricambiare.
"Vicky! Mi hai fatto spaventare tantissimo! Come stai? Ti senti meglio adesso?" mi domandò allarmandosi.
"Sì...ho solo avuto un attacco di panico. Sai qualcosa di Michael?" risposi appena Luke si staccò da me.
"Purtroppo no. Continuano ad entrare e uscire dottori, ma non mi dicono niente..." mi avvisò Luke cercando di asciugarsi le lacrime.
"Non preoccupatevi. Andrò io a dare un'occhiata." il dottore che mi aveva accompagnato lì cercò di rassicurarci, ma come potevamo essere tranquilli conoscendo le condizioni del nostro migliore amico?
"Grazie ancora dottore." lo ringraziai ancora una volta, dopodiché lui entrò in quella maledetta stanza, e a noi non restava altro che aspettare.
Non avevo fretta.
Sarei rimasta lì anche per giorni, se fosse stato necessario.
Non avrei abbandonato Michael per nessun motivo al mondo.

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